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Lettera ai NO TAV

Alberto L'Abate scrive una lettera a sostegno della lotta dei valligiani contro i treni ad alta velocità, ripercorrendo le azioni di disobbedienza civile di cui è stato protagonista negli ultimi decenni.
2 luglio 2011
Alberto L'Abate

fucina per la nonviolenza

Cari Amici della Val di Susa 

domani farete una manifestazione per dimostrare la vostra volontà di opporvi alla decisione dei nostri politici, purtroppo sia di destra che di sinistra, di portare avanti i lavori del traforo per l'alta velocità tra Italia e Francia ai quali vi siete opposti da tempo.

Non potrò essere con voi perché mi sto preparando ad andare in Sardegna, a Ghilarza, (città nella quale Gramsci ha passato la sua infanzia) per approfondire, con la Rete Nonviolenza Sarda, gli insegnamenti di questo grande italiano per la trasformazione del nostro paese in un paese più giusto e più democratico. E sulla sua predilezione, per far questo, per una via rivoluzionaria nonviolenta che rifiutasse, da una parte, il riformismo (inadeguato), e, dall'altra, il massimalismo (astratto e parolaio). Ma per fortuna molte altre persone, della mia associazione locale (vedi il logo), e di quella nazionale alla quale appartengo, sono già con voi, o sono in viaggio per arrivarci, e partecipano alla vostra lotta.

Anche voi, e noi con voi, non per vostra/nostra scelta, ma per resistere alle imposizioni esterne, vi/ci trovate/viamo costretti ad usare l'arma della disobbedienza civile, che è una delle armi più importanti ed estreme, della lotta nonviolenta.

Vorrei, per questo, portarvi la mia esperienza, ed il mio appoggio, come persona che da anni pratica la nonviolenza, ed che è stato costretto, varie volte, ad utilizzare la disobbedienza civile, e che, per questo, ha avuto tre processi, e due condanne, delle quali non solo non mi pento, ma ne sono orgoglioso.

Il primo processo è stato per aver contestato il militarismo delle feste del 4 novembre che tendono ad esaltare le forze armate come portatrici di “missioni di pace”. In realtà queste partecipano all'uccisione di moltissimi civili (nelle attuali guerre oltre il 90 % dei morti sono civili, e solo il resto militari). A loro volta, però, i militari morti in guerra sono vittime di una politica assurda, portata avanti dai politici di tutti i colori, che appoggia i dittatori ed i criminali quando fanno comodo (si pensi a Saddam Hussein, a Gheddafi, ed anche a Bin Laden, che abbiamo armato e foraggiato), per poi trasformarli, quando non fanno più comodo, in pericolosi nemici da combattere ed anche uccidere. In un convegno internazionale da noi organizzato è emerso che si spende solo 1 € per prevenire le guerre contro almeno 10.000€ per farle. Come mai questo squilibrio, e perché non si fa niente per prevenire le guerre? Forse perché la vendita delle armi, anche le nostre, rende moltissimo? Ma anche le guerre costano moltissimo. Perchè non facciamo anche un semplice calcolo della lavandaia, delle entrate e delle uscite, che forse ci farebbe capire dell'assurdità di proseguire in questa strada?. E come mai non si portano avanti proposte, come quelle fatte da Alex Langer al Parlamento Europeo, e da questo ripetutamente approvate, di organizzare Corpi Civili di Pace, bene addestrati alla azione nonviolenta per questo compito, come strumento importante di una politica di prevenzione dei conflitti armati?. Ma tornando al processo, io ed i miei compagni coinvolti in questa azione (distribuzione di un volantino contro le guerre) siamo stati condannati a 6 mesi di prigione, per “vilipendio delle forze armate”. Essendo incensurati, ed avendo avuto la condizionale, nessuno di noi è andato in carcere. Ma i nostri avvocati difensori si sono organizzati ed hanno portato avanti una campagna di opinione che è riuscita fare eliminare, dal nostro codice. la legge per la quale eravamo stati condannati (di chiara origine fascista).

La seconda azione, ed il mio secondo processo, si è svolto a Grosseto contro alcuni di noi (9), per aver bloccato i treni a Capalbio, in Toscana, contro l'ipotesi di costruire in quella zona una seconda centrale nucleare ad uso civile, oltre quella già in costruzione nella maremma laziale. Il primo processo, anche grazie all'organizzazione, a livello locale, di vari contro-processi (molto seguiti dai giornali locali e dalla popolazione) che dimostravano l'assurdità ed i rischi di questa scelta energetica, si è risolto in una assoluzione “per aver agito in stato di necessità putativa”, e cioè perché credevamo che questo fosse l'unico modo per salvare la popolazione di Grosseto dai possibili rischi di un incidente nucleare. Ma una sentenza di questo tipo andava contro i piani dei nostri governanti che prevedevano, allora, la costruzione di varie centrali nucleari, e rischiava di innescare le lotte anche altrove, perciò, in modo molto insolito in un paese nel quale si arriva agli appelli solo dopo molti anni, in nemmeno sei mesi siamo stati portati al processo di appello alla Corte di Firenze.. E questa, senza nemmeno ascoltare i nostri testimoni a favore (alcuni dei più noti esperti in questo settore del nostro paese), ci ha condannato a sei mesi di carcere, anche qui con la condizionale. Nella sentenza dei giudici si diceva, che, invece di bloccare i treni avremmo dovuto seguire le vie legali , e cioè, ad esempio, con la richiesta di un referendum. Ma pochi mesi dopo questa sentenza la richiesta di un referendum, che pure era stata fatta, è stata rifiutata. Ci vorrà l'incidente di Chernobil, con l'impossibilità a mangiare il nostro latte e le nostre insalate, perché si ripresentasse questa richiesta, che questa volta verrà accolta, e che porterà alla vittoria del no alle centrali nucleari che ha costretto a riconvertire anche quella già costruita nella maremma laziale. Ma molti anni dopo la nostra condanna a sei mesi, contro la quale ci eravamo appellati, la corte di Cassazione, a Roma, confermerà la sentenza di condanna. Ma per fortuna, il risultato del recente referendum contro le centrali nucleari civili, ha confermato la nostra scelta e premiato la nostra lotta.

Il terzo processo è avenuto invece a Ragusa, non molti anni dopo questa conferma della condanna, quando ancora non erano passati i cinque anni previsti dalla condizionale, per aver partecipato ad un blocco all'entrata della base Magliocco di Comiso, contro l'ipotesi di tranformarla in una base per missili Cruise (missili di primo colpo, e cioè, che vanno sparati prima di quelli del nemico e perciò, in quanto tali, condiderati da noi, e dai nostri avvocati, come andare contro l'art. 11 della nostra Costituzione che prevede solo la guerra di difesa e non di attacco). Ma qui, stranamente, malgrado avessi dichiarato di aver partecipato al blocco per più di due ore, prima che mi arrestassero ritenendomi uno degli organizzatori e sperando, inutilmente, di far cessare gli altri, sono stato assolto “per non aver commesso il fatto”! La spiegazione che mi sono dato è quella che, se mi avessero condannato, non essendo passati ancora cinque anni dalla condanna precedente, avrebbero dovuto mettermi in prigione, ma questo avrebbe riaperto i riflettori su quel blocco, del tutto nonviolento, al quale avevano partecipato oltre tremila persone, e nel quale la polizia si era comportata in modo molto aggressivo, con vari traumi cranici tra vari partecipanti, compresi due parlamentari che mostravano il loro tesserino ma erano stati picchiati lo stesso. Quindi i giudici, con la mia assoluzione, non volevano tanto assolvere me, ma chiudere un episodio non troppo onorevole per le nostre forze dell'ordine. Ma anche questa lotta è finita bene. Malgrado un tentativo di alcuni giornalisti italiani di avvalorare la tesi dell'ambasciatore USA in Italia, Gardner, che era stato mandato apposta in Italia ,e che ha sostenuto in un suo libro che l'accordo per la riduzione dei missili a lungo raggio (il cosiddetto INF) tra Reagan e Gorbaciov, sia stato dovuto appunto all'impianto di missili di questo tipo sia in Italia che in Germania, uno storico USA che ha scritto tre libri sul movimento antinucleare del mondo ha sostenuto invece, con dovizie di documenti di tutte le parti in causa, che quell'impianto stava invece portando il mondo sul'orlo della catastrofe, e che l'accordo è avvenuto invece proprio grazie alle lotte nostre e di tanti altri contro le armi nucleari, e per la pace. E grazie a questo accordo la base nucleare di Comiso è stata, recentemente, trasformata in un aeroporto civile.

Ma detto questo mi avvio alla conclusione. Come potete capire da quanto scritto fin qui, i miei processi, e le mie condanne, e quelle dei miei compagni di lotta, sono, in fine dei conti, state utili a far avanzare, e diventare più civile, la società italiana, senza più una legge fascista per vilipendio delle forze armate, senza più la minaccia di avere centrali nucleari, e senza più una base con missili di primo colpo, almeno in Sicilia. Ma la battaglia non è ancora finita . Missili di quel tipo esistono anche in altre parti d'Italia, ed a Vicenza si sta costruendo una immensa base militare statunitense che, oltre a quelle già esistenti, rende quella città uno dei primi bersagli di un eventuale nemico. E procedono i lavori, in tutta Italia, per portare avanti l'assurda idea di rendere i nostri treni, attraverso l'Alta Velocità, come concorrenti degli aerei (come se di questo ci fosse bisogno in un paese che ha una compagnia aerea sempre sull'orlo del fallimento) e di “accorciare l'Italia”, come sostengono i sostenitori della TAV. Ma fanno questo del tutto in contrasto con i criteri di una buona programmazione, e delle serie ricerche su questi aspetti, che vedono che le città italiane dove si vive meglio, dove gli immigrati sono meglio integrati, dove lo sviluppo economico è più elevato, e la criminalità più bassa, sono proprio quelle piccole e medie città che l'alta velocità sta invece punendo, eliminando le fermate dei treni nelle loro stazioni, e costringendo i tanti pendolari che a queste si dirigono per lavorare, ad usare le loro macchine e non più i treni. Non sarà mica fatto per aiutare la vendita di automobili, e per premiare gli speculatori dei terreni delle grandi città ? Non certo per andare verso quel nuovo modello di sviluppo che la maggioranza degli italiani, attraverso le ultime elezioni amministrative, ed attraverso la coraggiosa risposta al tentativo dell'attuale governo di oscurare i referendum, che ha portato alla vittoria contro le centrali nucleari e per l'acqua come bene comune, ha mostrato di voler perseguire ,con le energie leggere e rinnovabili, con il rispetto dei beni comuni e con la ricerca di uno sviluppo a livello locale basato sui reali bisogni dei cittadini e non su quelli del mercato e dei grandi imprenditori che sono gli unici che,, ora, guadagnano dal modello di sviluppo attuale.

Coraggio ed auguri per la vostra lotta che si inserisce nella ricerca di questo diverso modello di sviluppo, più a misura dell'uomo e non del mercato. Ma attenti ai provocatori che si annidano nelle maglie del sistema, e che cercano di trasformare le lotte nonviolente in violente (come hanno fatto a Genova ed altrove) perché riescono più facilmente, così, a criminalizzare i movimenti che si oppongono all'attuale modello di sviluppo, presentandoli come non democratici come antistorici.

Cordiali saluti Alberto L'Abate, della Fucina per la Nonviolenza di Firenze , e dell'IPRI-Rete CCP , italiano con sede centrale a Torino e con varie sedi in diverse città italiane .

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