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Kenya

Gli speculatori non vogliono "rompiscatole"

Gli Ogiek, un piccolo gruppo etnico kenyota, hanno citato in giudizio il governo sulla questione della proprietà di quella che essi sostengono essere la loro terra ancestrale. Sostengono che minacce ed imposizioni anche recenti, esercitate da funzionari governativi, fanno parte di un piano più ampio delle autorità per negare loro ciò che legalmente gli appartiene.
Clement Njoroge

Nella fresca mattina domenicale del 26 novembre dell’anno scorso la polizia è intervenuta caricando un raduno di Ogiek, disperdendo più di 600 persone abbigliate nei costumi tradizionali. Stavano partecipando ad un festival culturale fuori dal Chief Tiwas Cultural Resource Centre, a Marioshoni, nella foresta di Mau, nella provincia occidentale kenyota della Rift Valley. Gli anziani e le donne che si erano radunati fin dalle 9 vennero presi alle spalle da un gruppo di una sessantina di poliziotti cui era stato ordinato di impedire lo svolgimento del festival. Alla vicina stazione di polizia di Elburgon l’ispettore Otundo che comandava l’operazione aveva detto ai suoi:” abbiamo istruzioni dall’alto di non permettere questa manifestazione. Il presidente (Daniel Arap Moi) è molto seccato con gli Ogiek…. Per cui dichiaro questa riunione non autorizzata. Andate e disperdetela.” Preso alla lettera dai suoi, si fece in modo che il festival non avesse luogo. Guarda caso, lo stesso giorno, il Presidente Moi partecipava ad un festival simile in un’altra località del Kenya occidentale! Joseph Towett, il portavoce di questi poveri Ogiek, uno dei più piccoli gruppi etnici del paese, aveva commentato su tutte le furie che, disgraziatamente, in Kenya la legge veniva applicata in modo… ingiustamente selettivo.

Questo intervento e il blocco della cerimonia altro non era che l’ultima di una serie di mosse del governo mirate a minare ulteriormente l’esistenza di questa comunità, che già nel passato, ai tempi della colonia britannica, è stata pesantemente minacciata ed ora viene messa in pericolo da speculatori terrieri molto ammanicati. Ci sono evidentemente in gioco delle forze straordinariamente potenti, interessate ad appropriarsi della fertile terra degli Ogiek.

Gli Ogiek, che vivono nella foresta di Mau della Rift Valley su di un’area di 900 chilometri quadrati a 200 chilometri a nord ovest della capitale del Kenya, Nairobi, da quasi cent’anni sono praticamente in guerra per la propria sopravvivenza, combattendo contro successivi tentativi del governo di impadronirsi del loro territorio. Si tratta di una lotta che uno studio presentato lo scorso luglio da Rights Features Service (RFS), un’agenzia di informazioni di Nairobi, spiega essere cominciata nel diciannovesimo secolo quando i coloni inglesi arrivarono nel paese e fecero di tutto per occupare le terre dove gli Ogiek vivevano da centinaia di anni.

Ai coloni inglesi la terra degli Ogiek interessava per praticarci l’agricoltura estensiva, quella che gli Ogiek non intendono assolutamente fare. Un altro rapporto, questa volta della Commissione per i Diritti Umani del Kenya (KHRC), un gruppo locale che si occupa di diritti umani, con base a Nairobi, afferma che i coloni, appoggiati dalla corona britannica, si impadronirono di buona parte di quella terra e vi si stabilirono. Lo studio del KHRC, intitolato “Noi, gli Ogiek “, riferisce che le autorità coloniali elaborarono delle leggi finalizzate a confinare gli africani nelle cosiddette “ riserve indigene “, dopo averli privati delle loro terre migliori.

Sempre secondo il rapporto del KHRC, le riserve indigene erano originariamente delle aree riservate alle comunità africane che vennero più tardi in parte suddivise ed assegnate individualmente. I coloni infatti ricevettero ampie porzioni di terreno anche nell’area Mau, dotandosi di titoli di proprietà che provavano la titolarità di quella terra che precedentemente apparteneva agli Ogiek. Ciò che risultò devastante per gli Ogiek, continua il rapporto, non fu solo lo sconvolgimento della loro vita comunitaria, ma anche il fatto che non era più disponibile per loro della terra neanche all’interno della cosiddetta riserva indigena. Ciò che rimaneva della terra degli Ogiek venne quindi definita ufficialmente area forestale che doveva essere lasciata intatta a fungere da bacino pluviale. La giustificazione dell’autorità era che la terra degli Ogiek non era di nessuno, per cui apparteneva al governo, mentre nella tradizione culturale fondiaria Ogiek la terra è semplicemente di proprietà comunitaria.

Le cose non cambiarono neanche dopo l’indipendenza del ’63, in quanto i governi succedutisi da Kenyatta a Moi hanno perseguito la stessa politica agraria con la scusa che gli Ogiek occupavano illegalmente un territorio ufficialmente dichiarato zona forestale. I governi kenyoti del dopo indipendenza hanno sempre insistito nella posizione che la terra degli Ogiek si trova su un'area forestale protetta dalla legge nazionale sulle foreste, per cui questa popolazione è sempre stata costretta a convivere con la pressante richiesta di abbandonare le proprie abitazioni ed i coltivi situati nelle zone vicine alla foresta.

La comunità Ogiek, che ha legami, anche se non particolarmente stretti, col gruppo etnico Kalenjin del Presidente Moi, preoccupata dell’aggressione esercitata da questi interessi e forze di pressione ha minacciato di portare la questione al Tribunale Internazionale di Giustizia dell’Aia. In particolare se l’Alta Corte del Kenya non riesce ad affrontare e chiarire tempestivamente ed appropriatamente la sua inaccettabile condizione di persecuzione.