AfricaNews
News and Views on Africa from AfricaVersione italiana

AfricaNews

RSS logo

Editoriale

Cifre, dati, numeri. Te li sbattono sulle prime pagine dei quotidiani, te li gridano durante i telegiornali sempre più concitati. Più agghiaccianti sono questi dati e meglio è: qualche telespettatore cambierà canale ma i più rimarranno avvinti davanti al video, molti spinti dai loro sensi di colpa.

Cifre, dati, numeri escono da ogni summit, da ogni convegno (non se ne sono fatti tanti nella storia dell'umanità come in questi ultimi anni) e descrivono soprattutto lo stato del nostro pianeta, la condizione esistenziale dei suoi abitanti, cioè il disagio, la precarietà di almeno due terzi dell'umanità.

Le notizie raramente sono positive. Vanno di moda (purtroppo a volte è anche realtà) titoli come "Fame nel mondo, 24mila morti al giorno" oppure "Nel 2020 denutrito un bambino su quattro". Le cifre impazzano e ognuno le manovra e le quantifica come vuole (chi va a controllare?). Un esempio ci viene dal supplemento di un quotato giornale nazionale. Prima versione: "Nel 2020 potrebbero essere tre miliardi le persone che nel mondo soffriranno per mancanza di risorse idriche". Pochi mesi dopo: "Saranno 5,5 miliardi le persone che nel 2025 rischiano di subire gravi carenze d'acqua".

Cifre in libertà dunque, anche se toccano problemi reali, fondamentali per la nostra esistenza. ma questa disinvoltura nel propagare dati terribili sarebbe il male minore. Ciò che più ci rattrista sono gli obiettivi che i vari organismi internazionali si danno nei confronti della povertà, delle carenze nella scuola e nella sanità. Questi obiettivi non vengono mai raggiunti anche se di mezzo ci sono l'Onu o la Banca mondiale. Figuratevi poi quando questi programmi vengono fatti da paesi africani, strangolati dal debito estero, dall'avidità dei loro governanti e che sprofondano in un deterioramento tecnico-sociale senza eguali.

Possiamo citare il caso che viene descritto nel primo articolo di questo 60° numero di Africanews in lingua italiana. Si tratta della battaglia che il Kenya vuol condurre contro la malaria, causa ogni anno della morte di 34mila bambini. Le misure di prevenzione erano semplici come la fornitura di zanzariere impregnate di insetticida. Eppure tre anni dopo il varo di questo provvedimento neanche il 5% dei bambini kenioti dorme sotto la zanzariera.

Il danno provocato dalla malaria al continente africano è stato valutato in 12 miliardi di dollari annui. Una cifra mostruosa sia che sia stata sopravalutata o sottovalutata. Nell'articolo dal Kenya si parla addirittura di una proposta sconcertante: ricorrere al DDT, l'insetticida che noi da anni abbiamo messo al bando perché cancerogeno. L'unica speranza sembra rimanere quel vaccino che stanno già sperimentando sugli animali. Ma quando sarà pronto, avrà un prezzo accessibile per gli africani?