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Il terzo settore per una nuova cooperazione

La Carta di Trento: rileggere il presente per una migliore cooperazione

Un tentativo di rilettura del tempo presente per ripensare assieme la “cooperazione allo sviluppo” e dare forma alla “cooperazione che vorremmo”: verso una nuova visione e una nuova pratica della cooperazione
29 agosto 2008
Maddalena Parolin (Consorzio Associazioni con il Mozambico onlus*)

La Carta di Trento Il percorso di riflessione, discussione e stesura della "Carta di Trento, per una migliore cooperazione internazionale" ha coinvolto negli ultimi mesi numerosi enti locali, ong, associazioni che si occupano di cooperazione, di turismo responsabile e commercio equo del Trentino, soggetti che hanno scritto assieme sia la legge provinciale sulla cooperazione internazionale che lo statuto del nuovo "Centro per la formazione alla solidarietà internazionale".

La Carta di Trento vuole essere stimolo verso una riforma della legge 49/87, la legge che ordina la cooperazione internazionale e che - a più di vent'anni dalla sua stesura - risulta sempre meno in sintonia con i tempi, con un mondo “che corre a ritmi sempre più rapidi, segnato da continue dinamiche di cambiamento, dove l’approccio e le modalità di intervento (culture e strumenti) dell’azione nongovernativa e governativa in materia di cooperazione allo sviluppo risultano spesso inattuali”. Numerosi i tentativi di riforma, purtroppo mai portati a termine.

La Carta testimonia una volontà dal basso di intervenire nel dibattito sulla cooperazione allo sviluppo, sottolineare l'urgenza della riforma legislativa e proporre, elaborare insieme, stimolare anziché contestare. Testimonia qual'è il mondo della nuova cooperazione, una “cooperazione al plurale” fatta di tanti soggetti: non più solo organizzazioni governative e non governative ma comuni, sindacati, onlus, movimenti, imprese, botteghe del mondo, associazioni di turismo responsabile, istituzioni per la microfinanza, associazioni di migranti e tanti altri.

Il lavoro di riflessione che ha portato alla stesura della carta è partito dai contrasti, dalla provocazione di otto aggettivi “osserviamo una cooperazione autocentrata, dipendente, frammentata, imbrigliata, singolare, salvifica, sporadica, statica” dai quali ha preso il via il dibattito sviluppato lungo un percorso che comprende il seminario di studio sulla “nuova cooperazione” tenutosi a Trento il 14 marzo scorso, che ha coinvolto il mondo della politica e della società civile.

Ne è emersa una cooperazione che:

1. rifletta ed agisca, che sappia leggere il presente rafforzando la dimensione della ricerca e della formazione;
2. sia dialogica e non autoreferenziale, in grado di riguadagnare il mondo misurandosi con i risultati e l'impatto effettivo della propria azione sulla realtà;
3. sappia investire nel capitale umano e sociale , annullando i confini tra “interno” ed “esterno”, lavorando alla trasformazione sociale tanto delle nostre comunità, quanto di quelle dei paesi con cui si coopera;
4. metta la comunità al centro , una cooperazione di qualità, svincolata dall'economicismo, che sappia attivare risorse locali e coinvolgere le comunità partner;
5. superi la logica dei bisogni verso quella dei diritti nella responsabilità , considerando ogni territorio portatore di ricchezza in termini di saperi, tradizioni e culture, prima che di beni materiali;
6. oltrepassi l'emergenza per entrare in relazione , una cooperazione intesa come processo di mediazione e trasformazione sociale, prima che come intervento di aiuto allo sviluppo, il che implica collocare il tema della gestione nonviolenta dei conflitti al cuore dell’attività di cooperazione;
7. riconosca il pluriverso degli attori e delle forme per cooperare al plurale raccogliendo la sfida dell'interconnessione e della ricerca di significati comuni;

Per ri-orientare l’azione cooperativa alle proprie finalità, è essenziale riacquisire il tempo del processo (la relazione) sul tempo del progetto (l’azione). Presupposto e, al contempo, esito fondamentale di questa riacquisizione è il generarsi della fiducia tra le parti coinvolte. Intendere la cooperazione internazionale come processo di mediazione e trasformazione sociale, prima che come intervento di aiuto allo sviluppo, implica inoltre collocare il tema della gestione nonviolenta dei conflitti al cuore dell’attività di cooperazione. Non può esserci sviluppo senza pace.

8. vada oltre la rete , aprendo tavoli di lavoro per tracciare connessioni, costruire visioni d'insieme e coerenza di intervento nell'approccio e nell'operatività;
9. agisca guardando al futuro , per una cooperazione sensibile e responsabile, affinché il diritto di scegliere una vita lunga, salutare e creativa sia garantito anche per le future generazioni in un’ottica di sviluppo umano sostenibile;
10. conosca il senso del limite : una cooperazione sperimentale, fallibile e partecipata.

E' con l'invito alla partecipazione che prosegue il lavoro dei promotori della Carta di Trento. Il dibattito non è chiuso, continuando con un percorso di sensibilizzazione rivolto alle realtà del terzo settore e a quelle istituzionali. Per aderire al progetto e promuovere la "Carta di Trento" nel proprio territorio contattare cooperazione@unimondo.org .

Note: * Il Consorzio Associazioni con il Mozambico onlus, coordina un programma di cooperazione comunitaria tra il Trentino e il Mozambico. E' tra i promotori della "Carta di Trento"

Testo in inglese della Carta di Trento

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