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Ghana

Il governo in alto mare nella privatizzazione dell’acqua

In una remota e povera città del nord del Ghana, dove l’acqua è un bene assai raro, i partecipanti ad una conferenza si sono fortemente opposti alla politica governativa di privatizzazione. L’acqua è un bene nazionale che non può essere lasciato alle multinazionali.
Santuah Niagia

Pochi ghaneani mettono in questione la forte spinta e non del tutto limpida e comprensibile, che il loro Presidente Kufuor imprime agli investimenti stranieri nel Paese. Kufuor ha già fatto ben 33 viaggi all’estero, ostentatamente mirati a vendere le potenzialità d’investimento nel Ghana. Molti cittadini della zona nord del Paese, intanto, non sono per nulla soddisfatti dell’attenzione del Presidente nei loro confronti. Non si è mai degnato di fare loro una visita da quando è andato al potere nel gennaio del 2001.

Recentemente, mentre Kufuor era all’estero, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha affrontato il caldo cocente viaggiando in aree remote proprio di questo nord per verificare quanta strada era stata fatta nella lotta contro la povertà di questa gente. A Navrongo, 900 chilometri dalla capitale Accra e a 10 dal Burkina Faso, il 19 agosto Annan ha visitato l’Università per gli Studi sullo Sviluppo, sede di una conferenza contro la privatizzazione dell’acqua.

La conferenza era organizzata dal PACT, Azione Popolare per la Trasformazione della Comunità, il movimento, partner da quelle parti, della CAP, la Coalizione contro la Privatizzazione dell’Acqua. All’incontro erano presenti 65 partecipanti, provenienti da diverse organizzazioni della regione dell’Upper-East, che è la porzione più disastrata del paese, dove nove persone su dieci vivono sotto il livello di povertà.

Tutti quanti sono giunti alla conclusione che il popolo ghaneano dovrebbe dire no alla privatizzazione dell’acqua, poiché "l’acqua è vita e non può essere considerata come una merce qualsiasi." Il segretario della conferenza, Dennis Chirawurah ha affermato: "l’acqua è un bene nazionale talmente prezioso che non si può metterlo in mano alle multinazionali, che sono guidate dall’avidità di guadagno piuttosto che da qualsiasi altra cosa." Un’altra specifica preoccupazione dei partecipanti è stata che la privatizzazione dell’acqua costituisce una grave minaccia per la democrazia del Ghana, insinuando che i ghaneani sono troppo corrotti o incapaci di gestire le proprie risorse per prendersi una responsabilità del genere.

I partecipanti hanno anche chiesto al governo la massima trasparenza nell’affrontare il processo di ristrutturazione del settore idrico, chiedendo a gran voce una discussione aperta ed approfondita per giungere a delle conclusioni che riflettano veramente gli interessi di tutti. Il governo al potere, con il suo manifesto che potrebbe essere denominato "l’età d’oro degli affari" sta cercando invece in tutti i modi di coinvolgere il settore privato anche nella gestione dei servizi essenziali. Il governo sembra convinto che servizi pubblici come acqua ed elettricità possano e debbano essere gestiti da privati, perché solo la gestione del settore privato incoraggia la concorrenza, chiave di volta dell’efficienza. Il governo sostiene infine che il settore idrico ha bisogno, per rivitalizzarsi, di ingentissimi capitali stranieri.

Il Ministro inglese per lo Sviluppo Internazionale, Clare Short, pare si trovi al centro della controversa politica governativa sull’acqua poiché pare abbia promesso i finanziamenti per un mega progetto idrico a condizione che si vada avanti a tutti i costi nella privatizzazione del settore. Il governo è convinto, soprattutto, che non é importante il modo in cui i servizi vengono prestati, bensì esclusivamente la qualità del prodotto finale. Ma, la CAP la pensa in modo diverso ed un suo rapporto afferma: "Si dovrebbe cercare la maniera di ristrutturare i nostri servizi pubblici, invece di privatizzarli. L’esperienza di altri paesi dimostra che la privatizzazione dell’acqua nella forma e nella modalità che vuole il governo non funziona per niente. In Europa, la privatizzazione del settore è stata un fallimento per decenni, ed in molte città l’acqua è stata ri-municipalizzata, riprendendola dalle multinazionali."

Il rapporto cita il celebre caso della città di Grenoble in Francia che ha riacquisito il servizio dalla Suez Lyonnaise Des Eaux, una delle società in gara per la gestione dei servizi idrici del Ghana. Più recentemente, si ricorda il caso della città di Vancouver in Canada che è riuscita a fermare in tempo la privatizzazione del settore idrico, rendendosi conto dell’errore che stava per commettere.

Il dottor Anthony Akoto Osei, assistente speciale del Ministero delle Finanze, ritiene che con la nuova politica del cosiddetto "offset, o uscita" il governo cancellerà tutti i debiti delle tre principali parastatali fornitrici del servizio idrico ed elettrico attualmente esistenti nei suoi confronti .Si tratta di 118 milioni di dollari che andranno a ripianare gli spaventosi buchi della Ghana Water Company, della Volta River Authority e dell’Electricity Company of Ghana. La Coalizione Contro la Privatizzazione dell’Acqua (CAP) spinge per una gestione dell’acqua a livello locale, municipale, ritenendola la soluzione più realistica e conveniente per la distribuzione di un bene essenziale, sia a livello urbano che rurale. In queste condizioni, le piccole città e le comunità rurali, al fine di superare le loro difficoltà, possono promuovere delle associazioni con i servizi municipali del settore meglio attrezzati, specialmente se ricevono un sostegno finanziario dal governo centrale per i lavori di riabilitazione, sostituzione e sviluppo.

La Coalizione Nazionale si preoccupa, fra l’altro, del fatto che la privatizzazione possa minacciare il futuro di ben 2100 lavoratori del ramo e nessuno crede alle promesse che questa gente sarà riassorbita nei nuovi ranghi dai privati. A questo proposito si rammenta il caso della Repubblica di Guinea, spesso citata dalla Banca Mondiale e da tecnocrati pro privatizzazioni come un grande successo. Da quelle parti la privatizzazione ha prodotto licenziamenti perfino nel cosiddetto personale essenziale, che è stato ridotto da 504 a 290 unità. Il costo d’allacciamento alla rete è aumentato talmente da non essere più alla portata dei residenti urbani a reddito più basso e le cosiddette tariffe di mercato hanno addirittura impedito il consumo dell’acqua a più del 30% della popolazione. Ripercussioni del genere si sono verificate nonostante il costo dell’allacciamento, per esempio, sia stato aumentato del 9% nell’arco di sette anni e neanche dell’1% nelle aree a basso reddito. La CAP teme che questo scenario si possa presentare anche in Ghana se si va avanti con la privatizzazione selvaggia .

Come ha fatto notare la Conferenza di Navrongo, non esistono soluzioni a portata di mano per assicurare ai gruppi vulnerabili acqua potabile a costi accettabili. In condizioni tanto critiche, le multinazionali potrebbero facilmente lasciarsi andare a soluzioni balorde e magari addirittura disumane pur di fare profitti alle spalle dei consumatori.