Lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Presidente, da Lei attendiamo un segnale

Le Sue parole ci fanno ben sperare su un Suo concreto impegno, a livello personale e politico. Abbiamo bisogno di un esempio forte e coraggioso, che sia di monito a tutto il mondo della politica e a tutta la società civile. A tal proposito volevamo ricordarLe quanto è accaduto in Uruguay con il presidente Josè Mujica che, accettando l'incarico presidenziale, ha rinunciato al 90% del suo stipendio.
3 febbraio 2015
Chiara Mastroserio e Maria Teresa Tarallo
Fonte: Quotidiano di Puglia

Caro Presidente, Sergio Mattarella


abbiamo appreso con gioia la notizia della Sua elezione a Presidente della nostra nazione.
Siamo due amiche, Chiara Mastroserio, docente nella scuola primaria a San Giorgio Jonico (TA) e Maria Teresa Tarallo, docente nella scuola secondaria superiore, istruzione adulti, a Taranto, che hanno deciso di scriverLe con la precisa  convinzione  che, in questo particolare momento storico, Lei sia la persona che possa “fare la differenza”.
In primo luogo Le rivolgiamo i più sinceri auguri con la profonda speranza che il suo mandato possa essere positivamente ricordato nelle pagine della storia italiana. Abbiamo molto apprezzato le Sue parole, riportate su la Repubblica online del 31 gennaio 2015: “Il mio pensiero va alle difficoltà ed alle speranze dei nostri concittadini”.
Questo incipit del Suo incarico, così gravoso e complesso nel momento storico attuale, ci ha particolarmente colpite.
Dal nostro osservatorio privilegiato, quale quello della scuola, possiamo dirLe che la situazione è realmente in crisi: crisi sociale, economica, politica, morale. Nel quotidiano ci si ritrova a fare i conti con problemi che segnano profondamente il cuore e la mente di chi guarda al futuro come ad un orizzonte rubato, violato e sporcato da anni di politica corrotta, di giustizia negata, di legalità imbavagliata. Dove ancora conta la “raccomandazione” e “l’essere amico di…” per poter viaggiare su un binario privilegiato, dove ci si ritrova a dover scegliere tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro.
A noi docenti si consegna un mandato difficilissimo e delicatissimo, cioè quello di “formare” dei  cittadini. Diceva infatti Piero Calamandrei: “Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere”.
Insegnare cittadinanza attiva significa formare cittadini capaci di svolgere il proprio ruolo al meglio delle personali capacità nel rispetto della Carta Costituzionale, avendo piena fiducia nelle Istituzioni, nelle regole ed in quanti la rappresentano.
I nostri alunni quindi guardano in primo luogo ai nostri comportamenti corretti e rispettosi della legalità e delle istituzioni.
Anche noi guardiamo a Lei. Ci aspettiamo che alle Sue parole seguano “azioni” significative, decise e forti che sappiano comunicare un messaggio chiaro: qualunque problema può avere una soluzione praticabile da TUTTI, a partire dal primo cittadino di una nazione.

Le Sue parole ci fanno ben sperare su un Suo concreto impegno, a livello personale e politico. Abbiamo bisogno di un esempio forte e coraggioso, che sia di monito a tutto il mondo della politica e a tutta la società civile.

A tal proposito volevamo ricordarLe quanto è accaduto in Uruguay con il presidente Josè Mujica che, accettando l'incarico presidenziale, ha rinunciato al 90% del suo stipendio: "Ho uno stile di vita che non cambia solo perché sono un Presidente. Guadagno più di quanto mi serve, anche se per altri non è abbastanza. Per me non è un sacrificio, è un dovere. Un Presidente è un ufficiale di alto livello che è eletto per portare avanti una funzione. Non è un Re, non è un Dio. Non è lo sciamano di una tribù che conosce tutto. E' un dipendente pubblico. Credo che il modo ideale di vivere sia quello della grande maggioranza delle persone che cerchiamo di servire e rappresentare".
Le chiediamo di prendere impegno in prima persona così come ha fatto Mujica.

Un Paese che reputa giusto e dignitoso pagare milioni di euro a chi tira calci ad un pallone, o giustifica come diritto acquisito una pensione di 50mila euro al mese, o riconosce vitalizi per aver lavorato per un breve lasso di tempo al governo e contemporaneamente genera esodati, non è un Paese che possa dirsi democratico e fregiarsi di  essere fedele alla Costituzione.
Il mondo non si cambia e non si migliora solamente con le parole.

Esse non bastano.

Occorre iniziare da se stessi nei cambiamenti, anche partendo da piccole cose.

È questo che noi vogliamo continuare a spiegare a scuola.

Vorremmo che Lei desse il buon esempio con i fatti, partendo da quanto da Lei asserito al momento dell'elezione a Presidente della Repubblica italiana.

Ecco quindi il nostro augurio Presidente, che sia Lei il primo a dare l’esempio dentro e fuori il Palazzo, che sia pietra di scandalo per chi - avvolgendosi nel proprio mantello di falsità, ipocrisia, egoismo - si dichiara paladino della legalità e della solidarietà.

 Sia davvero il Nostro Presidente, il Presidente di tutti gli italiani onesti e lavoratori.

Auguri di buon lavoro.

Chiara Mastroserio

Maria Teresa Tarallo

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