Palestina

Un nuovo ghetto a Betlemme

31 marzo 2003
Applied research institute of Jerusalem (AriJ)

Il governo israeliano ha dato inizio di recente alla costruzione del
"Muro di Separazione" (lungo 22 km) attorno a Gerusalemme. Il muro
dividera´ fisicamente dalla Cisgiordania la citta´intera, Gerusalemme
Est e Gerusalemme Ovest. La costruzione del muro altro non e´ che un
modo indiretto di mettere in pratica il progetto unilaterale del "Piano
Metropolitano di Gerusalemme". La presenza del muro rendera´ di fatto
irrealizzabile il progetto dei "due stati", con Gerusalemme Est capitale
del futuro stato palestinese. Il piano metropolitano di Gerusalemme
comprendera´ l´annessione di altra terra dalla Cisgiordania, compresa
l´area della Tomba di Rachele, cosi´ come prospettato nel progetto di
costruzione del cosiddetto "contenitore" di Gerusalemme.

Stando agli ordini militari israeliani, il sequestro dei terreni ha
valore legale a partire dalla data in cui gli ordini stessi sono stati
firmati (cioe´ il 9 febbraio 2003) fino al 31 dicembre 2005. Si tratta
in ogni caso e a tutti gli effetti di un atto di confisca, dal momento
che l´IDF avra´ il diritto di usare la terra come vuole. Lo scopo reale
del sequestro e´ quello di erigere il cosiddetto "contenitore" di
Gerusalemme, una sezione del "Muro di Separazione" in costruzione nel
distretto nord della Cisgiordania ed attorno a Gerusalemme. Gli atti
unilaterali del governo israeliano fanno parte di una politica che, de
facto, contraddice il II Accordo di Oslo firmato nel 1995, laddove
chiaramente e´ dichiarato:

"a. Disposizioni riguardanti la Tomba di Rachele, da considerarsi un
caso speciale nel Periodo di Interim:
(1) Nel periodo in cui, come indicato, la Tomba di Rachele e la
strada principale che da Gerusalemme porta alla Tomba saranno
sotto la responsabilita´ della sicurezza Israeliana, i palestinesi
potranno continuare a muoversi liberamente lungo il tragitto della
strada stessa.
(2) Allo scopo di proteggere la Tomba tre postazioni di guardia
israeliane potranno essere stanziate nell´area della Tomba, sul
tetto del "Wafq building" e nell´area del pargheggio.

b. Lo stato attuale e le attivita´ esistenti nell´area della Tomba
dovranno essere preservati"
(II Accordo di Oslo, Annex 1, Article V,
section 7)

La mappa consegnata dall´IDF ai residenti attesta la confisca di soli 18
dunum (1,8 ettari -n.d.t.) di terra da parte dello stato di Israele,
mentre in verita´circa 3.000 dunum (300 ettari -n.d.t.) sono destinati a
rimanere isolati al di la´ del muro. Nell´area sono presenti 35 edifici
e una popolazione di 500 persone che rimarranno isolate oltre il futuro
confine segnato dal muro. I terreni agricoli sono gia´ stati spianati
dai bulldozer per scavare trincee con filo spinato cosi´ da impedire ai
palestinesi l´accesso a Gerusalemme: moltissimi olivi sono stati
sradicati per "ragioni di sicurezza".

La Tomba di Rachele ha sempre fatto parte della citta´ di Betlemme e da
sempre e´ un luogo di pellegrinaggio per persone di diverse culture e
religioni. Oggi la Tomba si sta trasformando in un campo militare, in un
luogo accessibile solo ai cittadini di Israele. Come pianificato dal
governo verra´ annessa allo stato di Israele. Tale politica de facto
costa ai palestinesi molta della loro terra, delle loro case e
dell´eredita´ di cui hanno avuto cura nel corso della loro storia. Per
non parlare dei danni subiti dall´economia palestinese in generale e
dall´industria del turismo di Betlemme in particolare.

La gente di Betlemme si appella alla comunita´ internazionale perche´ si
opponga e voglia mettere fine allo strangolamento della citta´ della
Nativita´. C´e´ il rischio concreto che gli abitanti di Betlemme
finiscano per essere concentrati in un "ghetto" senza sbocchi, senza
terra su cui contare per il futuro. La comunita´ internazionale e´
chiamata ad intervenire per fermare i furti compiuti da Israele, a
Betlemme e negli altri distretti della Cisgiordania, con il pretesto
delle "ragioni di sicurezza".

Note: Documento dell'Applied research institute of Jerusalem (AriJ)
www.arij.org
Traduzione a cura del GO'EL - Ass. Papa Giovanni XXIII
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