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Riflessioni dopo la marcia contro la guerra del 20 marzo a Roma

Contestazione a Fassino. Rissa da cortile

Sono seguiti il giubilo della destra, una pioggia di telegrammi di solidarieta' a Fassino da An e compagnia, telegiornali in fibrillazione, Gad Lerner che scongiurava Luigi Ciotti a dissociarsi da Zanotelli e abiurare Strada, e consimili scemenze.
23 marzo 2004
Rossana Rossanda
Fonte: Il Manifesto 23 marzo 2004

Con un colpo magistrale un centinaio di sedicenti antagonisti e altrettanti dirigenti Ds sono riusciti a oscurare dal palcoscenico mediatico un milione o due di persone che sabato hanno sfilato a Roma contro la guerra. Erano gli uni e gli altri infastiditi dall'evento, che non avevano né organizzato né animato. Protagonista era quella società civile, così spesso evocata a vanvera, che da qualche anno si coagula e si articola in gruppi, associazioni ed elaborazioni diverse, si convoca in grandi appuntamenti su questioni decisive, e aggrega attorno a sé un'opinione vastissima, stufa di manipolazione, che scende per le strade. Che cosa diceva la manifestazione di sabato, inattesa per l'affluenza, calorosa, preoccupata, comunicante? Diceva a un anno dall'inizio della guerra in Iraq, che era stato un disastro, che aveva esiti infausti, che aveva moltiplicato il terrorismo e che l'Italia doveva dissociarsene senza equivoci, consegnando la gestione dei guasti all'Onu, alla quale va da sé che si potrebbe dare aiuto.

La manifestazione è stata sentita come intollerabile per il centrodestra, che l'ha accusata di tutto, compreso di essere nostalgica di Saddam, per il centrosinistra che dalla guerra del Kosovo in poi frascheggia alla Blair con interventi e occupazioni armate, per le smanie di protagonismo di alcuni giovani e meno giovani, che non rappresentano nessuno ma che cercano di inserirsi per scacciare coloro che considerano indegni di prenderne parte.

Né gli uni né gli altri erano in cima ai pensieri del grande gomitolo che si è andato srotolando da mezzogiorno in poi per ore e ore fino a riempire e svuotare un paio di volte il Circo Massimo. E che felicemente ignorava come verso le cinque, cioè a manifestazione inoltrata già da un pezzo, la direzione Ds, asserragliata nella sede di via Nazionale (i ds normali erano fluiti per conto proprio fra i manifestanti) decideva di inserirsi nel corteo standoci pochissimo, forse per non stancarsi o forse per non compromettersi troppo. Ma aveva trovato fuori della porta un centinaio di autoproclamati guardiani della rivoluzione che l'aspettavano per coprirla di ululati. Che è successo fra il ceto politico arrivato e quello aspirante tale? Le immagini consegnano alla storia qualche spintone e strillo, un Fassino verde in faccia, un breve accalcarsi e una sola immagine pulita, i giovani ds che avanzano con le braccia pacificamente alzate. Il segretario se la svignava offeso e coperto dalla polizia per una via laterale. I baldi antagonisti continuavano a spintonare i ds rimasti per cinque minuti, che sarebbero sprofondati nell'oblìo se la segreteria Ds non avesse diramato un drammatico comunicato che denunciava «l'aggressione squadrista» - scusate se è poco - e, come da tradizione, la attribuiva a un complotto di alleati ed eletti irriconoscenti. Miserabile. Sono seguiti il giubilo della destra, una pioggia di telegrammi di solidarietà a Fassino da An e compagnia, telegiornali in fibrillazione, Gad Lerner che scongiurava Luigi Ciotti a dissociarsi da Zanotelli e abiurare Strada, e consimili scemenze. Tempo un'ora, uno o due milioni di persone erano state azzerate al momento di andare sugli schermi e sulle prime pagine dei giornali.

Bel lavoro. Grave per il movimento per la pace? No. Non se n'era neanche accorto. Ma grave per la stampa parlata e scritta, che ne esce inaffidabile per la distanza fra quel che è avvenuto e quel che essa trasmette, per il manifesto servaggio agli inquilini del Palazzo, per l'inattendibilità come osservatore politico. E grave per la sinistra. Sia per quella radicale, cui non giova vedersi attribuita una manciata di estremismo primario, ma soprattutto per la sinistra che si vorrebbe di governo ed è sempre più impigliata nelle sue codardie, incapace di tenere una linea di opposizione e però desiderosa di nascondere dietro presunte aggressioni il suo anelito a schierarsi con Blair. Giorno per giorno precipita la sua capacità di rappresentanza. In Spagna, in grado di raccogliere la protesta di una maggioranza del paese, c'era il modesto Zapatero, da noi neanche quello.

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