Una lettera di don Lorenzo Milani, seconda parte

Il Vaticano ci ha fatto una cattiva impressione

La lettera che segue contiene una fila di lamentele sul comportamento del personale addetto ai musei e alla basilica di San Pietro e sul prezzo dei biglietti di ingresso.
17 settembre 2011
Lorenzo Milani
Fonte: Fonte: "Don Milani! Chi era costui?" di Giorgio Pecorini (Baldini & Castoldi, 1996)

 

La prima parte della lettera è stata pubblicata qui http://www.peacelink.it/storia/a/32512.html
"3° episodio (in un ufficio al primo piano entrando dal portone di bronzo). I ragazzi non sono presenti perché un distinto signore li ha fermati sgarbatamente sulle scale davanti allo svizzero. Ma non uso nascondere nulla ai ragazzi, dunque appena sceso ho raccontato loro per filo e per segno anche questo episodio. Chiedo d'un certo don Giulio che pare sia il distributore dei biglietti per le udienze. Un usciere in marsina mi guarda dall'alto al basso e dice: 'Non c'è'. Mi metto ad aspettare pazientemente. Un minuto dopo arriva una signora tinta e ingioiellata. Tira fuori dalla borsetta un biglietto da visita quanto basta per far vedere una minuscola corona e chiede con le mie stesse parole identiche: 'C'è don Giulio?' Lo stesso usciere le apre immediatamente la prima porta a sinistra entrando e la fa passare dinanzi a sé con un lieve inchino. 'Allora don Giulio c'è anche per me!' - dico con fare risoluto. Difatti pochi minuti dopo compare da quella porta gentile e umano e fa i biglietti. Mi dispiace di non aver avuto il tempo di raccontargli la cosa perché mi premeva di ricuperare i bambini che avevo lasciato soli nella folla.
4° episodio. Ci siamo allora allineati sul marciapiedi dinanzi alla porta che è a sinistra per chi guarda la basilica. Alcuni distinti gelidi signori imponevano di allinearsi così da quella parte al sole e proibivano di allinearsi dalla parte opposta all’ombra. Così allineati avevamo l’occasione fortunata di assistere per un’ora al passaggio di immense automobili guidate da schiavi (in costume di schiavo autista) con sulla immensa poltrona posteriore una qualche dama splendente di rossetto cui non si chiedeva altro biglietto di ingresso che di ostentare molti gioielli. Poi passavano gruppi di pellegrini con biglietto di un dato colore e venivano respinti come noi al marciapiede. Altri con biglietto di colore più stimato o con un fiocchino all’occhiello passavano con facilità. Ho chiesto a uno di quei distinti signori di ghiaccio che ne desse spiegazione ai ragazzi: ’Quelli vanno dalle suore’. Era una bugia. Li abbiamo rivisti poi all’udienza.”
5° episodio. Ho provato a portare i ragazzi all’ombra dalla parte opposta della strada. Uno svizzero vestito di giallo mi ha aggredito brutalmente con queste testuali parole: ‘I preti e le monache sono peggiori degli altri’. In S. Pietro la divisione in classi sociali era addirittura marcata da transenne di legno. Dietro a noi c’erano alcune categorie inferiori (ce ne siamo vergognati come ladri). Davanti una categoria superiore. Più in là ancora una categoria inarrivabile, ci ho visto brillare perfino un cappello a cilindro! In fondo in fondo, in posizione da non vedere certo nulla, c’erano delle suore di S. Vincenzo. Nell’elencare i pellegrinaggi le avevano trascurate. Per fortuna il Papa se n’è accorto e le ha rammentate lui con parole che gli fanno onore.
6° episodio (il giorno precedente. Davanti all’ascensore per la cupola). Cartello: 200 lire per l’ascensore, 150 per salire a piedi. Io: ‘ci sono riduzioni per i ragazzi o per una comitiva?’ Risposta testuale: ‘No’. Tono gelido, seccato, nessun sorriso, nessuna scusa, nessun consiglio. Il Papa va in ascensore gratis. Noi suoi figli paghiamo a lui un pedaggio di 2.850 lire per avere l’onore di fare una sudata su per le scale. Crede lei che io abbia dovuto far notare queste cose ai ragazzi? Le notano da soli.”
“Ho qui davanti a me per esempio il tema di Franco sul Vaticano. Le copio un pensiero che ricorre in più punti del compito: 'Cosa diranno quegli africani o quegli asiatici che sono riusciti a stento a convertirsi al cattolicesimo... Non so che faccia farà qualche pellegrino negro e convertito nel vedere che il successore di S. Pietro...' e altrove: 'Un sacerdote in Vaticano conta meno di una contessa...'. E io aggiungo: in Vaticano dei ragazzi di montagna che vivono fra dure privazioni contano meno di un oppressore in marsina e cilindro con moglie letteralmente coperta da gioielli e tinta che abbiamo visto distintamente a mezzo metro dal Papa.                                                                             
I miei ragazzi non sono abituati a vedere donne tinte. Nessuna delle loro mamme o sorelle si tinge. Non potrebbe il Papa mettere dei lavandini agli ingressi del Vaticano e ricevere solo figliole con la faccia lavata? In tal caso può mettere anche il sapone a pagamento perchè le mie bambine non ne avranno bisogno.
Saluti affettuosi
don Lorenzo Milani”
La lettera è del 28 maggio 1962, ma secondo la fonte da cui l'ho presa è stata pubblicata per la prima volta il 28 gennaio 1996 da Il Sole -24 ore! Il giornale degli "oppressori in marsina"! 
Il Monsignore destinatario della lettera era Loris Capovilla, allora segretario del Papa. Capovilla, secondo l'articolista del Sole-24 ore Marco Roncalli, lesse la lettera e rispose cortesemente; quindi, la passò a mons. Angelo dell'Acqua, che dispose di spedire dei soldi (non è riportata la cifra) a don Milani, "come gesto di bontà". Mons. dell'Acqua scrisse anche: "Penso si tratti di un buon parroco". Strano, perché cinque anni prima, nel 1958, fu proprio mons. Dell'acqua il principale artefice della campagna di denigrazione del libro "Esperienze pastorali" di don Milani, culminata col decreto di ritiro del libro da parte del Sant'Uffizio. Lorenzo Galbiati

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