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La crescita è tendenza alla guerra, la Decrescita è impegno per il disarmo e la pace, di Alfonso Navarra - Associazione Energia Felice

Relazione in preparazione per il Seminario di Parma su "Rigenerare il futuro con la decrescita"
Laura Tussi2 novembre 2015

Energia nucleare? No grazie!

La crescita è tendenza alla guerra, la Decrescita è impegno per il disarmo e la pace.

di Alfonso Navarra - Associazione Energia Felice

 

Relazione in preparazione per il Seminario di Parma su "Rigenerare il futuro con la decrescita".

http://decrescita.it/rigenerareilfuturo-2/ 

La crescita (più PIL, più consumo di materia ed energia, più pressione

sugli ecosistemi, più avidità di cose, più competizione e

prevaricazione sull'altro "differente", più concentrazione di segni

monetari, ma anche di controllo reale di risorse, verso l'1% già

straricco) è tendenza alla guerra.

La "decrescita" (concetto affine: la conversione ecologica)

è, al contrario, costruzione della pace. Partiamo dalla coscienza che

la vera ricchezza è il nostro Pianeta da preservare, la Natura, la

Madre Terra cui apparteniamo, e di cui tutti siamo figlie e figlie

(quindi siamo tutti fratelli e sorelle), con il compito comune di

custodirla consapevolmente e responsabilmente perché anche le

generazioni che verranno possano abitarla ed amarla.

La crescita si nutre di politiche di guerra perché è strutturalmente

congiunta con un modello di sviluppo belligeno.

La decrescita (la conversione ecologica) ha bisogno di

politiche di pace perché persegue un modello economico, sociale e

politico intrinsecamente pacifico. La pace positiva si fa con una

sostanziale eguaglianza sociale, sconfiggendo il patriarcato che nasce

dalla guerra (una invenzione dei "maschi" che hanno messo sotto le

donne), e si fa con la Natura.

La crescita promuove l'energia "dura" del nucleare perché l'"anima"

della tecnologia atomica è la potenza militare. L'atomo cosiddetto

"civile" è solo un sottoprodotto di quello militare: l'evidenziazione

di questa realtà è stata finora il mio principale campo di lavoro

quale "antigiornalista" che si occupa di verità strutturali e non di

notizie contingenti.

La decrescita si appoggia sul modello energetico rinnovabile al 100%

perché esso traina ed esige partecipazione popolare, opportunità

egualitarie e rispetto della natura: è quindi preparazione della pace

costruita con percorsi di pace, avvalendosi dell'omogenetità tra mezzi

e fini, della strategia e dei metodi nonviolenti, confidante sulla

forza più potente che è la forza dell'unità popolare (la "maggioranza"

formata dalla moltitudine sinergica delle "minoranze").

La crescita è sfruttamento garantito dalla violenza delle risorse

energetiche non rinnovabili: i combustibili fossili - carbone,

petrolio e gas - ma anche il materiale fissile fornito da uranio e

plutonio. La loro economicità è solo apparente perché i costi veri non

calcolati di estrazione, produzione, distribuzione, consumo sono

scaricati sulla società e l'ambiente. Tra i costi vanno compresi le

politiche di potenza, gli strumenti e gli interventi militari

necessari a controllare risorse non sparse ovunque ma concentrate in

specifiche località spesso lontane. Si pensi, ad esempio, a quanto è

affermato nel concetto strategico della NATO (ed è quindi recepito da

tutti gli Stati che costituiscono tale Alleanza militare): la

"sicurezza energetica" è un "interesse vitale" da difendere con mezzi

militari. (Per il testo ufficiale del concetto strategico elaborato al

vertice di Lisbona del 2010 si vada alla URL :

http://www.nato.int/lisbon2010/strategic-concept-2010-eng.pdf).

Come è ormai certo, l'uso di combustibili fossili è un attentato alla

sopravvivenza dell'umanità perché la produzione di gas serra dà

origine ad un riscaldamento globale catastrofico. Ma è anche alla base

di tanto sangue che scorre, delle cosiddette "guerre per il petrolio",

che costituiscono la componente più rilevante della conflittualità

violenta che oggi affligge il mondo.

La decrescita non può concepirsi senza l'adozione di un modello

energetico rinnovabile: l'energia è, qualitativamente, metà economia,

la base di qualsiasi economia, anche dell'economia alternativa. Ma un

tale modello decentrato e democratico, che crea occupazione e va a

colpire le sperequazioni di reddito, non può essere costruito se non

contrastando le tendenze e le politiche di guerra, connaturate alla

crescita, che abbisognano, per preparare e per fare le guerre, dei

combustibili non rinnovabili così come i motori attuali (nel modello

di consumo della società della crescita!) necessitano di benzina o di

gas.

La tendenza alla guerra, radicata nella crescita, va contrastata

esplicitamente e con sinergie organizzate da tutti i movimenti che si

battono per l'alternativa sociale (ecopacifisti, femministi,

sindacali, di difesa dei territori e dei diritti sociali). Essa è il

terreno prioritario in cui la loro convergenza è doverosa soprattutto

perché la realtà dei fatti oggi, con la possibilità che i conflitti

degenerino nel confronto nucleare "per incidente, per caso o per

errore", rappresenta la minaccia più immediata e concreta non solo

alla sopravvivenza dell'umanità ma addirittura della vita stessa.

Esiste purtroppo la probabilità reale (la documentazione più ampia e

approfondita la si trova in Erich Schlosser, Comando e controllo,

Mondadori, 2015) che nello stesso momento in cui ci stiamo riunendo

l'intera Terra salti per aria: e questa eventualità abbiamo il dovere

di non trascurarla e meno che mai rimuoverla!

Ecco perché noi dell'Associazione Energia Felice - che saremo a Parigi

in occasione della COP 21 - riteniamo importante che i governanti si

mettano d'accordo per ridurre quanto più drasticamente le emissioni di

gas serra (ma senza spacciare il nucleare come "energia pulita"! come

è intenzione di USA e Cina, e della stessa Francia ospitante la

Conferenza); ma anche che la "Carta dei diritti dell'Umanità" che

nell'occorrenza il presidente Hollande intende lanciare preveda un

eplicito richiamo al dovere di tutti, Stati e comunità internazionale,

di liberarci, persone e popoli appartenenti all'unica famiglia umana,

dalla minaccia che sia interrotta la catena della vita: dall'Olocausto

nucleare repentino così come dall'agonia del cambiamento climatico.

Raccogliamo, noi costruttori della nuova internazionale dei diritti

umani, dei popoli e dell'umanità, l'ultimo appello di Stéphane Hessel:

ESIGIAMO il disarmo nucleare totale!!!

 

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