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Editoriale

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Il numero 47 di Africanews in lingua italiana si apre con una notizia che potrebbe (sottolineiamo potrebbe) essere importante per la pace in Sudan. In pratica si tratta del ritiro di una compagnia petrolifera a causa dell'insicurezza in cui deve lavorare, insicurezza dovuta alla eterna guerra civile sudanese. Il conflitto fra il Nord musulmano e il Sud animista e cristiano, fra gli arabi di pelle bianca del nord e quelli dalla pelle nera nel sud, scoppiò addirittura cinque mesi prima della proclamazione dell'indipendenza dall'Inghilterra nel 1956. Proseguì sino al 1972, venne sospeso sino al 1983 (ma in questo periodo ci sono stati una decina di colpi di stato) ed è tuttora in corso. È una situazione allucinante e si potrebbe definire tranquillamente demenziale se non si considerassero gli enormi interessi strategici, politici ed economici. Questi ultimi legati appunto al petrolio.
Trentasei anni di guerra civile (dal 1956 al 1972 e dal 1983 a oggi), oltre un milione di morti negli ultimi dieci anni, soprattutto fra i civili, scorrono sulla pelle dei protagonisti e delle grandi potenze occidentali come l'acqua sul vetro. Quando fa comodo agli Stati Uniti, il Sudan collabora con la Cia nella lotta al terrorismo, allora diventa uno "stato legittimo" anche se le sue truppe massacrano i civili sui Monti Nuba e nei territori del Sud.

"Bilad as Sudan" cioè il "Paese dei bruciati, dei neri" in arabo, la nazione più grande dell'Africa, è diventato il "Paese senza pace". Il nostro articolo lascia però intavvedere uno spiraglio di speranza. La compagnia svedese che si è ritirata non alimenterà più le casse dello stato sudanese con soldi che serviranno soprattutto per le spese militari. Senza soldi non si comprano armi e di conseguenza non si fanno le guerre. È un segnale beneaugurante quello lanciato dalla Lundin Petroleum? O è soltanto un intervallo, una pausa di riflessione?

Anche nel secondo articolo si parla di musulmani e della CIA statunitense in modo paradossale e divertente. Le organizzazioni musulmane del Ghana contestano gli esiti del censimento nazionale secondo il quale loro rappresenterebbero soltanto il 15,6% della popolazione contro il 69% dei cristiani. Allora hanno citato delle statistiche scaricate dal sito della CIA dove loro si attestano al 30%, i cristiani scendono al 34% mentre le religioni tradizionali diventano leader con il 38%. Si tratta di un'ennesima disputa fra cristiani e musulmani, stavolta magari un po' di ragione sta dalla parte islamica ma in molti altri paesi la situazione si inverte. In Africa purtroppo un'alta percentuale di abitanti non ha alcun documento di identità e non conosce nemmeno la data di nascita e quindi la propria età. Ci sono nazioni in cui la fede religiosa viene attribuita a piacere dei governanti. Quando leggiamo che nel mondo ci sono un miliardo e 200 milioni di musulmani, un miliardo di cattolici, 900 milioni di altri cristiani, eccetera; dobbiamo pensare che queste cifre si avvicinano abbastanza alla verità, ma non si sa se per difetto o per eccesso.

Sempre dal Ghana arrivano notizie dei soliti furbi, presenti in ogni parte del mondo (ricordate i falsi invalidi in Italia?), che attingono dalle casse dello Stato. Per la verità qui i furbi sono funzionari statali che si dimenticano di cancellare dal libro-paga impiegati andati in pensione, deceduti o addirittura mai esistiti e incassano i relativi stipendi. Davvero, tutto il mondo è paese.