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Africa Meridionale

Il grande dubbio

A causa della mancanza di conoscenze sugli effetti degli alimenti geneticamente modificati sull’ambiente e sugli esseri umani, i paesi dell’Africa australe sono costretti ad affrontare un grave dilemma sui potenziali pericoli legati alla loro introduzione fra i contadini.
Francis Rangoa

“ Il mais geneticamente modificato viene consumato in tutto il mondo senza problemi dal 1995.” Così afferma il Segretario di Stato americano Colin Powell, sia nella sua difesa del mais OGM donato ai paesi dell’Africa meridionale colpiti dalla carestia, che nel suo attacco a quei paesi che hanno rifiutato l’aiuto, preoccupati dagli effetti di questi alimenti sugli essere umani.

Sebbene il Segretario Powell non abbia compiuto alcuno sforzo per dimostrare o spiegare quanto questi alimenti OGM siano sicuri, sarebbe compiaciuto nel leggere ciò che scrive David Stipp sul Fortune, edizione olandese. In un articolo intitolato, “biotecnologia cinese - modello per il futuro”, uscito nel numero di settembre il giornalista illustra i benefici apportati dalle specie geneticamente modificate alla popolazione in Cina.

Stipp scrive,” Nel 1988 la Cina è diventata il primo paese a commercializzare una pianta risultante da interventi di bio-ingegneria: il tabacco resistente a un virus che l’attacca. I bio ingegneri cinesi hanno armeggiato con una straordinaria varietà di piante, oltre cinquanta specie, aggiungendo geni riguardanti la resistenza ai virus e agli insetti in piante di ogni tipo, dalle arachidi alla papaya. I contadini cinesi stanno già godendone i frutti in termini economici e di salute. Coloro che piantano il cotone BT ,che contiene un gene che produce una sostanza tossica per gli insetti, hanno ridotto l’uso di pesticidi di circa l’80%, riducendo al contempo i costi generali di produzione del 28%, risparmiando complessivamente nel solo ’99 oltre 330 milioni di dollari. E, ancora, l’incidenza degli avvelenamenti da pesticidi è crollata del 79%.”

Come afferma Stipp nel suo articolo, le specie geneticamente modificate possono essere una soluzione o perlomeno contribuire al miglioramento delle condizioni di molti paesi in via di sviluppo. Per anni, ad esempio, questi paesi, specialmente quelli che si trovano nelle regioni aride, prive d’adeguati schemi irrigui, si sono battuti per trovare varietà di piante resistenti alla siccità. Nonostante questo, gli OGM, invece di essere accettati con entusiasmo, incontrano, proprio in questi paesi in via di sviluppo, molto scetticismo, dovuto a mancanza di conoscenza e comprensione dell’impatto che possono avere sull’ambiente, sulla flora indigena e sulla salute della gente.

Nel corso di una conferenza stampa il mese scorso, il ministro sudafricano del Commercio e Industria Alexander Irwin, ha affermato che gli alimenti geneticamente modificati costituiscono un passo gigantesco nello sviluppo dell’agricoltura. Ma, al contempo, si è sentito in dovere di sottolineare che c’è così poca informazione rispetto ai procedimenti utilizzati per sviluppare queste sementi OGM che troppi interrogativi rimangono senza risposta, lasciando un alone di incertezza intorno a queste nuove tecnologie.

Fred Kalibwani, direttore dell’Associazione per la Gestione Agricola Ecologica e Partecipativa (PELUM), che promuove in tutta l’Africa lo sviluppo di sistemi agricoli d’ispirazione di base, si è spinto ben più in là, facendo presente che le sementi di alcune piante OGM spesso non germogliano affatto, peggiorando anziché migliorare i parametri produttivi, aggravando di conseguenza la situazione generale. Oltre a sottolineare questo elemento negativo Kalibwani esprime anche la preoccupazione, sull’onda del panico causato dall’antrace, che le organizzazioni terroristiche possano fare uso di sementi OGM per diffondere la carestia nel mondo una volta che a queste siano state aperte le porte dei mercati.

Considerate queste preoccupanti implicazioni, si può più facilmente capire perché esistano, a livello mondiale, inflessibili antagonisti e critici degli OGM come la signora Vandana Shiva, una ricercatrice che opera in India. Ella sostiene che ci sono modi migliori e sicuramente più sicuri di alimentare il mondo, non certo utilizzando alimenti contaminati, sementi che non dovrebbero assolutamente essere messe nelle mani perlomeno degli agricoltori meno esperti . La sua campagna contro gli OGM e la loro disponibilità generalizzata ha portato a durissimi attacchi da parte di gruppi ed organizzazioni di contadini come il Liberty Institute di Nuova Delhi in India che ritengono che la sua azione porti al mantenimento o addirittura alla diffusione della povertà.

Secondo Kalibwani la questione è la seguente: se gente colta come il ministro sudafricano del Commercio e Industria Irwin ne sa poco o è scettica riguardo agli OGM, cosa ne sarà dei contadini, specialmente quelli delle aree rurali più lontane dove non arrivano i giornali e c’è un accesso quanto mai limitato a radio e televisione? Non sono certo molti i contadini che ne sanno qualcosa degli OGM e di queste particolari sementi; ciò che alcuni conoscono sono le sementi migliorate, pubblicizzate abbastanza capillarmente negli anni ’70 e ’80 dai loro governi e destinate a migliorare la produzione agricola di quei paesi. E, anche di queste, alcuni conservano sgradevoli ricordi...

Daniel Mohlaba, un contadino, sostiene che queste sementi migliorate, specialmente di mais, hanno bisogno di più acqua di quelle locali tradizionali e, inoltre, non sono resistenti all’attacco degli insetti col risultato che gli utilizzatori son costretti a spendere di più nell’acquisto degli insetticidi. Questo stato di cose porta ad una diminuzione del raccolto, invece che al suo miglioramento, ed essendo il mais l’alimento di base, si rischia di andare incontro ad un vero disastro. L’altra cosa di cui Mohlaba si lamenta riferendosi a queste sementi migliorate è che costano un sacco di soldi. Ma, se le sementi migliorate incoraggiate dai governi in quegli anni costano molto, quanto mai potranno costare le sementi OGM? Come faranno i contadini, che nella gran maggioranza lottano per la sopravvivenza, a permettersi sementi tanto care?

Quand’anche gli OGM fossero la soluzione ai problemi alimentari dell’Africa, come potrebbe essere dimostrato dal successo cinese, ci sono almeno un paio di questioni ancora da chiarire. Secondo la Rete delle Politiche Alimentari, Agricole e delle Risorse Naturali ( FANRPAN) che rappresenta la politica agricola del SADC, l’organizzazione che raggruppa 14 nazioni fra le quali Sud Africa, Zambia, Angola, Mozambico e Repubblica Democratica del Congo, metà dei 200 milioni di africani riuniti nel SADC, vive in aree rurali dove la cultura e le tradizioni guidano saldamente la vita di tutti i giorni; luoghi in cui gli aspetti rituali non possono essere per niente sottovalutati poiché qualsiasi cosa, nella stragrande maggioranza di queste società, comporta dei riti, soprattutto in agricoltura.

Per esempio, si organizza una cerimonia rituale nel corso della quale può essere previsto lo sgozzamento di una capra, di una pecora, o un animale in genere e la preparazione di una bevanda rituale. Dei semi germogliati vengono esposti di fronte a tutto il villaggio. Un po’ della bevanda viene versata sul terreno a simbolizzare il dono della gente del villaggio ai propri antenati, nella speranza che questi ricambino il dono benedicendo le sementi, assicurando la ricchezza del raccolto.

Alla fine della cerimonia i contadini possono andare sul terreno e prepararlo per la semina. Essendo le sementi tradizionalmente passate da una generazione all’altra e’ lecito domandarsi in che modo gli agricoltori potrebbero offrire ai propri antenati queste sementi “aliene”. Fra gli agricoltori ci sarà chi avrà ragione di temere che queste sementi possano non essere accettate dagli spiriti degli antenati, dando luogo ad un fallimento del raccolto e di conseguenza alla carestia.

Inoltre, anche se si riuscisse ad introdurre senza problemi le sementi OGM fra gli agricoltori locali, e’ probabile che avrebbero un effetto assai limitato sul benessere di gran parte di questa gente che ha sempre praticato agricoltura di sussistenza, non per volontà propria, ma per ragioni storico politiche che hanno condizionato il continente africano.

Come fa osservare la FANRPAN: “ Nella regione del SADC la terra come risorsa limitata e altamente contesa, e’ stata la causa nel corso degli anni di guerre, dispute e tensioni continue. In particolare, nel caso dell’Africa Australe, lo spiccato senso di proprietà e diritto alla terra sono stati esasperati dal colonialismo e, acquisita l’indipendenza, dalle insufficienti relazioni di garanzia instaurate dai governi tra la sicurezza alimentare e la distribuzione delle terre ai contadini.

Storicamente, l’iniqua distribuzione e proprietà della terra si basa largamente sulla razza; molti africani hanno perso la terra, dono di Dio, durante il colonialismo. Un fenomeno particolarmente grave in Sud Africa, Namibia, e Zimbabwe, dove ancora oggi la terra migliore e più fertile é ancora nelle mani di pochi possidenti.”

Infine c’e’ da considerare un problema di gusto del cibo che si prepara con questi prodotti OGM; come fa osservare Mohlaba, gli alimenti OGM non hanno lo stesso sapore di quelli tradizionali. Considerando che il gusto e’ di fondamentale importanza nella produzione e consumo di alimenti nelle società africane, il gradimento di prodotti agricoli ricavati da sementi OGM può divenire molto critico.

Comunque , non tutto e’ perduto, ci sono agricoltori come Joe Lanka che non si preoccupano del tipo di sementi che utilizzano, siano esse migliorate o geneticamente modificate. Infatti, la sua preoccupazione principale e’ quella di assicurare alla sua famiglia il necessario e il foraggio sufficiente per il bestiame .Ciò rende evidente la differenza di valutazione del problema fra coloro che si trovano in una situazione disperata e altri che non si trovano in una situazione tanto critica e possono permettersi di preoccuparsi di varie altre questioni al di fuori dei propri bisogni umani primari.