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Lettera al ministro Martino

Per i militari in congedo che vogliono manifestare indisponibilità alla guerra
11 febbraio 2003

Al Ministro della Difesa Antonio Martino

Oggetto: comunicazione ai sensi dell'articolo 25 del Regolamento di Disciplina Militare

Io sottoscritto Alessandro Marescotti, nato a Taranto il 20/2/1958, già in servizio presso il Plotone di Sussistenza Acqui (L'Aquila) dell'Esercito Italiano in qualità di sottotenente di complemento, ora in congedo per ultimato servizio di prima nomina e tale nella forza in congedo del Distretto Militare

dichiaro quanto segue.

- sono entrato nelle Forze Armate italiane prestando in data 21/7/1981 il seguente giuramento: "Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni";
- mi ritengo pertanto obbligato (dal vincolo di fedeltà al giuramento) a prestare obbedienza primariamente - nello spirito e nella lettera - all'articolo 11 della Costituzione che recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali..."

Pertanto l'eventuale impiego delle Forze Armate Italiane nel conflitto in Irak mi pone problemi morali e civili tali da considerare illegittima ogni mia collaborazione con le Forze Armate "deviate" dai loro compiti istituzionali che la legge 382/78 così delimita all'articolo 1: "Le Forze armate sono al servizio della Repubblica; il loro ordinamento e la loro attività si informano ai principi costituzionali. Compito dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica è assicurare, in conformità al giuramento prestato e in obbedienza agli ordini ricevuti, la difesa della Patria e concorrere alla salvaguardia delle libere istituzioni e al bene della collettività nazionale nei casi di pubbliche calamità".

Mi rivolgo a Lei con la consapevolezza di esprimermi non "contro" ma "per" l'adempimento dei compiti istituzionali per cui prestai il giuramento militare.

Non intendo compiere con questa mia comunicazione alcun atto contrario all'obbedienza che nel regolamento di disciplina militare (approvato con DPR 18/7/86 n.545) e' cosi' definita all'art.5:

"1. L'obbedienza consiste nella esecuzione pronta, rispettosa e leale degli
ordini attinenti al servizio e alla disciplina, in conformita' al
giuramento prestato.

2. Il dovere dell'obbedienza e' assoluto, salvo i limiti posti dalla legge e dal successivo art.25".

Questa mia comunicazione rientra nel comma 2 dell'art.25 del regolamento che specifica: "Il militare al quale venga impartito un ordine che non ritenga conforme alle norme in vigore deve, con spirito di leale e fattiva partecipazione, farlo presente a chi lo ha impartito dichiarandone le ragioni, ed e' tenuto ad eseguirlo se l'ordine e' confermato".

Tuttavia sempre l'articolo 25 del Regolamento (citato nell'art.5 dello stesso) e' esplicito nel limitare l'obbedienza assoluta e nell'indicare quale mio dovere quello di non eseguire in alcun caso, neppure se mi venisse confermato, "un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni di Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato".

Pertanto la mia obbedienza, non potendo trasgredire la legge fondamentale dello stato (la Costituzione al suo art.11) e della Comunita' Internazionale (la Carta dell'Onu) non potra' essere assoluta.

Ritengo palesemente illegittime azioni di guerra la cui partecipazione costituisse reato ai sensi della Convenzione di Ginevra o violazione della Costituzione Italiana a cui ho giurato di essere fedele.

In ogni caso faccio appello al rispetto della mia coscienza, delle mie convinzioni etiche, umanitarie e religiose, riconosciuto dalle norme internazionali e nazionali che tutelano la persona di fronte a obblighi non accettabili per la coscienza, sulla base della "liberta di coscienza", valore primario dell'ordinamento democratico, come riconosciuto dalla Corte Costituzionale (sentenza 476/91).

Le scrivo pertanto per comunicarLe ufficialmente che - nel caso l'Italia partecipasse o collaborasse alla "guerra preventiva" - mi renderò INDISPONIBILE ad eseguire ordini, avvalendomi esplicitamente dell'articolo 25 del Regolamento di Disciplina Militare.

Ne consegue che - nel caso Lei collaborasse alla realizzazione della "guerra preventiva", ossia ad una palese violazione della Costituzione - non riconoscerò legittima alcuna autorità o forza coercitiva su di me da parte del Ministero della Difesa che Lei dirige.

Le invio fotocopia dello stato di servizio dell'Esercito Italiano su cui ho stampigliato - pensando alle vittime innocenti della guerra che si preannuncia - la scritta di don Lorenzo Milani: L'OBBEDIENZA NON E' PIU' UNA VIRTU'.

In caso di guerra non conti su di me perché mi riterrò sciolto da ogni vincolo di dipendenza da un potere illegittimo e incostituzionale che attacca, bombarda, dilania e uccide; in nome del valore della pace e del rispetto della vita umana sentirò mio dovere in tal caso invitare i militari a disobbedire agli ordini che violassero l'articolo 11 della Costituzione Italiana.

Non so se Lei ha già fatto il servizio militare, ma comunque - se proprio oggi lo ritiene un dovere da benedire - allora ci vada Lei in guerra e la rischi Lei la Sua vita.
E comunque "non nel mio nome", signor Ministro.

Con osservanza

Alessandro Marescotti

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