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Legambiente: petrolchimico



13 Novembre 2000 

PETROLCHIMICO: "DOPO MARGHERA E BRINDISI INDAGINI SUL POLO DI RAVENNA" 

    Un'inchiesta sul petrolchimico di Ravenna, sulle sue lavorazioni, sulla
possibile insorgenza di patologie tra operai e abitanti della zona causata
dall'esposizione al famigerato Cvm, la sostanza cancerogena ampiamente
usata nell'industria chimica per la produzione di plastiche. A sollecitare
l'intervento della magistratura è Legambiente che a Ravenna ha messo a
disposizione dei lavoratori del petrolchimico e dei cittadini che volessero
intentare causa al petrolchimico i suoi Centri di azione giuridica.
Legambiente, sempre oggi, ha inoltre annunciato che si costituirà parte
civile sia nei procedimenti giudiziari in corso (ce n'è uno già aperto per
l'esposizione dei lavoratori all'amianto), sia in quelli che verranno
intrapresi in futuro. "A Porto Marghera è in corso un processo, a Brindisi
la magistratura ha disposto 68 rinvii a giudizio, ci sembra doveroso che
anche l'attività del petrolchimico di Ravenna venga passata al setaccio
dagli inquirenti - chiede il direttore generale di Legambiente, Francesco
Ferrante - D'altronde, pur se con alcune differenze, sia a Marghera, che a
Brindisi e Ravenna il ciclo di produzione ha previsto l'impiego del Cvm e
analoghi sono stati i passaggi societari alla guida del polo industriale
chimico". Sul petrolchimico di Ravenna è già in atto una indagine
epidemiologica della provincia, tesa proprio ad accertare la pericolosità
sanitaria degli impianti. Mentre quanto a rischio di incidente rilevante
Ravenna è già sicuramente uno dei siti più pericolosi d'Italia insieme a
Marghera. Proprio in questi 2 comuni infatti c'è la più alta densità di
industrie ad alto rischio in Italia: 17 e 12 rispettivamente. Dopo Venezia
e Ravenna troviamo Roma e Porto Torres (6), Napoli, Ferrara, Genova,
Sarroch (5), Filago, Cremona, Trecate, Volpiano, Brindisi, Gela, Belpasso
(4), Brescia, Mantova, Rho, Bari, Priolo, Livorno (3). Per quanto riguarda
invece la distribuzione regionale delle industrie ad alto rischio si rileva
che il 20% sono concentrate il Lombardia (67), Emilia Romagna (39), Veneto
(28), Piemonte (27), Sicilia (22). Gli stabilimenti ad alto rischio sono
per lo più chimici e petrolchimici (40% del totale) e depositi di Gpl
(30%). Intanto Legambiente continua a seguire da vicino le vicende del
petrolchimico di Brindisi, dove per domani ha organizzato una
manifestazione tesa a denunciare la pericolosità degli impianti ma
soprattutto a offrire alternative valide per la bonifica di quei luoghi.  

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14 Novembre 2000 

MANIFESTAZIONE LEGAMBIENTE AL PETROLCHIMICO DI BRINDISI
 
    "Disinnescare il petrolchimico di Brindisi, risarcire gli operai e il
territorio aggrediti dalle sostanze nocive, chiudere tutti gli impianti ad
alto rischio di incidente rilevante e ad alto impatto ambientale". Queste
le parole d'ordine della manifestazione organizzata stamane a Brindisi da
Legambiente, che ha organizzato un presidio davanti ai cancelli del
petrolchimico, a cui hanno partecipato oltre cento attivisti
dell'associazione. "I magistrati brindisini hanno confermato quanto
Legambiente denuncia da anni - ha sottolineato Francesco Ferrante,
direttore generale di Legambiente - il ciclo di produzione del Pvc ha
provocato la morte dei lavoratori del Petrolchimico, patologie gravi e
tumori che purtroppo, visto il periodo di latenza delle malattie scatenate
dal Cvm, potrebbero in futuro causare la morte di tanti altri operai. Oggi
molti rappresentanti istituzionali incaricati di tutelare lavoratori,
salute e ambiente, dopo aver per anni volutamente ignorato i molti allarmi
che giungevano dall'interno del Petrolchimico, si mostrano indignati. Ci
auguriamo che almeno oggi ci sia il coraggio di riconoscere gli errori del
passato e, insieme, la volontà di squarciare il velo quel velo che ha
coperto tanti misfatti: gli operai, le loro famiglie, i cittadini attendono
giustizia e atti concreti". Primo di questi atti concreti la revisione
completa delle previsioni del Piano di risanamento per l'area ad alto
rischio di crisi ambientale: "Bisogna chiudere tutti gli impianti ad alto
rischio di incidente rilevante e ad alto impatto ambientale - sollecita
Doretto Marinazzo, di Legambiente Brindisi - a cominciare dal reparto MDI
del Petrolchimico, in cui ripetute sono state le fughe di fosgene, e dove
si manipolano sostanze cancerogene come l'anilina. E' necessario poi
bloccare l'avvio dei lavori della Powerco per la torcia al plasma,
l'inceneritore mai sottoposto all'esame di ministero dell'Ambiente e Via".
L'associazione ambientalista sollecita infine un accordo di programma per
la bonifica delle aree inquinate, comprese le discariche che circondano il
Petrolchimico, nonché uno screening epidemiologico su tutti i lavoratori
che hanno lavorato all'interno del polo chimico. "Non solo gli operai
dell'industria chimica, ma anche quelli dell'indotto potrebbero infatti
essere stati sottoposti a una esposizione elevata alle sostanze cancerogene
presenti nel ciclo di lavorazione - ricorda Marinazzo - In particolare
chiediamo che venga prestata particolare attenzione agli addetti delle
ditte appaltatrici a cui sono stati affidati i lavori più "sporchi":
pulizia di autoclavi e insaccamento del cloruro di vinile monomero".