Pro memoria

26 gennaio 2011 - Renato Sacco

Mentre gli dico che ho appena salutato il vescovo di Baghdad, un amico mi fa memoria di un pezzo che avevo scritto, quasi due anni fa, per l’opinione di… sul sito di mosaicodipace.it. Mi dice che, con i tempi che viviamo, potrebbe ancora aiutare a riflettere. Accolgo il suo invito e lo ripropongo, anche come gesto di solidarietà al giornalista Gad Lerner, per le pesanti offese ricevute dal Premier, in diretta Tv l’altra sera, mentre conduceva l’Infedele. A Gad Lerner un grazie anche per aver ospitato qualche mese fa il direttore di Mosaico di pace, p. Alex Zanotelli, cosa che gli aveva procurato pesanti attacchi da Il Giornale.
E infine, a proposito di memoria, solidarietà a Gad Lerner a maggior ragione domani, 27 gennaio, perché un ebreo come lui, se ci fossero ancora le leggi razziali, non avrebbe mai potuto condurre un programma in Tv, anzi!
Anche per questo è cosa buona e giusta fare memoria.
Ecco allora il testo, pubblicato ne l’opinione di… il 15 giugno 2009.

Che opinione avere di un Paese in cui il Presidente...
Che opinione avere di un Paese in cui il Presidente ci tiene a farsi vedere che è bravo in tutti i lavori e ruoli, è capace di fare di tutto. Che ha il culto della personalità.
Un Presidente che, detto in modo elegante, non ama essere contraddetto... e criticato. Che ha case, o meglio palazzi, in molti posti del Paese, ovviamente i più belli... Che ha un modo di rapportarsi con le donne tutto presidenziale e non sempre molto rispettoso. Sulla moralità di tutto questo, stendiamo un velo pietoso. Un Presidente che ha un rapporto particolare anche con la sua squadra di calcio. Che spesso decide lui anche la formazione e si trova in contrasto con l’allenatore... e guai se perdono. Che ha un concentrato di ricchezze personali molto grande. Un presidente capace di blandire anche la Chiesa. Pronto a intervenire con elargizioni, concessioni economiche... a sistemare chiese, facendosi anche difensore di questi valori religiosi che possono far presa sull’opinione pubblica nazionale e internazionale. Un Presidente temuto dai suoi collaboratori e che a sua volta teme i suoi collaboratori con i quali ha un rapporto molto autoritario. Loro devono essere pronti a giustificare, a dare le ‘giuste motivazioni’ delle scelte o delle parole del presidente. Fa paura un Paese e un Presidente così.
Ah, forse non mi sono spiegato. Mi riferisco all’Iraq dei tempi di Saddam Hussein. Mi ero dimenticato di dirlo all’inizio. Sono rientrato da qualche giorno dall’Iraq, dove ho incontrato vecchi amici; dove la gente è tuttora in attesa di capire come sarà il futuro, dove molti sono fuggiti, almeno per salvarsi dalla guerra e dal terrorismo. Ma dell’Iraq di oggi, ne parleremo meglio in un altro momento e in un altro spazio, magari sul prossimo numero di Mosaico di pace.

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