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[comunicati_lilliput] “Le bandiere della pace restino ai balconi in caso di guerra!”



Comunicato stampa
Ufficio Stampa Rete Lilliput: Cristiano Lucchi 339/6675294 - 
ufficiostampa@retelilliput.org
Ufficio Stampa Pace da tutti i Balconi: Mariagrazia Bonollo 348/2202662 - 
salbega@tiscali.it

“Le bandiere della pace restino ai balconi in caso di guerra!”

Forti richieste dall’estero, bandiere anche al Parlamento europeo, mentre 
il Comune di New York vota una risoluzione contro la guerra. Intanto 
raggiunta quota 2.500.000 per le bandiere della pace ai balconi italiani.

In queste ore nelle quali sembra già iniziato il funesto conto alla 
rovescia per il via all’attacco unilaterale contro l’Iraq, la campagna 
“Pace da tutti i balconi!” ricorda la contrarietà della maggioranza delle 
popolazioni del mondo a tale attacco e chiede con forza a tutti i 
cittadini, nel caso sia effettivamente dato il via ai bombardamenti, di non 
togliere le bandiere dai balconi delle case e degli edifici pubblici e 
privati, ma, anzi, di partecipare, nella forma e con le modalità che ognuno 
riterrà più opportuno, a tutte le iniziative di pressione per far sì che il 
nostro paese non entri in guerra, non la supporti e ne prenda le distanze, 
utilizzando come segno di visibilità ulteriore proprio la bandiera della 
pace nei sit-in, nelle manifestazioni e nelle veglie.

“Il nostro impegno per scongiarare la guerra, anche in queste ore 
drammatiche – spiega il coordinamento della campagna - continua 
regolarmente e siamo costantemente sollecitati dall’estero a inviare 
piccoli e grandi quantitativi di bandiere, soprattutto da Germania, 
Svizzera, Austria, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Francia, 
Australia e Canada. Quello di esporre la bandiera della pace è un gesto che 
evidentemente anche fuori dall’Italia è visto come un segnale forte del 
“no” alla guerra da parte della gente comune”.

“Il palazzo del Parlamento europeo di Strasburgo è pieno di bandiere della 
pace, pendono dalle finestre di Parlamentari, messe da molti assistenti...” 
lo afferma l’europarlamentare Luisa Morgantini.

E sempre a proposito di Europa, durante le scorse settimane si è svolta, 
sul sito dell'Unione Europa un’indagine conoscitiva sulla crisi irachena. 
Per mezzo di un questionario si è cercato di capire cosa pensa la 
popolazione europea di questa vicenda. A tutt'oggi sono pervenuti più di 
83.000 questionari: il 56,9% delle persone ritiene che non si debba 
assolutamente fare questa guerra, un ulteriore 36,3% che non si debba fare 
ora. Tutto ciò anche se addirittura il 47,8% ritiene che l'Iraq abbia 
probabilmente armi di distruzione di massa. L'82,7% degli intervistati 
afferma che la via da seguire è quella della diplomazia e il 9,1% che si 
debba rimanere neutrali; in ogni caso, per il 75,6% l¹Europa dovrebbe avere 
su questo genere di questioni una posizione comune. Per concludere, il 
79,4% ritiene che alla base della decisione americana ci sia il controllo 
del petrolio.

Un no alla guerra arriva anche dalla città vittima degli attentanti dell’11 
settembre. Scrive la Cnn: “Il Consiglio Municipale di New York, la città 
vittima degli attentati dell'11 settembre 2001 - gli stessi che spingono il 
presidente americano George W. Bush ad attaccare l'Iraq - ha votato 
mercoledì una risoluzione contro un'eventuale guerra. La votazione sulla 
risoluzione, terminata con 31 voti a favore e 17 contrari, è arrivata dopo 
mesi di dibattiti. New York non è comunque la prima città americana che si 
oppone apertamente ad un'azione militare in Iraq. Dal settembre 2002 
risoluzioni in questa direzione sono state approvate a Los Angeles, 
Chicago, Portland e Milwaukee”.

Intanto in Italia le bandiere esposte ai balconi sono 2.500.000. Le 
richieste, nonostante una fisiologica flessione, sono continue e 
interessano particolarmente in questo momento il Sud Italia, che è stato 
l’ultimo ad organizzarsi ma che non è certo l’ultimo per la richiesta di pace.