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Molti indigeni jonici accettarono che 21 bambini su 100 potessero essere scelti fra quelli da candidare sui Sentieri della morte

Sacrifici umani, dalle civiltà precolombiane agli indigeni jonici

Tlaloc era il dio della pioggia. Gli Aztechi credevano che, se non fossero stati celebrati sufficienti sacrifici a Tlaloc, la pioggia non sarebbe venuta ed il mais non sarebbe cresciuto
15 giugno 2015

Aztechi, sacrifici umani

I sacrifici umani tra le popolazioni indigene precolombiane - si legge su Wikipedia - rappresentano un argomento controverso. La discussione in merito viaggia di pari passo con quella tendente a decidere se i popoli nativi americani fossero buoni selvaggi o barbari primitivi, con alcuni studiosi che tendono a romanticizzare la descrizione dei sacrifici umani, mentre altri tendono ad estremizzarli.

Tlaloc era il dio della pioggia. Gli Aztechi credevano che, se non fossero stati celebrati sufficienti sacrifici a Tlaloc, la pioggia non sarebbe venuta ed il mais non sarebbe cresciuto. Lebbra e reumatismi, malattie causate da Tlaloc, avrebbero colpito il villaggio. Tlaloc chiedeva le lacrime dei bambini come parte del sacrificio. I sacerdoti facevano piangere i bambini durante il cammino che li portava all'immolazione: si trattava di un buon presagio del fatto che Tlaloc avrebbe bagnato la terra nella successiva stagione delle piogge.

Gli archeologi hanno rivelato che la pratica del sacrificio dei bambini precede la civiltà degli Aztechi ed era considerata una normale consuetudine. I bambini sacrificati avevano tra i 5 e i 15 anni d’età.


Anche fra gli indigeni jonici era diffusa la credenza che senza i sacrifici umani il loro dio più importante, che si chiamava Pil, non avrebbe distribuito ricchezza e benessere. Molti indigeni accettarono che 21 bambini su 100 potessero essere scelti fra quelli da candidare sui Sentieri della morte. Ne furono prescelti anche alcuni appena nati. E i sacerdoti del dio Pil li lasciarono piangere nel cammino che li portava all'immolazione. Nonostante la disperazione dei bambini, buona parte degli indigeni continuavano la loro vita normale, senza alcun turbamento. Senza neppure scendere in strada e chiedere cosa stesse succedendo.

Però un'altra parte degli indigeni jonici si interrogarono sui sacrifici umani e sulla loro accettabilità. Un magistrato locale disse che trenta sacrifici umani all'anno erano inaccettabili. E disse: "Non un altro bambino, non un altro abitante di questa sfortunata città, non un altro lavoratore abbia più a morire".
I sacerdoti decisero allora di dimezzare i falò e di ridurre i sacrifici, ma ciò nonostante qualche ribelle disse che non era giusto immolare altri bambini. E neppure i loro padri e le loro madri.

Continuate voi questa storia.

 

Note: Io la continuo così.

Un giorno un Grande Sacerdote di nome Lealaccio disse che non si poteva andare più avanti così. E propose che tutti i sacrifici umani non autorizzati venissero severamente puniti. I sacerdoti - anche quelli del dio delle stelle - furono concordi che non vi dovessero essere più sacrifici umani abusivi. La comunità, nella quale serpeggiavano dubbi e casi di coscienza, si sentì unità e sollevata. Venne innalzato un coro salvifico a cui parteciparono tutti o quasi tutti. Chi non cantò in coro venne emarginato dalla comunità indigena e perseguitato dai sacerdoti perché posseduto dal demonio.

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