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Editoriale

Africanews staff

Il 59° numero di Africanews in lingua italiana ci porta una notizia confortante dalla Zambia. Nella riforma agraria presentata dal governo è previsto che il 30% delle terre del Paese dovranno appartenere alle donne. Il provvedimento può apparire incomprensibile a noi occidentali se non si conosce la realtà africana. Praticamente in tutte le nazioni del continente Nero il sogno di possedere un po' di terra, le donne non possono nemmeno cullarlo.

Nel caso avessero un marito agricoltore e possidente e questi dovesse morire, la terra, la casa e tutti gli altri beni passeranno alla famiglia di lui. La vedova o accetta di diventare la seconda o la terza o la quarta moglie di un congiunto del defunto, o se ne va con i figli, a mani vuote. Se sarà fortunata potrà coltivare qualche fazzoletto di terra, pochi metri quadrati, per la sopravvivenza della sua famigliola.

Le cifre che riguardano la grande produzione alimentare sono eloquenti: in Africa occidentale la mano d'opera impiegata in questo settore è per l'80% femminile. "Macchina di piacere e macchina agricola" è la spietata definizione della donna africana data dallo scrittore camerunense René Philombe.

Ci sono donne che lavorano nei campi (le statistiche parlano di 17 ore giornaliere!) e altre che commerciano con i prodotti della terra. Sui loro banchetti potete trovare qualche noce di cola, alcuni pezzetti di zucchero e magari anche qualche sigaretta. Barattano del pesce secco con del sapone o dei manghi con dei tessuti. Tutto serve per nutrire la famiglia.

In questo quadro di indigenza si inserisce poi la diffidenza di chi può concedere prestiti a queste mini-commercianti. In Kenya, Sierra Leone, Malawi, Zimbabwe e Zambia le donne ricevono meno del 10% dei crediti concessi dalle banche a piccoli proprietari. Nel settore agricolo tale misera percentuale scende addirittura all'1%.

Ci sono, invece, diversi paesi come Togo, Benin, Nigeria e altri ancora dove la donna si prende una clamorosa rivincita. È merito di certe potenti e ricche manager, impegnate soprattutto nel commercio import-export, che dominano la scena. Vengono chiamate Nana-Benz perchè circolano soprattutto su lussuose Mercedes.

Ma ritornando al campo agricolo, la situazione della donna africana è avvilente e soprattutto ingiusta. È per questo che il progetto contenuto nella riforma agraria zambiana ci fa sperare e apre nuove prospettive. È un primo passo, molto importante. È il riconoscimento della tenacia, dell'abilità, della costanza della donna africana che lavora la terra. Sono centinaia di milioni di donne che hanno dimostrato e dimostrano ogni giorno il loro amore verso la vita.