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Un punto della situazione partendo dall'ipotesi che persone idee e gruppi sono combattuti dalla repressione e attanagliati dall'autoreferenzialità
22 febbraio 2008

Premessa. La mia tesi è che il Movimento (quello x un altro mondo possibile rispetto alla ciofeca in cui viviamo) oggi ha finito con il collocarsi all’interno degli stessi rapporti di forza dell’Impero occidentale. Non prende posizioni nette rispetto al governo dello Stato, né presenta alla società civile un barlume di altro mondo mentre - fra scandali, precarietà e fallimenti - l’economia capitalistica completa il suo corso. Con i subprime è venuta a galla la crisi finanziaria; in Usa come in Italia non siamo in fase di recessione dichiarata soltanto grazie ai giochi di prestigio sui dati. Eppure, secondo il Censis, circa 530.000 famiglie italiane sono a rischio di insolvenza per i mutui. A livello mondiale, nell’attuale crisi, i protagonisti sono i fondi sovrani che appartengono a società di proprietà statale; i Paesi del capitalismo asiatico e quelli arabi del petrolio con tale strumento iniettano soldi nell’economia Usa tenendola a galla, finanche accettando in garanzia i titoli subprime. Il 18/02/08, Massimo Giannini su Affari e Finanze di Repubblica rileva che “C’è sempre meno denaro in circolazione…una pandemia di sfiducia così anomala non l’avevamo mai conosciuta. Non solo la Fed, ma ormai anche la Bce sembra averne preso atto. Di emissioni di Bond se ne fanno col contagocce. Di aumenti di capitale non se ne fanno quasi più.”
E cosa dovrebbe fare in tutto ciò il Movimento? Piuttosto che lottare per “contenere i guasti sociali”, la cosa opportuna sarebbe di dare il miglior contributo affinché l’Impero possa crollare.

1) Il contesto italiano.
1.1) Il Centrosinistra, come abbiamo rivisto nell’ultima occasione di governo, dispiega il proprio comando mediante la condivisione con una serie di poteri forti: Confindustria, Cgil-Cisl-Uil, Vaticano, sistema bancario-finanziario; fino ad arrivare alle foglie di fico rappresentate dalle Associazioni (quelle che vivono di consulenze, incarichi in comitati-commissioni, finanziamenti per ricerche, ecc.). Si caratterizza quindi per una disponibilità verso le comunità che sono utili alla propria coalizione al fine di gestire il quotidiano.
La società civile è tenuta a distanza di sicurezza, come ad esempio sanno bene vicentini, valsusini, campani, e anche le categorie degli autotrasportatori, metalmeccanici, ecc.

1.2) Il Centrodestra, dal canto suo, si muove a partire dagli interessi personali di Silvio Berlusconi, per poi allargarsi man mano in cerchi a lui concentrici: i suoi amici, gli altri leader, i loro rispettivi clan, i responsabili dei poteri forti, le lobby e i gruppi di ricchi. Si distingue per un’attenzione verso le persone che interessano.
La società civile qui è vista attraverso un cannocchiale planetario.

1.3) Il Vaticano – tanto attento alle espressioni della vita in divenire - perché non comincia in primo luogo a fare un’approfondita pulizia al suo interno, affrontando cioè pubblicamente e ai massimi livelli il tema della violenza sessuale nonché della pedofilia?
E ancora: la religione dà oggi risposte al suo compito naturale di aprire spiragli di sopravvivenza al di là dei confini naturali della nostra finitezza? Non dovrebbe cioè dedicare le proprie energie a combattere l’intelligenza dell’inevitabilità della morte confezionando un’immagine – la più credibile - di continuazione della vita?

1.4) La Confindustria ha cambiato le parole delle cose: non si parla più di capitale ma di mercato. Non usa il primo termine perché ha poco appeal; evidenzia subito la divisione fra chi ha soldi e chi no. La seconda parola, invece, apre al fantasticare di un’opportunità.
Montezemolo quando parla a nome dei lavoratori fa rimanere allibiti; nel frattempo la sua Associazione –come riportato dai giornali - ha deciso di non espellere la Calcestruzzi spa che ha costruito numerose opere italiane con materiali scadenti, a proprio lucro.

1.5) Cgil-Cisl-Uil hanno creato un popolo di ostaggi: i sottoscrittori dei fondi pensione; i quali di fronte alla crisi finanziaria non possono fare nulla. Tutti dovranno aspettare anni per sapere che fine hanno fatto i propri soldi; nell’attesa, l’unica cosa certa è che sarebbe stato meglio tenersi il rendimento del Tfr. A proposito, da ‘la Repubblica’ del 30/1/08 si viene a sapere che le adesioni sono al di sotto del 30% invece dello sbandierato 40% del bacino potenziale dei lavoratori del settore privato, ma i dati ufficiali – da luglio scorso – non sono ancora stati pubblicati. Le tre OO.SS. sono responsabili di quanto hanno fatto con la loro interessata opera di convincimento e ancor prima sono corresponsabili (con il Governo di centrosinistra) dello sciagurato anticipo di un anno del silenzio-assenso da parte dei lavoratori, rispetto a quanto preventivato dal governo Berlusconi.

2) In the Usa nell’ultimo trimestre 2007 i fallimenti dichiarati sono stati 367.000; i mutui a rischio sono oltre due milioni. Infatti, adesso che i valori degli immobili è diminuito, toccherà alle banche chiedere la rinegoziazione dei mutui; a quel punto non saranno più solo le fasce marginali della società americana a essere colpite ma l’intero ceto medio che taglierà i consumi. Arturo Zampaglione riepiloga su ‘la Repubblica’ del 31/1/08: “La crisi dei mutui subprime ha scatenato un effetto a catena: prosciugando il credito, facendo crollare i prezzi delle case, aprendo voragini miliardarie nei bilanci delle banche e delle società finanziarie, creando un clima di sfiducia generalizzata”. Ed ecco accorrere Bill Gates che partendo all’assalto di Yahoo fa un gigantesco spot planetario a favore dell’economia Usa in piena crisi.
Ma non basta, in Usa c’è dell’altro. Come riportato da ‘il Venerdì di Repubblica’ del 1/2/08: “ A giugno il Pentagono ha ammesso che circa il 40% dei reduci, un terzo dei marines e metà della guardia nazionale, presentano disturbi mentali seri. Tanti non li supereranno...Il mese scorso la Cbs ha presentato i risultati di una sua inchiesta: 6250 veterani si sono tolti la vita nel 2005. Fa 17 morti autoinflitte al giorno.”

3) Il Movimento
In Italia - a seguito dell’accelerazione che ha posto fine al governo Prodi - il Movimento dimostra che ha perso il contatto con i fatti. Sembra non avere più un impegno diretto nella vita sociale; traccheggia all’interno di luoghi comuni piuttosto che nei percorsi delle persone. E’ accartocciato imponentemente su se stesso. In parte si è rinchiuso in un linguaggio di antica rivoluzione che non è il suo: concetti e parole d’ordine trite e ritrite; fine delle emozioni, delle motivazioni, della freschezza; rimangono le poche bandiere delle certezze assolute; le persone – a cominciare da quelle sottomesse dalla vita e dalla storia - se ne allontanano.
Idee e gruppi, insieme al problema dall’esterno della repressione, sembrano attanagliarsi nell’autoreferenzialità. Bisogna romperla facendo aperture di credito; una forma di offerte di gruppi illuminati in grado di non pensare al proprio particolare ma che scelgono di partecipare alle proposte degli altri indipendentemente dal tema, dalle modalità, dal proprio diretto interesse. Si deve mettere al primo posto la partecipazione al lavoro altrui e lo si dichiara come valore. Non si risolve la situazione se tutti invitano tutti alle proprie iniziative. Solo mettendosi a disposizione si torna – poco alla volta - a condividere percorsi, pratiche, contenuti; si rompono l’odioso pettegolezzo e la falsa autonomia che diventa sterile autoreferenzialità; si combatte la repressione; si riprendono racconti sociali; si costruiscono mattoni basilari. Altrimenti, ognuno si chiude in se stesso; scatta la paura di perdere anche quel poco che si ha e non ci si mette più in gioco. Alla fine si fa perfino in modo tale da evitare qualsiasi discussione libera, che possa poi portare a fare cose impreviste. L’impressione è che nel Movimento non ci sia più sfera pubblica di argomentazione e confronto; si dispiegano percorsi intoccabili.

Mentre le analisi degli economisti prendono il nome di “12 scalini verso il disastro”, dal canto suo il Social Forum Mondiale – visto da lontano - dà più la sensazione d’essere un circo del folklore che altro.
Creare una cultura in grado di negare all’Impero – quando verrà il tempo - una rinnovata parvenza di autorevolezza e che dall’altro lato sia capace di essere come una leva per il mondo; uno strumento capace di alzare il tombino sito sulla nostra testa e lasciare intravedere il bello che c’è sopra. Nell’attuale periodo di crisi, chi guarda verso un altro mondo possibile ha il compito di operare per velocizzare la conclusione della proprietà, del possesso e quindi dell’economia capitalista. Questo è il cuore da contribuire ognuno a far vivere.

22/2/8 – Leopoldo BRUNO

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