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Primo ritorno al Gaza Hospital

2 gennaio 2005
Marco Pasquini (Autoproduzioni Abbasso il GradoZero)

Cari amici, sostenitori, collaboratori,

l'arrivo a Beirut è andato bene e l'accoglienza al campo di Mar Elias, dove sono ospite, e al Gaza Hospital è stata veramente calorosa. È strano, perché in fondo è solo la seconda volta che vengo qui, ma la sensazione è stata un po come tornare a casa…quella dell'altra volta nella quale mi sono affrettato a depositare i bagagli, perché qualcuno mi aspettava sapendo che sarei arrivato; sorrisi, poche parole ed emozionisincere.

È passata la serata e il giorno dopo il primo appuntamento con Kassem, grande capo di Beit Aftal Assomoud[1], l'associazione alla quale mi appoggio, che mi ha rinnovato il loro coinvolgimento nel progetto, del quale abbiamo parlato meglio. Gli ho lasciato uno scritto e la cassetta di "Incontri",
nella speranza di poterla successivamente vedere insieme e ricevere dei consigli e delle impressioni…aspetto curioso le reazioni.

Mi sono poi diretto al centro di Assomud nel campo di Chatila, dove Jamila e Zuhur mi hanno messo a mio agio come al solito, e la formalità si è trasformata presto in pratica solidarietà e aiuto concreto…insomma, non solo promesse ma collaborazione, insieme ad infinite tazze di the!

Abed al Rahman aspettava il mio arrivo e si è presentato a Chatila, ci siamo salutati, abbracciati, aggiornati facendo una passeggiata intorno al campo, da Al-Rihab vicino la fossa comune del massacro dell'82, lungo Chatila street, passando il mercato e arrivando sotto il Gaza Hospital, girandogli intorno col proposito di andare più tardi a trovare Youssef e gli altri. Gli odori forti, i claxon delle auto che strombazzano in continuazione, il vocio del mercato e le carni appese di fronte le botteghe… camminavamo e ho sentito strillare il mio nome come sarebbe potuto succedere in una qualsiasi borgata di Roma, era "Maradona" seduto a sorseggiare del the e ad aspirare un narghilè, che avendomi riconosciuto urlava come un matto perché non me ne andassi senza averlo salutato, avendo problemi motori e non potendo alzarsi per rincorrermi. Abed è stato il nostro corrispondente in questi mesi di lavoro a Roma, a lui devo molto per avere mantenuto i contatti con la gente di qui…
così Youssef, incontrato per strada a Sabra, felicissimo di vedermi ma non sorpreso, una delle prime cose che mi ha chiesto è stata come stava il mio braccio dopo l'incidente con la moto, che era un peccato che non fossi riuscito a venire per la fine del Ramadan ma che ne sapeva il motivo, come proseguiva il progetto e cose simili; insomma, sapeva molte cose perché spesso incontrava Abed e gli chiedeva di me.

Siamo andati a casa sua, il figlio Marher mi saltellava intorno e la moglie è venuta a darmi il benvenuto. The e caffè di rito, anche a loro come agli altri avevo portato un pensiero…un panettone che ha voluto aprire insieme mentre cercava buffamente di pronunciarne il nome per poi informarsi dove dormivo offrendomi di farlo da lui. Gli ho parlato di "Incontri" e della proiezione fatta a Roma, dell'emozione delle persone nel sentire le loro storie e della mia nel mostrare il lavoro. Mi ha chiesto il mio quadernetto, del quale si ricordava perché già a settembre ci aveva scritto qualcosa. In arabo, da destra a sinistra, mi ha scritto una lettera… "al mio fratello e amico
Marco, benvenuto a Beirut, a Sabra, ma soprattutto al Gaza Hospital e
nella mia casa". Mi sono emozionato, commosso, rimanendo senza parole che
comunque non sarebbero servite.

Non è passato molto che è arrivato Abu Jamal, non so descrivere la gioia e la sorpresa nel vederlo; aveva saputo che ero arrivato ed è corso apposta per salutarmi, più allegro che mai mi ha stretto a se, invitandomi a casa sua questi giorni. Abbiamo parlato, utilizzando sguardi e gesti e non
parole, perché non abbiamo una lingua orale in comune.

Ho rivisto Abed il disegnatore, al quarto piano dell'edificio, contenti di
rincontrarci ed entrambi fiduciosi in una lunga collaborazione. Gli ho spiegato cosa si è mosso nel frattempo e lui mi ha raccontato del suo corso di montaggio "troppo tecnico", mentre i fratelli si agitavano sorridendomi e la madre e la sorella facevano avanti e indietro dalla cucina portando caffè e karkadè. Ci siamo raccontati qualcosa sui suoi disegni, ho visto dei murales fatti da lui nel campo a Chatila, abbiamo accennato all'animazione rimandando le chiacchiere di "lavoro" ad un altro momento. Con Abed cercheremo di inserire un breve cartone animato all'interno del documentario.

Una novità al Gaza sono le finestre: una cooperativa italiana della quale
non ricordo il nome, in collaborazione con non so chi, ha distribuito
delle finestre alle famiglie dell'edificio. Brutte, in alluminio, a
scorrimento laterale e con vetri smerigliati, con gli adesivi dei donatori
appiccicati sopra.

È stato difficile uscire dal Gaza Hospital per tornare a casa almeno
quanto facile è stato rientrarci dentro, mi è sembrato veramente fossero
passati solo pochi giorni dalla mia ultima visita.

A presto allora, a domani…e domani è arrivato, e anche il giorno dopo, e
così le visite al Gaza Building sono di nuovo frequentazioni…

Sinceri auguri di un anno sereno a voi tutti, se potete diffondete.

Da Beirut, 31 dicembre 2004
Kinoki mrc

Note: [1] The national Institution for Social Care & Vocational Training – Assomud, NGO, impegnata nello sviluppo della comunità palestinese in Libano http://www.socialcare.org
L’istituto è stato fondato come casa di accoglienza per assistere i bambini che avevano perso i genitori nell’assedio e massacro del campo di Tel El Zaatar, a Beirut nel 1976. La casa fu fondata su iniziativa della Unione Generale delle Donne Palestinesi (GUPW).
L’invasione israeliana del 1982, e i massacri di Sabra e Shatila e Bir Hassan, causarono una grave crisi sociale, molte famiglie furono colpite dalla scomparsa o dalla mutilazione dei loro membri così l’Assomud riorientò il suo intervento sul campo passando dall’assistenza sociale diretta ai bambini ad un più vasto sostegno alle famiglie.
Il mezzo per provvedere alla cura del bambino e sostenere la sua famiglia è il sistema delle adozioni a distanza, attraverso le quali si da un contributo alle famiglie per sostenere le spese di istruzione dei bambini.
Assomud ha 11 centri (distribuiti su tutto il territorio libanese) in cui si organizzano attività ricreative e culturali:
- per i bambini: attività di tipo artistico, educative, culturali, sportive, programmi di riabilitazione giovanile, campi estivi, biblioteche e campi giochi;
- per madri e giovani: corsi di cucito/ricamo, tessitura, corsi di educazione per adulti, programmi di formazione sanitaria, corsi di computer. (Fonte: Un ponte per ... )
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