Apocalisse atomica per errore

Viene definita "La guerra nucleare non intenzionale"
21 ottobre 2016
Alessandro Marescotti e Daniele Marescotti

"Il 7 novembre 1985, Reagan e Gorbaciov a Ginevra, enunciarono il concetto di Guerra Nucleare Non Intenzionale, ossia l’inizio di ostilità causate da un errore tecnico o umano", scrive Giuseppe Caprara.

Nel bellissimo film War Game viene narrata la vicenda immaginaria di una guerra atomica tentata per errore da un computer che sfugge al controllo dell'uomo e bloccata all'ultimo momento. Quella storia ha avuto nella realtà delle abbondanti anticipazioni, tanto che i capi di stato hanno dovuto probabilmente fare i conti più con l'eventualità di una guerra nucleare per errore che di una guerra nucleare per scelta.

Kennedy: "Una spada di Damocle"

La guerra fredda ha portato più volte il mondo sull’orlo di una catastrofe nucleare, a volte anche solo per un semplice errore. La storia della pace non può non ricordare Kennedy e Kruscev, due figure di spicco che – pur senza essere pacifisti – ebbero il buon senso e la ragionevolezza di comprendere il rischio e di costruire un processo di distensione dopo la grave crisi dei missili di Cuba.

John Kennedy affermò: 
Ogni uomo, donna e ragazzo vive sotto una spada di Damocle nucleare sospesa al più tenue dei fili che può essere reciso da un momento all’altro per un incidente, per un errore di calcolo, per un gesto di follia. Le armi da guerra devono essere eliminate, prima che esse eliminino noi”.

Kruscev: "Un guasto o un disturbo psichico"

 

Molto simili le dichiarazioni di Nikita Kruscev, leader dell'altra superpotenza nucleare, l'Urss:


Il mondo si trova al punto che la guerra può scoppiare per un incidente assurdo, come il guasto ai comandi di un aereo che trasporti una bomba all’idrogeno o il disturbo psichico di un pilota”.

L'apocalisse atomica sfiorata in Puglia

All'inizio degli anni '60 per quattro volte i missili Jupiter installati in Puglia (dotati di bomba H) furono colpiti da fulmini e la Puglia arrivò ad un passo dall'apocalisse atomica. Cercando su Internet emergono ulteriori particolari che danno alla notizia una rilevanza storica. Il rischio di esplosione nucleare accidentale era noto agli scienziati americani del JCAE (il comitato congiunto per l'energia nucleare, Joint Committee on Atomic Energy) ma le gerarchie militari rimanevano impassibili alle segnalazioni degli esperti nucleari e non prendevano in considerazione l'introduzione di meccanismi di sicurezza. Uno speciale gruppo del JCAE intraprese alla fine del 1960 un viaggio che toccò 15 installazioni nucleari in otto nazioni, giungendo anche in Puglia. Durante le ispezioni i membri del JCAE restarono colpiti per la trascuratezza dei sistemi di sicurezza. Rimasero così allarmati che ritornarono indietro convinti della necessità che si dovesse cambiare strada, per evitare l'apocalisse atomica accidentale. Il 15 febbraio 1961 veniva inviato al presidente degli Stati Uniti John Kennedy un resoconto segreto delle ispezioni e il 5 luglio 1962 il presidente stanziava 23,3 milioni di dollari (di allora) per adottare un sistema di sicurezza denominato PAL allo scopo di evitare esplosioni nucleari accidentali o non autorizzate. Ma di tutti questi rischi il parlamento italiano non fu mai stato informato e tanto meno le popolazioni pugliesi.

Le trattative tra il governo italiano e quello americano sugli Jupiter, come spiega Giorgio Nebbia, 
"durarono a lungo (rigorosamente segrete) non certo per ottenere garanzie sulla sicurezza del popolo italiano, ma per cercare di spillare più quattrini dagli americani in cambio di questa nuova servitù militare".
Sulla sicurezza delle popolazioni finì con il prevalere il concetto di "sicurezza nazionale", e quindi il segreto militare. Solo nel 1996 è stata tolta la classifica di segretezza alla lettera del 15 febbraio 1961 del responsabile del JCAE con cui si comunicavano al presidente Kennedy le preoccupazioni sulla sicurezza di alcune basi nucleari NATO in Europa. Ma, guarda caso, sono state cancellate, per ragioni di "sicurezza nazionale", le parole "Turchia" e "Italia". Ora si è venuta a sapere la verità per intero. Fu proprio a causa di simili episodi che il presidente John Kennedy cambiò i sistemi per la sicurezza nucleare e venne gradualmente adottato ed esteso il PAL (Permessive Action Link), un dispositivo di controllo e sicurezza finalizzato a prevenire esplosioni accidentali o non autorizzate delle armi nucleari, fino a quel momento non caldeggiato alle gerarchie militari (per i sottomarini nucleari è stato adottato solo nel 1997). "Oggi - dice Giorgio Nebbia - chi sale da Gravina, in provincia di Bari, verso il "Bosco", in località "Difesa grande", e si guarda intorno con un poco di pazienza, trova, in mezzo agli alberi, una casetta abbandonata e tre piattaforme rotonde di cemento armato, ormai coperte di sterpi. Nessuna indicazione che si è di fronte ad una delle pagine drammatiche della guerra fredda che ha portato in Puglia trenta missili Jupiter, con testate nucleari ciascuna cento volte più potente delle bombe atomiche esplose a Hiroshima".

Il quartier generale degli Jupiter fu installato a Gioia del Colle dove i primi missili arrivarono dal febbraio al settembre 1960; oltre che a Gioia, i trenta missili furono schierati in altre nove postazioni, quasi allineate da nord-ovest a sud-est: Spinazzola, Gravina, Acquaviva delle Fonti, Altamura (due postazioni), Irsina, Matera, Laterza, Mottola. Giace ancora alla Camera dei Deputati il progetto di legge n. 6045 per chiedere che quei luoghi della follia atomica divengano museo della pace.435




Scienziati contro la guerra




I dubbi di Oppenheimer, padre della bomba atomica

Tra il 1943 e il 1945 Robert Oppenheimer aveva diretto il "progetto Manhattan" per la costruzione della bomba atomica nei laboratori di Los Alamos. Dal 1947 al 1952 fu inoltre presidente dell'assemblea consultiva della Commissione americana per l'energia atomica (AEC), di cui fu successivamente consulente. Ma proprio il "padre" della bomba atomica incominciò ad avere dei dubbi. Ciò avvenne nel momento in cui egli prese pienamente coscienza delle conseguenze che questa nuova arma avrebbe potuto avere sulla scena internazionale.


"Oppenheimer - scrivono Vincenzo Cioci e Antonino Drago - previde che la scoperta della bomba avrebbe portato nel futuro ad armi atomiche sempre più devastanti. Invece secondo lui la sicurezza della nazione doveva fondarsi sull’impegno “per un mondo unito, secondo la legge e l’umanità” tale da rendere una guerra impossibile. Essendo stato il principale responsabile della realizzazione della bomba, egli si sentì profondamente impegnato a trovare una soluzione a questo problema mondiale. Nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi a Londra nel gennaio del 1946, chiese l'eliminazione delle bombe atomiche e di tutte le armi di distruzione di massa. Oppenheimer, assieme ad altri, compose un primo rapporto per raccomandare l’istituzione di un’autorità internazionale relativa allo sviluppo atomico, di ausilio alle Nazioni Unite. L'agenzia (AIEA) sorse nel 1957 a Vienna (…) Oppenheimer fu poi accusato di aver ostacolato, con la sua influenza sugli scienziati americani, lo sviluppo della successiva bomba all'idrogeno e fu addirittura processato".

Oppenheimer affermò:


"Quando penso che per noi è diventato un fatto ovvio e abituale che le ricerche fondamentali della fisica nucleare siano protette dal più rigoroso segreto, che i nostri laboratori siano pagati da autorità militari e sorvegliati come oggetti bellici; quando penso che cosa sarebbe stato delle idee di Newton e Copernico nelle stesse condizioni, non posso fare a meno di domandarmi se, cedendo i frutti delle nostre ricerche ai militari e senza pensare alle conseguenze, non abbiano per avventura tradito lo spirito della scienza (...) Io non prenderò più parte a progetti di guerra. Abbiamo fatto il lavoro del diavolo e adesso torniamo a quelli che sono i nostri veri compiti". 
Un altro scienziato, Max Born, gli fece eco e, opponendosi alla bomba nucleare, affermò: "L'amore per i nostri figli ci faccia cercare una via di salvezza"

Einstein e Russel

Albert Einstein e Bertrand Russel firmarono un famoso manifesto in cui chiesero la messa al bando delle armi atomiche. Da quell'esperienza nacque il movimento pacifista Pugwhash per il controllo degli armamenti. Einstein nel 1947 temeva che si affermasse una dottrina militare basata sulla guerra preventiva e dichiarava:



"Oggigiorno l’esistenza della mentalità militare è più pericolosa che mai; in quanto le armi che sono a disposizione alle nazioni che aggrediscono sono diventate molto più potenti delle armi della difesa. Questo fatto produrrà inevitabilmente una corrente di pensiero che condurrà alla guerra preventiva.” 
L'opposizione al militarismo è ben riassunta in questa dichiarazione di Einstein: 
"Questo argomento [la guerra] mi induce a parlare della peggiore fra le creazioni, quella delle masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni militari al seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna della civiltà il più rapidamente possibile. L’eroismo comandato, gli stupidi corpo a corpo, il nefasto spirito nazionalista, come odio tutto questo! E quanto la guerra mi appare ignobile e spregevole! Sarei piuttosto disposto a farmi tagliare a pezzi che a partecipare ad un’azione così miserabile. Eppure, nonostante tutto, io stimo tanto la umanità da essere persuaso che questo fantasma malefico sarebbe da lungo tempo scomparso se il buon senso dei popoli non fosse sistematicamente corrotto, per mezzo della scuola e della stampa dagli speculatori del mondo politico e del mondo degli affari".  
Di Russel è invece questa frase molto significativa: 
"I nuovi poteri che la scienza ha dato all'uomo possono essere usati senza pericolo solo da coloro che, o con lo studio della storia o con l'esperienza della loro vita, hanno acquistato un certo rispetto per i sentimenti umani e tenerezza verso le passioni che danno colore all'esistenza quotidiana degli uomini e delle donne". 
Sempre di Russel è la celebre dichiarazione: 
"Nessuno dei mali che si vogliono evitare con la guerra è così grande quanto la guerra stessa". 

Non è privo di interesse ricordare che Bertrand Russel, nel 1960, partecipando ad una tavola rotonda sulle questioni nucleari con la signora Eleonora Roosvelt, fu scandalizzato nell‘ascoltare la moglie del defunto Presidente americano che affermava di preferire che la razza umana andasse distrutta piuttosto che immaginarla “preda del comunismo“.




Pauling e l’impegno contro i test atomici



Linus Pauling (1901-1994) fu premio Nobel prima per la chimica e poi per la pace, caso unico nella storia del Nobel. Si devono a lui contributi fondamentali nella chimica e nella biologia. Ma da lui è venuta anche una grande lezione di impegno civile per la pace e contro le bombe atomiche. Nato nell'Oregon, uno degli stati della costa del Pacifico degli Stati uniti, da modesta famiglia, lavorò per poter studiare e frequentare l'Università dove si diplomò in scienze per passare poi a studiare chimica fisica all'Università della California a Pasadena. Il primo articolo di Pauling sulla struttura delle proteine apparve nel 1952 ed ebbe una grandissima risonanza; Pauling estese la teoria della struttura ad elica all'acido desossiribonucleico, DNA, un tema su cui stavano lavorando, in Inghilterra, i chimici Watson e Crick. Nel 1951 furono ottenuti gli spettri di diffrazione delle molecole del DNA che furono rese pubbliche nell'aprile 1952 durante un congresso a Londra e Watson e Crick, sulla base di tali "fotografie", proposero per il DNA quella struttura "a doppia elica" per cui sarebbero divenuti celebri nel mondo. Sarebbe arrivato allo stesso risultato, prima di loro, se avesse potuto partecipare a Londra allo stesso congresso, anche Pauling che invece non poté allontanarsi dagli Stati uniti perché il governo gli aveva tolto il passaporto per le sue presunte attività "antiamericane". E quello di contestatore fu un altro volto di Linus Pauling, ispirato anche dalla moglie Ava Helen (1903-1981), che aveva sposato nel 1923 e che era una attivista nei movimenti dei diritti civili e pacifisti. Davanti ai risultati delle esplosioni delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki e agli effetti delle esplosioni nucleari sperimentali nell'atmosfera, Pauling decise di dedicare una parte rilevante del suo impegno nei movimenti per la cessazione dei test nucleari e per l'abolizione delle bombe atomiche. A partire dal 1950 era cominciata la persecuzione di tutti coloro che erano sospetti di "comunismo", cioè di idee liberali e pacifiste, costretti, per poter continuare a lavorare, a "denunciare" altri colleghi sospetti anche loro di "comunismo". Pauling si rifiutò di testimoniare davanti alla speciale commissione del senatore repubblicano Joe McCarthy, continuò nelle marce contro le bombe atomiche e, come ricordavo prima, fu privato del passaporto. I suoi successi scientifici erano stati comunque tali che nel novembre 1954 ebbe il premio Nobel per la chimica; per tutti gli anni cinquanta del Novecento continuò la sua campagna contro le bombe atomiche. Il suo libro "Mai più guerre!" del 1958 contribuì moltissimo alla mobilitazione dell'opinione pubblica che portò all'accordo del 1963, con cui sovietici e americani decisero di sospendere i test nucleari nell'atmosfera. Per il suo impegno civile Pauling ebbe nell'ottobre 1963 un secondo premio Nobel, questa volta per la pace, unica persona ad avere avuto due premi Nobel non divisi con altri. Un catalogo di tale immenso patrimonio e molte notizie su Linus e Alma Pauling si trovano in Internet nel sito:www.orst.edu/Dept/Special_Collections/subpages/ahp mentre 2500 pagine su Pauling si trovano anche nell'archivio dell'FBI; anche in questo caso il coraggio civile ha avuto la meglio sull'oscurantismo e sulle persecuzioni politiche.439 

Accanto all'impegno contro i test nucleari americani, occorre ricordare il parallelo impegno contro i test nucleari sovietici, molto più difficile e rischioso. In particolare va menzionata la lotta contro i test nucleari a Semipalatinsk, nel Kazakhstan. Oggi chi si addentra in quella remota zona del mondo, ormai autonoma dalla Russia si imbatte in casi di mostruosità e bambini nati malformati, in ospedali con le vittime delle radiazioni da cui non si esce vivi. Ha dichiarato il direttore dell'ospedale, Tantoley, che raccoglie i contaminati dai test atomici di Semipalatinsk:


"Non guariranno mai, qui entrano e qui muoiono. Sono sette anni che vivo qui e non ho mai visto nessuno uscire vivo e sano da questo ospedale. Non sono un medico, sono il curatore di un cimitero. Non ci sono malati, c'è solo gente condannata all'estinzione".440 
Nel poligono atomico dei Semipalatinsk, riferisce il giornalista Ettore Mo, sono esplose dal 1949 al 1990 circa 500 bombe al plutonio. La radioattività del plutonio si dimezza in 24 mila anni. Nel suo libro Tempi storici tempi biologici il chimico Enzo Tiezzi ha scritto: 
Un chilo di plutonio disperso nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone. Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale”. 
Nonostante questo la bomba atomica è stata sapientemente associata dalla propaganda militare non al cancro ma al sesso tanto che il test nucleare nell'atollo di Bikini del 1946 fece nascere per il costume in "due pezzi" il nome appunto di "bikini" che a quel tempo era proibito in molte nazioni. Le più formose dive di Hollywood vennero definite "bellezze atomiche", come l'attrice Rita Hayworth, protagonista del celebre film Gilda. Entrò così nel costume e nel linguaggio l'associazione tra la potenza esplosiva dell'atomica e tutto ciò che era considerato "proibito" per la morale sessuale. 

Le bombe di Hiroshima e Nagasaki uccidono ancora

Trentaquattro studiosi giapponesi hanno indagato sugli effetti a lungo termine delle bombe di Hiroshima e Nagasaki e, dopo un decennio di studi, hanno redatto negli anni Ottanta un rapporto scientifico che ha fatto luce su particolari inquietanti. Riferisce Bruno Rossi sul Corriere della Sera del 6 agosto 1983:


"Dalla fine del 1945 al 1950: centoquarantamila morti. Dal 1950 a oggi: altri centomila. Sui certificati medici si parla di leucemia, di cancro allo stomaco, di linfoma (…) Le cartelle cliniche cominciano con una frase sempre uguale: esposto a radiazioni atomiche". 
Per arrivare a scoprire la verità degli effetti a lungo termine delle bombe atomiche gli studiosi hanno dovuto lottare contro un muro di resistenze, come racconta Bruno Rossi: 
"Si sono dovuti rimuovere i sindaci di Hiroshima e Nagasaki per avviare, a metà degli anni Settanta, una indagine scientifica su ciò che realmente è accaduto in quell'agosto 1945. E su quel che continua ad accadere (…) Non c'è in realtà nessun conto finale. Perché le atomiche di Hiroshima e Nagasaki non hanno ancora finito di uccidere". 
Oltre all'impegno dei fisici contro le armi nucleari va quindi annoverato l'impegno dei medici più onesti e sensibili che hanno avuto il coraggio di non voltarsi dall'altra parte e di cercare la verità. 

Richardson e l'analisi matematica dei conflitti

Euclide era il suo autore preferito ma lui, ultimo di sette fratelli di una famiglia quacchera, oltre ad essere un matematico di valore, era anche un pacifista. Si chiamava Lewis Fry Richardson (1881-1953) e il suo nome ricorre ancora oggi sull’Enciclopedia Britannica e nei siti Internet dedicati alla matematica e alla meteorologia. Dedicò trent'anni della sua vita allo studio delle cause della guerra tramite le sue equazioni. Fu obiettore di coscienza durante la prima guerra mondiale (operò dal 1916 al 1918 con la Friends Ambulance Unit in Francia) e nel 1919 scrisse The Mathematical Psychology of War, uno dei suoi primi tentativi di applicare l’analisi matematica ai conflitti umani. Da allora collezionò una consistente documentazione storica che analizzò anche da un punto di vista statistico.444



"Disertate i laboratori di morte"

Gli scienziati impegnati nelle ricerche militari hanno ricevuto un esplicito invito ad "disertare i laboratori di morte", lanciato loro da Giovanni Paolo II nel 1979 all'Unesco.



Vanunu, 18 anni in carcere per aver svelato le atomiche israeliane

Mordechai Vanunu ha dovuto passare 18 anni nel carcere di Ashkelon in Israele per aver "disertato i laboratori di morte" e per aver rivelato che Israele possedeva armi atomiche. Ufficialmente Israele non ne possiede e le autorità internazionali di controllo non fanno ispezioni. Vanunu aveva lavorato dal 1976 al 1985 come tecnico nucleare presso la centrale nucleare di Dimona, nel deserto del Negev in Israele ed era a conoscenza delle ricerche in atto sugli armamenti nucleari. Nel settembre del 1986, in un'intervista al Sunday Times aveva denunciato che Israele tra gli anni '70 ed '80, con la responsabilità e durante il governo Peres, aveva sviluppato un vasto arsenale di armi nucleari, in violazione di tutti i trattati internazionali. Mentre era a Roma nel 1986 fu rapito dai servizi segreti israeliani e portato in Israele dove, con un processo segreto senza giuria, venne condannato a diciotto anni di reclusione per spionaggio e tradimento allo Stato. In realtà Vanunu non ha mai rivelato segreti nucleari a potenze straniere bensì ha reso pubblico un progetto clandestino che Israele stava conducendo in violazione dei trattati internazionali sulle armi di distruzione di massa. Per due anni è stato quindi confinato in una cella illuminata 24 ore su 24, ed ha trascorso 11 anni in assoluto isolamento, con un trattamento definito come "degradante ed inumano" dalle associazioni per la difesa dei diritti umani, perché considerato un pericolo per la sicurezza di Israele; infatti, ogni richiesta avanzata per una scarcerazione anticipata è stata per anni respinta dalle autorità israeliane. Nel 2004 Vanunu è stato liberato ma dopo la sua scarcerazione gli è stato imposto il divieto di lasciare il paese, di comunicare via Internet e di parlare con i giornalisti.


Note: Realizzato in collaborazione con Daniele Marescotti

Siti web degli autori
Alessandro Marescotti www.marescotti.eu
Daniele Marescotti www.danielemarescotti.it

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