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Una pagina del diario di Lorenzo da Gaza



Una pagina del diario di Lorenzo da Gaza

Cari tutti
ieri dopo un`attesa di due giorni siamo riusciti a raggiungere Gaza. Per
riuscire a passare il check point ci siamo alzati molto presto al mattino,
che il sole non si era ancora visto in cielo. In citta`, prima di prendere
il taxi, abbiamo passato delle ore in compagnia di una persona davvero
speciale. Uno di quegli animi sensibili dall`intelligenza acuta di cui
nessuno sa niente, ma che da tanti anni lavora negli scantinati del mondo,
accerchiata dal dolore di troppa gente che dalla vita non puo` che uscirne
malconcia.

Suoniamo al campanello. Di fronte a noi un portoncino azzurro ben tenuto.
Non si sente alcun rumore: probabilmente non c`e` elettricita` ed il
campanello non funziona. F. bussa timidamente. Niente. Bussa forte -
suggerisco. TOC...TOC. Si sentono dei passi, la porta si apre. Una donnina
bassa, vestita di blu e con una specie di cuffietta ci guarda. Abbraccia
Fabrizio mentre ci chiede come stiamo e poi mi stringe la mano. Suor S. - si
presenta. Ci fa strada attraverso un piccolo giardino e comincia a
borbottare qualcosa a proposito di una famiglia che sta li`. Come si entra
nella piccola casetta ( a misura di suorina!) una donna araba ci stringe la
mano. Ci sono anche una ragazzina ed un bambino sui sette anni. Suor S.
inizia subito a raccontarci la storia delle persone che ci stanno difronte
sedute sul divanetto vicino all`ingresso. Il padre e` stato imprigionato
venti anni fa dai soldati di Israele - dice. Lo anno torturato; da allora
non riesce a mantenerli. Il figlio maggiore e` stato ucciso. Il
secondogenito e` ora in carcere mentre la madre e` gravemente ammalata. Il
cuore non funziona a dovere e tutte le articolazioni sono doloranti a causa
dell`artrite. I figli sono in tutto sette e non hanno di che vivere. Suor S.
ci guarda con gli occhi lucidi ed esclama: - sono tanti anni che sto qui,
questa e` una famiglia che ha una storia come troppe altre ed io comincio ad
essere stanca. Abbiamo seguito il corso degli eventi fin dal settantadue
vivendo qui con la gente. Di giorno in giorno si ripete la stessa storia: li
sfiancano, li umiliano e poi quando qualche disperato va a farsi saltare
entrano con carriarmato e quant`altro ed ammazzano, torturano, incarcerano
-. Guarda la donna. Si vede che soffre molto, non riesce a muovere la mano
sinistra. Le chiede come sta. - Questa donna morira` senza potersi sdraiare
- continua. Qui si vive nella menzogna. Democrazia e` solo una bella parola
che dopo tanti anni fa racapriccio. Dicono di loro che sono i criminali, che
sono i terroristi. Nessuno sa che ogni giorno mangiamo quel che ci portano.
Non hanno niente ormai, neanche la speranza, ma ci donano il pane. Da quando
sono qui le cose vanno cosi` e comincio ad essere stanca -. Tace. Non c`e`
odio nella sua voce. Rabbia si` ma non odio,penso appena finisce di parlare.
Da quando siamo arrivati si sento in corpo quella sensazione di dolore che
oramai conosco. Mi sembra quasi di sentirla meglio, stavolta. Anche le gambe
hanno qualcosa.
La donna con i figli se ne torna alla propria disperazione, noi parliamo
ancora con suor S. Si parla della situazione politica, di non violenza e
della chiesa. La suorina ci dice che la chiesa secondo lei ha grosse colpe
assieme a tutto l`occidente. Ci parla dei pozzi di petrolio su cui pesano
grossi interessi e dice che non si puo`continuare in eterno con la carita`,
occorre dare a ognuno cio` che gli spetta. Occorre impegno.
Detto cosi` puo` sembrare l`orazione di un politico incravattato. La
differenza e` che tutto in suor S. profuma di verita` e non di ipocrisia. Ci
parla come una mamma zeppa di dolore ed alla fine tutti e tre rimaniamo
zitti, schiacciati, oppressi dal nostro essere uomini ma con in fondo
all`anima la consapevolezza di non essere soli. Prendo la chitarra ed
intoniamo un canto. Una mattina mi son svegliato, oh bella ciao...La
tensione, la disperazione comincia a camminare. A passi lenti e pesanti ci
lascia. Tornera` e noi saremo li` ad aspettarla, un poco piu` pronti a
spogliarci delle inutili paure, di modo che ci passi attraverso e s`infranga
contro la Vita come l`onda fa sulla
sabbia.




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