Lavoro lavoro

23 settembre 2013 - Tonio Dell'Olio

Papa Francesco non finisce di stupirci e così anche tra le parole e tra i gesti nel corso della visita a Cagliari ce ne sono di inauditi e nuovi. Provocazioni che alcuni non hanno esitato a definire rivoluzione. "Non sono un impiegato della Chiesa che viene e vi dice coraggio" ha detto ai senza lavoro che erano davanti a lui. Ha poi aggiunto l'importanza di lottare "insieme per un sistema giusto", per "il lavoro e la dignità", contro un "sistema economico senza etica" che idolatra "il denaro", e "scarta" le persone, i giovani e gli anziani. Ma sopra ogni cosa mi colpisce la sua risposta alla folla di pastori, contadini ed operai che scandivano ad alta voce "lavoro lavoro". "La vostra è una preghiera" ha detto il Papa. La protesta quindi, elevata a rango di orazione. La vita, con le sue fatiche, trasfigurata in implorazione. Oppure la preghiera laica che fiorisce - più o meno consapevole - nel cuore di chi chiede che siano riconosciuti i propri diritti. Come nei salmi dei perseguitati e degli oppressi vittime dell'ingiustizia. Il grido per il lavoro più di un'avemaria. Una rivoluzione che non tutti sono in grado di leggere perché squarcia davvero il velo del tempio. Abbassa i ponti levatoi sui sagrati per permettere alla vita di entrare nel tempio. Il lavoro è sacro quanto la liturgia e forse anche di più, dal momento che riguarda in maniera più vitale la sacralità stessa della vita.

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