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I risultati falsi di un aspirante Nobel



Fonte: Punto Informatico
http://punto-informatico.it/p.asp?i=41874&p=2

Macchie nel mondo della ricerca

Lo sostiene un lettore che ricostruisce la vicenda del fisico Schoen, 
candidato Nobel, una vicenda importante di cui si è parlato troppo 
poco

I fatti

23/10/02 - Lettere - Roma - Gentile redazione di PI, vi scrivo perchè 
vorrei mettere in evidenza una notizia che ha avuto poco risalto sui 
mezzi d'informazione. Si tratta della falsificazione di dati 
scientifici compiuta da un ricercatore che sino a poco tempo fa 
veniva considerato candidabile al Nobel per la fisica. Questa notizia 
dovrebbe far riflettere chi lavora nel campo della ricerca e più 
ancora coloro che pur non essendo ricercatori, o forse proprio perchè 
non lo sono, sembrano avere scambiato la scienza per una religione 
con tanto di sacerdoti (gli scienziati) e di sacre scritture (le 
riviste scientifiche).
Anche la scarsa rilevanza data alla notizia al di fuori dell'ambiente 
scientifico dovrebbe far riflettere. Ho letto la notizia per la prima 
volta sul numero di luglio 2002 di IEEE Spectrum. Spectrum è la 
rivista della IEEE (di cui sono membro, lavorando come ricercatore di 
Elettrotecnica all'Università). L'articolo, intitolato "Identical 
Graph Chart, A Dubious Picture", parlava di un giovane ricercatore 
tedesco, di nome Jan Hendrik Schoen, dei laboratori Lucent Bell, che 
negli ultimi due anni sembrava avere rivoluzionato la nanoelettronica.
A 31 anni Schoen risultava già autore o coautore di circa 200 lavori 
scientifici, traguardo al quale una persona normale arriva solo alle 
soglie della pensione lavorando duramente. Ben 17 di questi lavori 
sono stati pubblicati su Nature e Science, le due riviste più 
prestigiose.
I risultati sperimentali riportati da Schoen erano eclatanti, tanto 
da far sperare nella prossima realizzazione di circuiti molecolari. 
Di Schoen si diceva che sarebbe andato a Stoccolma per il Nobel, era 
un divo nel suo campo, ed il management della Lucent era ben felice 
di avere un tale genio per fare buona pubblicità ad un'impresa 
boccheggiante.
Ma nessuno era mai riuscito a replicare i risultati di Schoen. Chi 
aveva cercato di farsi dare informazioni più dettagliate su come 
erano stati condotti gli esperimenti aveva avuto indicazioni 
imprecise, a volte non si riusciva nemmeno a sapere dove un certo 
esperimento era stato condotto.
Tuttavia nessun fisico che lavorava nel campo e non riusciva a 
replicare gli esperimenti applicò uno dei principi alla base della 
fisica, secondo il quale un esperimento deve essere replicabile. E se 
non lo è i risultati sono da scartare.
A quanto pare si preferiva mormorare "Io non ci riesco, e tu ?", ma 
nessuno aveva il coraggio di dire che il re era nudo. Finché qualcuno 
non si accorse che c'erano 3 grafici identici in 3 diversi articoli 
che pretendevano di descrivere il comportamento di dispositivi 
diversi. Una coincidenza passi, ma due no.
Qualcuno cominciò a esporre apertamente i propri dubbi, e qualcun 
altro invece disse che era vicino ad ottenere risultati simili a 
quelli di Schoen. La Lucent ordinò un'indagine interna. E qui si 
chiude l'articolo di Spectrum. A settembre leggo sul televideo di 
Mediaset che un possibile candidato al Nobel di nome Schoen ha 
ammesso di avere falsificato i suoi esperimenti.
Dopo qualche giorno cerco in rete, mettendo la stringa "Jan Hendrik 
Schoen" in Google. Circa 100 pagine web, molte sono pagine di 
conferenze alle quali aveva partecipato Schoen, o articoli su Schoen 
quando era ancora un "outstanding researcher". Negli altri si legge 
che l'inchiesta si è conclusa, i risultati di Schoen erano falsi. Ha 
perso il posto e la reputazione e probabilmente verrà espulso dagli 
USA, perché il suo visto non è più valido non avendo un lavoro. Ben 
16 le falsificazioni palesi più altre 8 probabili. Spectrum ha 
ripreso l'argomento solo recentemente e nella versione online, 
fornendo il link al report dell'indagine 
(http://www.lucent.com/news_events/researchreview.html). Credo sia 
apparso anche qualche trafiletto sulla stampa, ma nulla di rilevante.
Molti pensano che l'ascesa e la caduta di Schoen dimostrino come 
l'ambiente scientifico sia in grado di correggere i propri errori e 
quindi sia fondamentalmente sano e meriti tutti i soldi che vengono 
spesi per la ricerca.

La punta dell'iceberg? (pagina 2 di 2)
Io non sono d'accordo. Troppo comodo scaricare tutte le colpe su 
Schoen e non guardare all'ambiente che gli ha permesso e lo ha 
indotto al falso. Non dico che sia innocente, ma non è l'unico 
colpevole. Schoen è la punta dell'iceberg, non l'iceberg.
Primo punto. Perché nessuno ha pubblicato dei lavori nei quali si 
smentiva Schoen sulla base dell'impossibilità di replicare gli 
esperimenti? Chissà, qualcuno ha tentato, ma qualche solerte revisore 
lo ha stroncato. Nella comunità che si pretende scientifica il 
criterio sperimentale è stato rimpiazzato dal criterio del divismo. E 
se Schoen fosse stato più accorto con il taglia e incolla forse 
sarebbe ancora in lizza per il Nobel.
Secondo punto. Schoen ha pubblicato sulle migliori riviste, che si 
suppone abbiano i migliori revisori. I revisori, che dovrebbero 
essere degli esperti, non ripetono gli esperimenti. Ma controllano 
che gli articoli siano originali, rilevanti scientificamente 
nell'ambito della rivista e che non contengano errori evidenti. E 
dovrebbero essere tanto più attenti quanto più i risultati sono 
eclatanti.
Invece non si sono accorti che un grafico nell'articolo che 
esaminavano era identico ad un altro in un articolo già pubblicato, 
mentre doveva essere diverso. Sulla base delle mia esperienza con le 
riviste direi che i revisori hanno letto solo il nome dell'autore. 
Ancora il criterio del divismo.
Terzo punto. Un divo non si costruisce da solo, occorre l'ambiente 
adatto ed uno sponsor. Nel caso in questione lo sponsor è senza 
dubbio la Lucent la quale ha ripetuto il vecchio trucco di John Law, 
che nel '700 di fronte all'imminente crollo delle azioni della 
compagnie delle Indie, fece diffondere la voce della scoperta di 
immensi giacimenti d'oro nelle colonie. Il crollo ci fu ugualmente e 
Law morì esule in miseria.
Non dico che i manager Lucent sapessero che Schoen era un falsario e 
facessero finta di niente. Ma non mi pare abbiano fatto troppe 
domande finché non hanno capito che la reputazione del loro intero 
gruppo di ricerca rischiava di andare in pezzi.
Quarto punto. Invece delle notizie abbiamo annunci, e non soltanto 
nel campo scientifico. Un giorno c'è l'annuncio sul PIL americano in 
crescita del 6% secondo le prime stime, sull'arresto di un bidello 
inglese accusato di avere assassinato due bambine, sul gene XY45 che 
è causa di qualcosa. Non c'è la notizia sui dati definitivi del PIL 
USA, sulla colpevolezza o innocenza del bidello, sul fatto che l'XY45 
è un errore di laboratorio.
Qualche tempo fa ho letto il libro di Duesberg sull'AIDS. Non so se 
le sue affermazioni sull'HIV e l'AIDS sono tutte attendibili, ma 
l'analisi che fa della comunità scientifica (o presunta tale) è 
corretta. Troppi soldi, troppi ricercatori ed una credibilità che 
rischia di implodere come la new economy.
Concludo con un appello agli scettici che ogni tanto ci spiegano che 
i maghi sono dei truffatori: lasciate perdere i maghi e chi si 
rivolge a loro, è inutile. Concentrate la vostra attenzione sulla 
scienza ufficiale, potrebbe rivelarsi utile.
Lettera Firmata