Lettera Pasqua 2002

"Sono un viandante
sullo stretto marciapiede della terra
e non distolgo il pensiero dal tuo Volto
che il mondo non mi svela.
Ricordati, cuore, di quello sguardo
in cui ti attende tutta l'eternità"

Giovanni Paolo II

Cahi, 13.1.2002

Miei carissimi amici,
forse abbiamo negli occhi ancora le luci di Natale appena trascorso, ma io, avendo solo questa occasione per l'invio di una mia lettera, vi porto, con tutto il mio affetto e gratitudine, gli auguri di una buona Pasqua.
Ma forse, pensandoci bene, siamo noi che abbiamo fatto tante distinzioni… il mistero di vivere resta solo uno: questo Volto che è diventato un piccolo Bambino ed è venuto nel mio mondo a crescere con me, come un amico.

Cahi, 14.3.2002

Vi chiedo scusa di questa grande parentesi, ma ho perso l'occasione di Gennaio… e come vedete il mio "Buona Pasqua" è attuale per questa improvvisa occasione.
Quello che stiamo vivendo è molto pesante, ma cerchiamo che non diventi un masso da non riuscire più a rimuovere. La situazione è sempre al limite del vivibile: persone uccise senza pietà, cose rubate e distrutte, donne violentate, bambini orfani ancora prima di nascere…
Ma nonostante tutto ciò vogliamo, dobbiamo avere "la forza di camminare tra tragedie e sofferenze senza perdere la speranza." (Martini)
Riprendiamo il nostro cammino di credenti anche se è dura… che Dio ci susciti serie inquietudini e severi interrogativi.
Vi chiedo solo un favore: non lasciatevi inchiodare dalle troppe visioni di morti: la Vita avrà l'ultima parola anche se ci tocca vedere scenari di morte.
Villaggi saccheggiati, persone sepolte vive, ragazze di dodici anni rimaste incinte perché i militari possono fare quello che vogliono… eppure siamo chiamate a vivere qui!
E nonostante tutto, o grazie a tutto, i bambini mi chiedono di organizzare le vacanze "Famiglia Felice"… e così riprenderemo fischietti e bandierine e si ricomincerà a giocare in questi bassifondi dell'umanità.
La mia non vuole essere una proposta vincente, non nascondo la mia debolezza e piccolezza, ma il Regno di Dio è qui nei piccoli e nei deboli della terra.
E' inutile fare statistiche: il 20% dell'umanità vive troppo bene, l'80% è sulla soglia di un dollaro al giorno!!
La cosa che il Signore ci chiede è di rimboccarci le maniche nel nostro ambiente, là dove siamo. In questi giorni mi ripeto: "Signore, fai tutto tu, al resto ci penso io!" Bello vero?
Non guardiamo a chi "semina l'erba cattiva", guardiamo che "i campi già biondeggiano". Quando Gesù pronuncia questa frase, gli esegeti dicono che più o meno era il mese di Marzo e quello che Lui vede è un campo di erbetta verde: ci troviamo nell'incontro con la samaritana. Ma Gesù vede che l'erba già biondeggia…
Non bisogna credere di più alla guerra che alla pace… La nostra società, fatta di prepotenza e di disuguaglianze umilianti, ci dice così… Ma bisogna liberarci da queste trappole…
Voi cercate di battere le strade impervie della pace e della mitezza. Cristo è venuto in mezzo a noi per raccontarci la parabola della mitezza, per cambiare la teoria del "occhio per occhio" con il "Padre Nostro".
In questo periodo sto preparando con gli altri catechisti 300 catecumeni per la notte di Pasqua; quanto è difficile dire che Gesù è un Amico Vero, una Persona Viva, un Maestro Unico! Resterà sempre "pietra d'inciampo, segno di contraddizione".
La pace va cercata là: ripiegata tra le bende dimenticate nel sepolcro. E' più logico credere all'esercito romano che alla Maddalena.
A chi avrà la gioia e la grazia di andare a Toronto per la Giornata Mondiale della Gioventù, dò questo compito: andate, annunciate, gridate che la guerra è la più sporca delle avventure… Voi siete e restate le sentinelle del mattino , e la sentinella veglia, scruta, guarda, osserva e comunica. Voi siete i profeti… cercate tra le pieghe delle bende. Solo se aprirete le bende, vi si scatenerà la voglia di non violenza. Non abbiate paura!!
Serve una vera conversione, è urgente… lo dico a me stessa, prima di dirlo a voi!
Un proverbio africano dice: "Con la pelle di una pulce si coprono tre amici". Ecco perché cerco di stare molto vicina a voi… siete voi che mi aiutate a sollevarmi su ali d'aquila (Es. 19.4) per credere ancora con tutta me stessa che l'uomo è buono.
Ecco perché cerco di stare vicina a questi fratelli e sorelle: è la loro fraternità il pozzo per dissetare le seti che arrivano.
Ogni nome di uomo o donna è scritto sulle palme delle mani di Cristo, trapassate dai chiodi della crocifissione… La miseria e la sofferenza di questi fratelli c'interpellano fortemente. Poca pace perché? Cos'è questa pace? Dobbiamo smettere di credere che la pace si costruisca a grandi livelli, noi siamo chiamati ad appianare le strade della pace con i percorsi quotidiani e, di solito, per fare questo non si è degli eroi.
Per poter amare e stimare l'Africa con gratuità, dobbiamo continuamente rivisitare le nostre radici pasquali e percorrere ripetutamente il cammino del Calvario. Per questo la pace è un dono che viene dall'alto, non interrato nelle nostre cisterne.
Vorrei finire con una pagina del diario di Anna Frank, la giovane ebrea costretta a vivere nei suoi tredici anni in perfetto silenzio in uno scantinato di Amsterdam, setacciata dai nazisti, finita alla vigilia della liberazione nei campi di sterminio:
"E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze, perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora nonostante tutto, perché continuo a credere all'intima bontà dell'uomo!!!"
Anch'io, anche noi vogliamo credere nell'intima bontà dell'uomo, e voi aiutateci!!!
E' così che si parte, prendendo come compagna di viaggio Maria di Nazareth, una donna come tante che ha solo avuto dalla sua parte una fiducia sconfinata in quel bambino che gli diventava uomo facendo il falegname e che ha vissuto tra il legno: da una culla ad una croce.
Grazie, grazie di cuore che ci siete, che siete stati creati vicino a me. Un forte, lungo abbraccio.

Suor Eugenia