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Cosa capita alla nostra missione a Nyarurema...

Diario dal Rwanda

11 giugno 2005
Nicola Di Grazia

Sono esattamente 6 mesi che sono arrivato qui in Rwanda, come missionario laico.
Nella mia vita ho viaggiato abbastanza, ma ho fatto solo una volta un esperienza più lunga di questa lontano da casa: 7 mesi in Egitto, a Sharm el Sheik.
Fu un esperienza totalmente diversa, lì facevo l'animatore turistico e avevo 28 anni.

Mi ricordo che sentivo sopratutto una grossa nostalgia di Lucca, e una voglia di tornare. Adesso Lucca mi manca certo un po', ma posso dire che sto anche molto volentieri qui e le motivazioni sono ben salde. Ma ammetto che i mesi sono ancora pochi... sono anche curioso di "testarmi" più alla lunga, magari al decimo, undicesimo mese lontano da casa. So che sono piccolissimi numeri, che Don Silvio , Don Massimo Lombardi in Brasile fanno i conti con i decenni passati in missione, e a questa mia piccola riflessione potrebbero giustamente sorridere.

Ma anche i miei due amici d'avventura a Nyarurema, Carla e Marco. Carla credo sia qui da 28 anni, Marco va per il terzo. Carla giornalmente è la "tappapezze" dei problemi del centro di sanità, del centro nutrizionale e del centro Caritas.
Io tutti i giorni sono a scuola ad insegnare, e me ne accorgo solo il venerdì e il sabato, i miei giorni liberi: c'è sempre un bel numero di gente al nostro cancello, sopratutto i più disgraziati di Nyarurema, che attendono Carla per avere quello di cui hanno bisogno per vivere.
Poi oltre a questi poveri improvvisati, ci sono le decine di studenti che Carla aiuta economicamente negli studi e che spesso vengono a farle visita, e i responsabili del centro SIDA, che relazionano o chiedono soldi per quel progettino di distribuzione viveri, nato dopo la visita di Monica e Stefano. Una piccola babele si presenta giornalmente al nostro cancello, in cerca di Carla.
Marco adesso si occupa dei suoi progetti a Kabare, un piccolo villaggio 20 minuti di macchina lontano da noi. In questi anni ha dato dei crediti pecuniari a associazioni di donne, ha aperto una boutique gestita da locali, una pepiniera di caffè, e gestisce capre e maiali. Per questi ultimi adesso sta cercando di ridurre l'attività, ma recentemente Marco è partito con una cosa che ritengo davvero interessante: un progetto di alfabetizzazione delle donne di queste campagne. Ha fondato una scuola, trovando i professori , per 4-5 classi di donne dislocate nel vari villaggi limitrofi. Ogni tanto torna a casa soddisfatto e annuncia a me e Carla "adesso sono alla lettera P!". Lì per lì io e Carla non si capisce... ma poi colleghiamo subito che si tratta dell'apprendimento delle donne-alunne.
Credo che sarebbe ancor più misterioso se io relazionassi gli altri due a che punto del programma informatico io sia alla scuola ETP: "...Adesso sono al formato ZIP"!
Voglio provare una sera a tavola a dirlo. Tanto alla babele, come ho detto prima, siamo già tutti abituati.

Un caro saluto dal Rwanda

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