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Swaziland

Il delirio di certi predicatori

La miscela di fondamentalismo religioso cristiano e autorità tradizionale africana sta creando una situazione sempre più tesa e controversa ora che si sta mettendo mano alla nuova Costituzione nazionale dello Swaziland. La farneticante esibizione dei preti delle sette davanti al monarca assoluto Mswati.
James Hall

“Anche se tutto il mondo esalta la democrazia, non significa che dobbiamo seguirlo e fare la stessa cosa.” Ha detto recentemente il governante dello Swaziland, re Mswati, davanti a 400 esponenti religiosi riuniti al villaggio reale di Engabezweni, 25 chilometri a est di Mbabane la capitale del Paese. Aveva appena sentito alcuni leader religiosi intervenire a favore della monarchia assoluta e, preso dall’ardore, ha descritto la democrazia come una “moda” che si è impossessata del mondo, ma che non trova posto nel suo regno.

Il reverendo Mkhuluza Zwane era stato uno degli oratori più convinti e veementi nel condannare la democrazia e, come altri leader religiosi, aveva citato brani e versi biblici a sostegno della sua posizione, affermando: ” Non c’è un solo punto nella Bibbia in cui si dica che ci debba essere un Presidente alla guida d’un Paese.” Zwane non è altro che uno dei tanti religiosi, appartenenti alle decine di Sette diffuse nel piccolo Paese (17.364 km quadrati con un milione di abitanti), che combinano principi fondamentalisti cristiani con credenze spirituali tradizionali africane.

I leader religiosi delle diverse Chiese cristiane principali, che non erano stati invitati all’incontro di preghiera, non hanno certamente gradito quanto è stato detto al villaggio reale; un prete cattolico ha così commentato le uscite di cui abbiamo detto: “ Si è trattato di una riunione politica, non di un incontro di preghiera. Per quanto riguarda la “teologia” semplicistica che si è sentita fare, la Bibbia non menziona i Presidenti per lo stesso motivo per cui non fa riferimento alla televisione o alle automobili. Semplicemente perché non esistevano al tempo in cui è stata scritta.”

In effetti, il reverendo Zwane, più che un religioso, aveva tutta l’aria di essere un politico che sostiene a spada tratta una causa, profferendo questa plateale dichiarazione davanti al re: “ Se e quando alla gente viene dato il diritto di scegliere, sceglie inesorabilmente il male, il peggio. Ci sono in giro persone pagate per cercare di togliervi di mezzo. Maestà, si tratta di coloro che propagandano la democrazia.”

Riferimenti a cospirazioni per abbattere un monarca creano sempre un grande allarme in qualsiasi Palazzo del mondo, ma, come se non bastasse, un altro oratore di spicco, il reverendo Khayeni Khumalo, si è spinto ancora oltre quando ha detto a re Mswati che i cittadini degli Stati democratici si sorprenderanno di trovare sbarrata la porta del Paradiso…spiegandosi ancor meglio in questo modo: “ Un re congiunge il suo Paese a Dio, un Presidente non può comunicare con Dio poiché questi non conosce com’è andato al potere.” Khumalo ha dichiarato infine che: “ I Presidenti sono gente affamata di potere che si comporta come gli stupratori, fanno irruzione e governano. Sono imposti al popolo, molti di loro vanno all’Inferno, insieme con la loro gente, non conta quanti sono, anche se sono tanti..”

Re Mswati, rispondendo, è sembrato senz’altro compiaciuto del fatto che i suoi modi di governo avessero trovato appoggio da parte del verbo consacrato, infatti, si è rivolto ai religiosi, dicendo: “ E’ una buona cosa che voi abbiate citato passi della Bibbia che non approvano la democrazia multipartitica, una forma di governo che non va bene per noi poiché Dio ci ha indicato una strada, che è quella di fare le cose alla nostra maniera…”

L’incontro dei leader religiosi alla testa delle Sette cristiane che rappresentano il supporto di base fondamentale per la monarchia è stato importante, soprattutto, per il momento in cui è avvenuto. In occasione di un recente viaggio a Londra il re ha annunciato la presentazione a giugno di una nuova Costituzione nazionale. Attesa da 5 anni, viene preparata da autorità reali in nome del popolo dello Swaziland, e, a detta di tutti, farà in modo di custodire gelosamente, per sempre, i poteri di governo del re.

I gruppi democratici hanno già ampiamente denunciato la nuova Costituzione, definendola un non senso e ritenendola destinata al fallimento, ma la loro consistenza è insignificante di fronte alla massa contadina e alle Sette religiose i cui capi, sostenendo la monarchia, faranno di tutto per convincere i loro adepti a sostenere il re e la sua iniziativa di legge costituzionale. Il Palazzo ha sempre visto di buon occhio questo sostegno che, a sua volta, si basa sulla gratitudine delle Sette verso le autorità reali che ne assicurano l’esistenza.

Secondo lo storico JSM Matsebula, le autorità coloniali britanniche, ritenendo che le Sette cristiano-sioniste-africane non avessero niente a che fare col cristianesimo, ma, che , bensì, praticassero culti e credenze animistiche para-cristiane, cercarono, negli anni Trenta, di metterle al bando. Sta però di fatto che, oggi, queste Sette prosperano come non mai, praticando una teologia tutta loro, fatta di cerimonie e preghiere estatiche in un linguaggio incomprensibile che spesso si rifanno a culti ancestrali.

Tutte le Sette hanno partecipato all’incontro di preghiera, accuratamente evitato e aborrito dai leader delle Chiese principali, un rito conosciuto come l’Incwala, che rappresenta l’evento più importante e sacro del calendario swazi tradizionale; una celebrazione che cade all’inizio dell’estate ed è anche conosciuta come il Rito dei Primi Frutti. In quest’occasione, il re va in ritiro per un mese, praticando dei riti mirati a evocare gli spiriti ancestrali tradizionali perché garantiscano buone piogge e prosperità. Agli stessi antenati viene chiesto anche di concedere al re la saggezza e il discernimento che gli servono per governare il suo popolo al meglio. Nella cultura swazi, bisogna dire, il re incarna la nazione in una maniera quasi mistica e totalizzante.

Nel corso del recente incontro, dell’ultimo Incwala, svoltosi al villaggio reale di Engabezweni, parecchi religiosi intervenuti hanno citato passaggi della Bibbia che a loro parere riconoscono e approvano questo rito. E’ stato il padre dell’attuale re, Sobhuza, a convincere le autorità coloniali inglesi a lasciare in pace le Sette religiose cristiane che stavano vigorosamente sviluppandosi nel paese e, a dimostrazione della commistione fra religione ed autorità, ancor oggi gran parte dei membri di casa reale si considera cristiano praticante, mentre, in prima persona, guida e propugna devotamente i dettami dell’Incwala.

Re Sobhuza si è liberato della Costituzione dell’Indipendenza nel ’73, assumendo i massimi poteri di governo per se e i suoi discendenti; lo ha fatto in nome della cultura swazi che era emersa vincente e viva più che mai dopo un secolo di dominio coloniale. Recentemente, per spiegare e giustificare l’origine del suo potere, re Mswati ha fatto propria la dottrina, cosiddetta, del Divino Potere dei Re, postulata in alcuni passaggi biblici. L’incontro coi religiosi delle Sette ha rafforzato questa dottrina poiché parecchi di questi si sono preoccupati di trovarne i riscontri nei testi biblici a sostegno della sua tesi e della sua volontà.

Non c’è dubbio, comunque, che l’incontro abbia scatenato un controverso dibattito e aspre polemiche: l’Alleanza Democratica dello Swaziland, che comprende diversi partiti messi al bando e organizzazioni sindacali, è uscita con una dichiarazione in cui si afferma che il punto di vista dei religiosi è vecchio e superato, antimoderno, e, anche teologicamente, profondamente sbagliato. I leader delle Chiese principali hanno preferito, invece, rimanere fuori dalla mischia politica, in silenzio.

Da parte sua, Jan Sithole, Segretario Generale della Federazione dei Sindacati dello Swaziland, ha dichiarato: “ E’ giusto che questa gente abbia il diritto di associarsi nelle forme più disparate, a propria scelta e giudizio, ma non è ammissibile che venga concessa loro l’audacia di condannare la molteplicità delle idee politiche, la formazione e l’adesione ai partiti politici.“ Anche la stampa indipendente è stata critica nei confronti di questi religiosi che, in passato, hanno condannato il Vescovo cattolico Ncamisa Ndlovu per essersi pronunciato a favore della democrazia, sulla base degli insegnamenti di Gesù Cristo.

Tornando alla nuova Costituzione, i gruppi costituitisi a difesa della democrazia e dei diritti umani ritengono che le uscite antidemocratiche e a favore della teoria del Diritto Divino del re indichino chiaramente che cosa ci si può aspettare e quali siano i contenuti del documento di governo del regno attualmente in fase di preparazione. Del resto, in precedenti occasioni, re Mswati ha affermato che la Costituzione, alla quale, con estremo ritardo, stanno mettendo mano alcuni suoi fratelli, sarà formulata in piena conformità della cultura tradizionale swazi.

Il re dello Swaziland, che è già abbastanza forte e popolare fra i suoi sudditi, sostenuto dall’appoggio dei potenti religiosi delle Sette che non esiteranno a diffondere la Costituzione fra i loro adepti, sembra non abbia problemi a far approvare e l’introdurre nel Paese una legge fondamentale dello Stato maledettamente fuori dai tempi.