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Uranio: Commissione Mandelli conferma sindrome balcani



http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=19452

Uranio: Commissione Mandelli conferma sindrome balcani

di Paul Ricard (info@vita.it)

13/06/2002

Eccesso di linfomi di Hodgkin ''statisticamente significativo'' per i 
militari italiani impegnati in Bosnia e in Kosovo. La terza relazione della 
Commissione Mandelli conferma

Eccesso di linfomi di Hodgkin ''statisticamente significativo'' per i 
militari italiani impegnati in Bosnia e in Kosovo. La terza relazione della 
cosiddetta Commissione Mandelli, incaricata dal ministro della Difesa di 
far luce sui tumori che hanno colpito i soldati italiani nei Balcani, 
avrebbe confermato - secondo quanto si apprende - i risultati dello studio 
precedente. Le patologie tumorali sarebbero complessivamente inferiori ai 
casi attesi; non cosi', pero', i linfomi di Hodgkin. Inoltre, secondo 
indiscrezioni, non verrebbe confermato il nesso tra linfoma di Hodgkin e 
l'utilizzo di munizioni all' uranio impoverito, ma non sarebbe stata 
individuata una precisa causa della patologia. Il campione esaminato e' 
stato esteso a circa 43.000 militari (rispetto ai 40.000 della precedente 
relazione); aumentati anche i morti e malati esaminati ed il periodo di 
osservazione, che e' stato esteso a tutto il 2001. Secondo quanto si e' 
appreso, il terzo dossier predisposto dalla Commissione scientifica 
istituita dal ministero della Difesa per far luce sulla cosiddetta 
''Sindrome dei Balcani'' e' stato completato negli ultimi giorni e, presto, 
sara' sul tavolo del ministro Antonio Martino. Erano stati 35, tra morti 
(9) e malati, i casi esaminati nella seconda relazione della Commissione 
Mandelli, aggiornati al 30 aprile 2001. La prima relazione, che si era 
fermata alla fine di gennaio, era invece arrivata all'analisi di 28 casi. I 
militari ''osservati'' erano stati 39.491, in gran parte dell'Esercito 
(33.361), poi carabinieri (2.987), Aeronautica (2.760), Marina (364) e 19 
civili. Quasi tutti i casi di morti e malati esaminati, conseguentemente, 
appartenevano all'Esercito (29), 4 ai carabinieri e 2 all'Aeronautica. La 
seconda relazione, presentata a fine maggio 2001, era arrivata alla 
conclusione che ''esiste un eccesso, statisticamente significativo, di casi 
di Linfoma di Hodgkin'': ne erano stati infatti osservati 11 casi, mentre 
quelli ''attesi'' - in base alla media nazionale di 12 registri tumori 
italiani - erano solo 3,69. La prima relazione aveva evidenziato 9 di 
questi linfomi, ma il dato - a quanto pare per un errore di metodo di 
calcolo - era stato considerato ''statisticamente non significativo''. Al 
di sotto della media attesa, invece, sempre nel secondo dossier, le altre 
patologie tumorali. In particolare, i casi di linfomi non Hodgkin, che sono 
stati 5 (i casi attesi erano 6,3), e i tumori solidi: 17, contro 55,02 casi 
attesi. Diverso il discorso per le leucemie linfatiche acute: 2 quelle 
riscontrate (i militari sono entrambi deceduti), mentre i casi attesi erano 
0,82. Il doppio, ma per il basso numero assoluto non si parla, in questo 
caso, di eccesso ''statisticamente significativo''. Nove, come detto, i 
morti: 5 per tumori solidi, 2 per linfomi non Hodgkin e 2 per leucemia. 
Nessuno per i linfomi di Hodgkin, una malattia dalla quale si riesce a 
guarire, se diagnosticata in tempo, nel 70 per cento dei casi ed oltre. 
Proprio l'eccesso di linfomi di Hodgkin aveva imposto la prosecuzione e 
l'ampliamento dell'indagine scientifica avviata, con un monitoraggio 
prolungato nel tempo, per avere una conferma dei risultati ottenuti, ma 
soprattutto per individuare le cause e i possibili fattori di rischio. 
Sulle cause, per quanto riguarda il linfoma di Hodgkin, la comunita' 
scientifica internazionale non ha ancora molte certezze, anche se si tende 
a parlare di concause e non di un solo fattore scatenante la malattia. Lo 
stesso ministro della Difesa Martino, nelle settimane scorse, aveva 
sottolineato che trovare la causa dell'eccesso di linfomi di Hodgkin tra i 
militari italiani, non e' soltanto ''un vantaggio per la Difesa'', ma 
sarebbe una scoperta di ''interesse scientifico mondiale''. Quello che e' 
certo e' che la patologia e' una ''peculiarita' tutta italiana'', come 
aveva ammesso lo stesso Mandelli presentando la sua seconda relazione, nel 
senso che questo eccesso e' riscontrato solo tra i militari italiani 
impegnati in Bosnia e in Kosovo, e non anche tra quelli dei contingenti 
degli altri Paesi che hanno operato nello stesso periodo e nelle stesse 
zone dei Balcani. Riguardo all'uranio impoverito non e' stato stabilito 
alcun nesso. La seconda relazione anzi lo escludeva, in base ai dati 
parziali in suo possesso. ''Dalle informazioni ad oggi disponibili non vi 
sono elementi che possano far ritenere che vi sia stata un'esposizione 
significativa ai composti dell'uranio'', si leggeva infatti nella seconda 
Relazione Mandelli, che pero' non aveva completato tutte le analisi sul 
campione preso in considerazione. Secondo alcuni - uno schieramento 
trasversale, composto da parlamentari, associazioni di militari, medici e 
scienziati - la vera causa delle patologie starebbe nei vaccini: un mix di 
35-40 vaccinazioni, tra facoltative e obbligatorie, in tempi strettissimi, 
che avrebbero gravemente indebolito le difese immunitarie dei soldati. 
Altri, invece, puntano l'indice contro inquinanti ''di vario genere'' 
presenti nell'ambiente: si parla, in ordine sparso, di plutonio, benzene, 
radiazioni ionizzanti, contaminazioni legate alla natura degli obiettivi 
colpiti durante i bombardamenti. In attesa di certezze, comunque, i 
militari italiani ''fuori area'', e in particolare quelli impegnati 
nell'area balcanica, sono da tempo sottoposti a diversi test e controlli 
medici, il cosiddetto ''protocollo Mandelli'', con analisi periodiche per 
tenere sotto controllo la situazione. Sul versante retributivo, poi, una 
legge dell'agosto scorso e' intervenuta a sanare una situazione 
incresciosa: diversi soldati affetti dalla presunta Sindrome dei Balcani, 
infatti, dopo un periodo massimo di convalescenza, avevano perso la 
retribuzione. La nuova normativa stabilisce invece che, finche' non saranno 
conclusi gli accertamenti relativi al riconoscimento della dipendenza dalla 
causa di servizio, tutti riceveranno la paga. E per intero.