BEGIN:VCALENDAR VERSION:2.0 PRODID:-//peacelink.it//NONSGML kigkonsult.se iCalcreator 2.41.76// CALSCALE:GREGORIAN METHOD:PUBLISH UID:39316237-6661-4566-b136-356533666464 X-WR-CALNAME:Calendario PeaceLink - PARMA - Rassegna 'Versi diversi' Vincen zo De Marco presenta 'Il Mostro' X-WR-CALDESC:Gli appuntamenti del mondo pacifista italiano X-WR-TIMEZONE:Europe/Rome X-WR-RELCALID:pck-events-9288 BEGIN:VEVENT UID:35373737-3238-4135-b736-366361376665 DTSTAMP:20240328T083019Z DESCRIPTION:PARMA - Rassegna 'Versi diversi' Vincenzo De Marco presenta 'Il Mostro' \n\n A Parma con Vincenzo De Marco \n\n http://www.peacelink.it/p ace/a/44808.html \n\n Presentazione del Libro \n\n IL MOSTRO. Versi di rab bia e d'amore \n\n con l'Autore VINCENZO DE MARCO\, poeta e operaio dell'I lva di Taranto \n\n con LAURA TUSSI - PeaceLink\, Telematica per la Pace \n\n e \n\n FABRIZIO CRACOLICI - ANPI Nova Milanese (Monza e Brianza) \n\n LIBRERIA PICCOLI LABIRINTI - GALLERIA SANTA CROCE\, PARMA \n\n SABATO 4 N OVEMBRE 2017 ore 18.00 \n\n \n\n LIBRO: \n\n Il Mostro. Versi di rabbia e d'amore \n\n Autore: Vincenzo De Marco. \n\n Introduzione: Laura Tussi. \n\n Prefazione: Alessandro Marescotti \n\n LES FLÂNEURS Edizioni \n\n Aut ore: VINCENZO DE MARCO \n\n Titolo: IL MOSTRO. VERSI DI RABBIA E D'AMORE \n\n Prefazione: ALESSANDRO MARESCOTTI \n\n Introduzione: LAURA TUSSI \n\n \n\n Versi di rabbia e d’amore – La fabbrica\, le polveri\, l’acciaio: s quarci sul lavoro quotidiano all’Ilva\, che si alternano a riflessioni sul la vita\, a rasserenanti immagini di evasione. Il mondo rassicurante degli affetti\, la Puglia e la sua bellezza incontaminata\, vista da un operaio che\, suo malgrado\, contribuisce a inquinarla. Tutto questo anima le poe sie di Vincenzo De Marco\, poeta operaio e cantore di una contraddizione e sistenziale tra lavoro e vita: due elementi normalmente in simbiosi\, ma c he nella Taranto dei veleni finiscono col trovarsi in una tragica dicotomi a. \n\n \n\n Vincenzo De Marco (Grottaglie\, 1976). Operaio e poeta. Con Les Flâneurs Edizioni ha partecipato all’antologia di racconti Macerie\, i l cui ricavato sarà devoluto alle popolazioni terremotate del Centro Itali a. \n\n \n\n INTRODUZIONE di LAURA TUSSI \n\n a 'Il Mostro. Versi di rabb ia & d'amore' di VINCENZO DE MARCO \n\n \n\n In quanto attivista e redatt rice dell'Associazione ecopacifista PeaceLink - Telematica per la pace\, m i sento di denunciare che il caso Ilva\, attualmente\, viene semplicemente rappresentato come una vertenza occupazionale o una mera questione di pol itica industriale. Ma i drammatici dati di malattia e di morte\, che ancor a qualcuno si ostina a mettere in dubbio e a confutare\, vengono “derubric ati a fattore scatenante di un problema esclusivamente economico”\, anzich é essere considerati essi stessi il vero problema. \n\n In realtà\, il mon do non ha bisogno di tutto l'acciaio che viene prodotto. Ma il sistema eco nomico produce in funzione del profitto e dello sfruttamento massimo della capacità produttiva\, e non in funzione dei bisogni reali e effettivi. So stenere questo modello siderurgico predatorio e accumulatorio significa al imentare la produzione delle cosiddette grandi opere\, inutili e dannose\, e il consumismo esasperato dell'industria bellica e automobilistica e del le costruzioni infrastrutturali. . \n\n L'ordinanza di sequestro dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto\, disposta dal Giudice per le indagini preli minari Patrizia Todisco\, è del luglio 2012\, ma riporta delle affermazion i ancora attuali\, in questa città dominata dal Mostro d'acciaio: “Chi ges tiva e gestisce l’Ilva ha continuato nell'attività inquinante con coscienz a e volontà per la logica del profitto\, calpestando le più elementari reg ole di sicurezza”. “La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ci clo di lavorazione e produzione provoca all'ambiente e alla salute delle p ersone” denuncia ancora l'ordinanza. \n\n L'Autore del Libro di poesie 'Il Mostro di rabbia & d'amore'\, Vincenzo De Marco\, poeta e operaio\, dedic a quest'opera alla propria famiglia\, alla propria figlia\, quasi a volerl a tutelare dal pericolo incombente rappresentato dal 'mostro' siderurgico\ , in una profusione poetica di sentimenti\, stati d'animo\, emozioni\, def inendosi un folle che scrive della sua interiorità\, di umore e vissuto\, del bene e del male: 'Sono un pazzo che su carta sputa fuori\, amore e rab bia...'. \n\n Il Poeta\, Vincenzo De Marco\, con queste toccanti e sconcer tanti poesie si rivolge ai tarantini oppressi\, sfruttati\, emarginati\, v ittime del lavoro e dell'inquinamento\, ma anche a chi ama Taranto e lo di mostra con i fatti\, rivolgendosi anche agli esperti attivisti che operano nell'associazionismo ambientalista tarantino e che si spendono e si sacri ficano quotidianamente per portare alla luce la verità. L'omertà\, la menz ogna e la connivenza a Taranto fanno ancora più 'rabbia' della noncuranza con cui l'industria ha devastato ambiente e distrutto vite umane\, per la logica spietata del massimo profitto dei padroni\, dello sfruttamento priv ato o di Stato. La politica nazionale è sempre rimasta sorda alle richiest e di aiuto giunte più volte dal capoluogo jonico e\, anzi\, ha adeguato l' impianto normativo alle esigenze dell'Ilva\, della grande industria\, piut tosto che pretendere il rispetto delle regole da parte del colosso siderur gico\, del Mostro d'acciaio. La politica locale\, inoltre\, dopo anni di s tasi sostanziale\, sembrava\, anche grazie alle spinte dell'associazionism o ambientalista e ecopacifista tarantino\, aver preso a cuore il problema\ , invece\, ha palesemente tradito le aspettative\, mostrando un asservimen to perdurante alle bieche logiche del profitto e della grande industria. T aranto è una città dove regna la convinzione che nulla mai possa cambiare\ , dopo anni di sostanziale immobilismo con il Mostro d'acciaio\, che il Po eta definisce come 'orrore moderno\, orrore continuo': l'azienda matrigna\ , il siderurgico più grande d'Europa\, un colosso esteso che apre disparat i orizzonti davanti alla città\, dalla crisi occupazionale e irreversibile a tensioni sociali fuori controllo\, nell'implosione più totale. \n\n L'a lternativa? \n\n Chiusura degli impianti\, riconversione\, bonifiche e sos tanziale ripensamento dell'economia cittadina\, come esempio di nuovo mode llo di sviluppo ecocompatibile e ecosostenibile\, per un futuro salubre e prospero. “A Taranto dominava un'accozzaglia di superficialità\, scarsa pr eparazione\, finta conoscenza dei problemi\, mischiata a rozza e insensata sicurezza. In tanti credevano che l'inquinamento li avrebbe corazzati e c he\, respirando un po' alla volta i veleni\, si sarebbero immunizzati. Una folle e insensata convinzione che albergava anche nella mente di gente la ureata”. Così ha scritto Alessandro Marescotti\, presidente dell'associazi one ecopacifista PeaceLink\, nell'introduzione del fumetto di Carlo Gubito sa e Giuliano Pavone “L'eroe dei due mari. Taranto\, il calcio\, l’Ilva e un sogno di riscatto” (Altrainformazione\, 2012). Taranto\, nella sua trag edia lenta\, silenziosa\, inesorabile\, è schiacciata sotto il peso del ri catto occupazionale e di relazioni pericolose\, losche e bieche connivenze che l’Ilva ha intrattenuto con coloro che erano preposti a controllare e denunciare le emissioni inquinanti: i sindacati\, le forze dell'ordine\, g li organi di giustizia\, la stampa\, le autorità ecclesiastiche e la polit ica fino ai più alti vertici istituzionali. Il Poeta descrive e denuncia c osì\, con vocaboli molto eloquenti e taglienti\, il dramma tarantino: 'Acc iaio\, politica\, mafia\, sangue. Acciaio\, siderurgia\, tubi\, lamiere\, chiesa\, stato\, tangenti\, bugie\, tumori...'. \n\n Il caso Ilva rapprese nta\, attualmente\, il terreno su cui si misurano la credibilità e le aute ntiche priorità del nostro Paese\, in una storia profondamente italiana\, fondata su componenti umane e disumane di ignavia e di eroismo\, di cinism o e solidarietà\, di scelte avventate e corruzione\, di malaffare\, di gra ndi opere e omissioni... 'di rabbia e d'amore'. Dunque\, Taranto è ormai i n assoluto\, al centro di un interesse legittimo\, in quanto costituisce\, nella propria esplicita e implicita complessità\, un caso che offre strum enti per analizzare problematiche dibattute e per interpretare a fondo i r apporti che intercorrono tra giustizia e informazione e tra politica e pot ere economico. I Tarantini contro Ilva\, come Vincenzo De Marco\, poeta e operaio\, sono veri nuovi antifascisti\, come i No Tav e i No Muos e come tutti gli altri movimenti che dal basso lottano contro il nuovo fascismo: il neoliberismo e la dittatura finanziaria applicata\, a livello locale\, da governi servili e sottomessi e conniventi con il potere finanziario e c apitalistico. \n\n Laura Tussi \n\n \n\n PREFAZIONE di ALESSANDRO MARESCO TTI a 'Il Mostro\, Versi di rabbia & d'amore' di VINCENZO DE MARCO \n\n \n\n Di Vincenzo De Marco ho due ricordi ben precisi. Il primo ricordo è m entre legge le poesie di questo libro nell’aula magna\, davanti ai miei st udenti e a ragazzi di altre classi. E’ il 25 febbraio 2016. Una folta plat ea. Lezione di cittadinanza attiva. Ma anche di letteratura\, perché i “po eti operai” ci sono stati\, e infatti la mia introduzione è proprio sulla poesia del Novecento. Leggo “L’ho sentito implorare con durezza”\, la poes ia scritta da Ferruccio Brugnaro\, “poeta operaio” a Porto Marghera che al l’ingresso della fabbrica distribuiva le sue poesie ciclostilate. Leggo qu esti versi di letteratura operaia di tanti anni fa\, scritti durante le lo tte operaie alla Montedison: L'aria oggi puzza di uova marce è infetta di tetraetile idrocaburi catrami. Ho raccolto dal cemento ora un minuscolo uc cello rosso grigio tutto tremante ha gli occhi quasi chiusi e il becco pie no di schiuma verdastra. Forse ha mangiato qualche granulo di zolfo forse qualche altro veleno terribile. L'ho sentito implorare la mia mano con dur ezza l'ho sentito piangere a dirotto come un cielo scrosciante senza nessu na risposta. Subito dopo prendo in mano “Il mostro di rabbia e d’amore” e leggo una poesia di Vincenzo. Lo presento ai ragazzi: “Anche lui è un poet a operaio”. Vincenzo saluta tutti i ragazzi e dice: “Io sono un operaio de ll’ILVA\, e ho scritto queste cose”. Legge altre poesie di questo libro. G li studenti sgranano gli occhi. Sono lì che ascoltano stupiti parole dure come l’acciaio. Fanno domande. Lui risponde senza mezzi termini che l’ILVA inquina\, racconta storie di vita vissute\, riflette a voce alta. I comme nti schietti di Vincenzo sortiscono un effetto inaspettato. Quegli student i sono abituati a sentire parlare di inquinamento da me. Ma sentirselo dir e da un lavoratore dell’ILVA è sicuramente\, almeno per loro\, una novità. Tornano a casa e raccontano tutto ai loro genitori\, alcuni sono figli di lavoratori dell’ILVA. “Papà\, perché anche tu non parli come Vincenzo De Marco? Sai è venuto a scuola un operaio ILVA come te? Lui dice che la tua fabbrica inquina. Lui non vuole con tutto questo. E ha anche scritto delle poesie per esprimere la sua rabbia. Lo sai?” Questo è quello che è avvenu to\, più o meno\, a casa di quei ragazzi che hanno il padre all’ILVA\, e m e lo hanno anche raccontato. Quella di Vincenzo è stata sicuramente la lez ione più efficace che potevano ascoltare\, più di quelle in cui ho proiett ato slides con numeri\, dati chimici e nanogrammi vari. Il secondo ricordo che ho di Vincenzo è di un anno dopo\, un anno esatto: 25 febbraio 2017. Durante la manifestazione “Giustizia per Taranto” il “poeta operaio” sale sul camioncino e afferra il microfono mentre una folla di ragazzi lo guard ano. Il cielo grigio piombo minaccia pioggia\, ma tante persone rispondono all’appello. Sono in marcia a Taranto per dire “no” ad ogni compromesso\, ad ogni patteggiamento che rimetta nelle casse dell’azienda i soldi confi scati. Vincenzo è lì in piedi sul camioncino e chiede scusa. “Sono un oper aio dell’ILVA\, anche io sono responsabile di aver avvelenato questa città e chiedo scusa\, vi chiedo scusa per quello che ho fatto”. Gli altoparlan ti amplificano le sue parole\, le sento bene. Mi commuovono. Il giorno dop o le cerco sui giornali\, ma non le trovo. Tra questi due ricordi c’è un f atto grave\, diventato di dominio pubblico. E’ il 4 novembre 2016 e Vincen zo scopre delle scritte sul suo armadietto: “A casa tua mangio\, 'nfamò”. Quest’ultima parola fa parte del gergo dialettale della malavita e vuol di re “spia”. E poi un’altra scritta: “A murè\, okkio”. Devi morire\, attenzi one. “Non ho paura - aveva scritto Vincenzo alcuni giorni prima su Faceboo k - di dire la verità\, non ho paura delle conseguenze\, non ho paura di l ottare per una causa giusta e mai ne avrò. Non ho paura che la gente sappi a. Deve sapere. Non ho paura dello: 'sputi nel piatto in cui mangi' o del 'poi mangio a casa tua'. Non ho paura dei colleghi 'canaglia' perché sono molti di più i colleghi 'fratelli'. Non ho paura di queste cose né di tant issime altre... Di cosa ho paura? Del 'fuoco amico'. Quello fa male\, molt o male”. Le minacce si sono ripetute\, prima danni alla macchina\, poi una croce sull’armadietto con nastro adesivo marrone da pacco. Ma Vincenzo è andato avanti\, e ora ripresenta i suoi versi di rabbia e di amore\, convi nto che tutto questo possa servire\, e che - in mezzo alla cupa barbarie - la poesia possa riproporre il linguaggio del coraggio e della speranza. \n\n Prof. Alessandro Marescotti\n\nhttps://www.peacelink.it/calendario/ev ent.php?id=9288 DTSTART;TZID=CET:20171104T180000 LOCATION:LIBRERIA PICCOLI LABIRINTI - GALLERIA SANTA CROCE\, PARMA PARMA SUMMARY:PARMA - Rassegna 'Versi diversi' Vincenzo De Marco presenta 'Il Mos tro' URL:https://www.peacelink.it/calendario/event.php?id=9288 X-ALT-DESC:
PARMA - Rassegna 'Versi diversi' Vincenzo De Marco presenta 'Il Mostro'\n
A Parma con Vincenzo De Marco\n
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P resentazione del Libro\n
IL MOSTRO. Versi di rabbia e d'amore\n
< p> con l'Autore VINCENZO DE MARCO\, poeta e operaio dell'Ilva di Taranto\n< /p>con LAURA TUSSI - PeaceLink\, Telematica per la Pace\n
e\n
FABRIZIO CRACOLICI - ANPI Nova Milanese (Monza e Brianza)\n
LIBR ERIA PICCOLI LABIRINTI - GALLERIA SANTA CROCE\, PARMA\n
SABATO 4 NOV EMBRE 2017 ore 18.00\n
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LIBRO:\n
Il Mostro. Versi di rabbia e d'amore\n
Autore: Vincenzo De Marco.\n
Introduzione: Laura Tussi.\n
Prefazione: Alessandro Marescotti\n
LES FLÂNEUR S Edizioni\n
Autore: VINCENZO DE MARCO\n
Titolo: IL MOSTRO. VE RSI DI RABBIA E D'AMORE\n
Prefazione: ALESSANDRO MARESCOTTI\n
Introduzione: LAURA TUSSI\n
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Versi di rabbia e d’amore – La fabbrica\, le polveri\, l’acciaio: squarci sul lavoro quotidiano all’Ilva \, che si alternano a riflessioni sulla vita\, a rasserenanti immagini di evasione. Il mondo rassicurante degli affetti\, la Puglia e la sua bellezz a incontaminata\, vista da un operaio che\, suo malgrado\, contribuisce a inquinarla. Tutto questo anima le poesie di Vincenzo De Marco\, poeta oper aio e cantore di una contraddizione esistenziale tra lavoro e vita: due el ementi normalmente in simbiosi\, ma che nella Taranto dei veleni finiscono col trovarsi in una tragica dicotomia.\n
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Vincenzo De Marc o (Grottaglie\, 1976). Operaio e poeta. Con Les Flâneurs Edizioni ha parte cipato all’antologia di racconti Macerie\, il cui ricavato sarà devoluto a lle popolazioni terremotate del Centro Italia.\n
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INTRODUZI ONE di LAURA TUSSI\n
a 'Il Mostro. Versi di rabbia & d'amore' di VI NCENZO DE MARCO\n
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In quanto attivista e redattrice dell'As sociazione ecopacifista PeaceLink - Telematica per la pace\, mi sento di d enunciare che il caso Ilva\, attualmente\, viene semplicemente rappresenta to come una vertenza occupazionale o una mera questione di politica indust riale. Ma i drammatici dati di malattia e di morte\, che ancora qualcuno s i ostina a mettere in dubbio e a confutare\, vengono “derubricati a fattor e scatenante di un problema esclusivamente economico”\, anziché essere con siderati essi stessi il vero problema.\n
In realtà\, il mondo non ha bisogno di tutto l'acciaio che viene prodotto. Ma il sistema economico pr oduce in funzione del profitto e dello sfruttamento massimo della capacità produttiva\, e non in funzione dei bisogni reali e effettivi. Sostenere q uesto modello siderurgico predatorio e accumulatorio significa alimentare la produzione delle cosiddette grandi opere\, inutili e dannose\, e il con sumismo esasperato dell'industria bellica e automobilistica e delle costru zioni infrastrutturali. .\n
L'ordinanza di sequestro dell'area a cal do dell'Ilva di Taranto\, disposta dal Giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco\, è del luglio 2012\, ma riporta delle affermazioni anco ra attuali\, in questa città dominata dal Mostro d'acciaio: “Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato nell'attività inquinante con coscienza e vo lontà per la logica del profitto\, calpestando le più elementari regole di sicurezza”. “La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratt erizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all'ambiente e alla salute delle persone ” denuncia ancora l'ordinanza.\n
L'Autore del Libro di poesie 'Il Mo stro di rabbia & d'amore'\, Vincenzo De Marco\, poeta e operaio\, dedica q uest'opera alla propria famiglia\, alla propria figlia\, quasi a volerla t utelare dal pericolo incombente rappresentato dal 'mostro' siderurgico\, i n una profusione poetica di sentimenti\, stati d'animo\, emozioni\, define ndosi un folle che scrive della sua interiorità\, di umore e vissuto\, del bene e del male: 'Sono un pazzo che su carta sputa fuori\, amore e rabbia ...'.\n
Il Poeta\, Vincenzo De Marco\, con queste toccanti e sconcer tanti poesie si rivolge ai tarantini oppressi\, sfruttati\, emarginati\, v ittime del lavoro e dell'inquinamento\, ma anche a chi ama Taranto e lo di mostra con i fatti\, rivolgendosi anche agli esperti attivisti che operano nell'associazionismo ambientalista tarantino e che si spendono e si sacri ficano quotidianamente per portare alla luce la verità. L'omertà\, la menz ogna e la connivenza a Taranto fanno ancora più 'rabbia' della noncuranza con cui l'industria ha devastato ambiente e distrutto vite umane\, per la logica spietata del massimo profitto dei padroni\, dello sfruttamento pri vato o di Stato. La politica nazionale è sempre rimasta sorda alle richies te di aiuto giunte più volte dal capoluogo jonico e\, anzi\, ha adeguato l 'impianto normativo alle esigenze dell'Ilva\, della grande industria\, piu ttosto che pretendere il rispetto delle regole da parte del colosso sideru rgico\, del Mostro d'acciaio. La politica locale\, inoltre\, dopo anni di stasi sostanziale\, sembrava\, anche grazie alle spinte dell'associazionis mo ambientalista e ecopacifista tarantino\, aver preso a cuore il problema \, invece\, ha palesemente tradito le aspettative\, mostrando un asservime nto perdurante alle bieche logiche del profitto e della grande industria. Taranto è una città dove regna la convinzione che nulla mai possa cambiare \, dopo anni di sostanziale immobilismo con il Mostro d'acciaio\, che il P oeta definisce come 'orrore moderno\, orrore continuo': l'azienda matrigna \, il siderurgico più grande d'Europa\, un colosso esteso che apre dispara ti orizzonti davanti alla città\, dalla crisi occupazionale e irreversibil e a tensioni sociali fuori controllo\, nell'implosione più totale.\n
L'alternativa?\n
Chiusura degli impianti\, riconversione\, bonifich e e sostanziale ripensamento dell'economia cittadina\, come esempio di nuo vo modello di sviluppo ecocompatibile e ecosostenibile\, per un futuro sal ubre e prospero. “A Taranto dominava un'accozzaglia di superficialità\, sc arsa preparazione\, finta conoscenza dei problemi\, mischiata a rozza e in sensata sicurezza. In tanti credevano che l'inquinamento li avrebbe corazz ati e che\, respirando un po' alla volta i veleni\, si sarebbero immunizza ti. Una folle e insensata convinzione che albergava anche nella mente di g ente laureata”. Così ha scritto Alessandro Marescotti\, presidente dell'as sociazione ecopacifista PeaceLink\, nell'introduzione del fumetto di Carlo Gubitosa e Giuliano Pavone “L'eroe dei due mari. Taranto\, il calcio\, l’ Ilva e un sogno di riscatto” (Altrainformazione\, 2012). Taranto\, nella s ua tragedia lenta\, silenziosa\, inesorabile\, è schiacciata sotto il peso del ricatto occupazionale e di relazioni pericolose\, losche e bieche con nivenze che l’Ilva ha intrattenuto con coloro che erano preposti a control lare e denunciare le emissioni inquinanti: i sindacati\, le forze dell'ord ine\, gli organi di giustizia\, la stampa\, le autorità ecclesiastiche e l a politica fino ai più alti vertici istituzionali. Il Poeta descrive e den uncia così\, con vocaboli molto eloquenti e taglienti\, il dramma tarantin o: 'Acciaio\, politica\, mafia\, sangue. Acciaio\, siderurgia\, tubi\, lam iere\, chiesa\, stato\, tangenti\, bugie\, tumori...'.\n
Il caso Ilv a rappresenta\, attualmente\, il terreno su cui si misurano la credibilità e le autentiche priorità del nostro Paese\, in una storia profondamente i taliana\, fondata su componenti umane e disumane di ignavia e di eroismo\, di cinismo e solidarietà\, di scelte avventate e corruzione\, di malaffar e\, di grandi opere e omissioni... 'di rabbia e d'amore'. Dunque\, Taranto è ormai in assoluto\, al centro di un interesse legittimo\, in quanto cos tituisce\, nella propria esplicita e implicita complessità\, un caso che o ffre strumenti per analizzare problematiche dibattute e per interpretare a fondo i rapporti che intercorrono tra giustizia e informazione e tra poli tica e potere economico. I Tarantini contro Ilva\, come Vincenzo De Marco\ , poeta e operaio\, sono veri nuovi antifascisti\, come i No Tav e i No Mu os e come tutti gli altri movimenti che dal basso lottano contro il nuovo fascismo: il neoliberismo e la dittatura finanziaria applicata\, a livello locale\, da governi servili e sottomessi e conniventi con il potere finan ziario e capitalistico.\n
Laura Tussi\n
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PREFAZIONE d i ALESSANDRO MARESCOTTI a 'Il Mostro\, Versi di rabbia & d'amore' di VINCE NZO DE MARCO\n
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Di Vincenzo De Marco ho due ricordi ben pre cisi. Il primo ricordo è mentre legge le poesie di questo libro nell’aula magna\, davanti ai miei studenti e a ragazzi di altre classi. E’ il 25 feb braio 2016. Una folta platea. Lezione di cittadinanza attiva. Ma anche di letteratura\, perché i “poeti operai” ci sono stati\, e infatti la mia int roduzione è proprio sulla poesia del Novecento. Leggo “L’ho sentito implor are con durezza”\, la poesia scritta da Ferruccio Brugnaro\, “poeta operai o” a Porto Marghera che all’ingresso della fabbrica distribuiva le sue poe sie ciclostilate. Leggo questi versi di letteratura operaia di tanti anni fa\, scritti durante le lotte operaie alla Montedison: L'aria oggi puzza d i uova marce è infetta di tetraetile idrocaburi catrami. Ho raccolto dal c emento ora un minuscolo uccello rosso grigio tutto tremante ha gli occhi q uasi chiusi e il becco pieno di schiuma verdastra. Forse ha mangiato qualc he granulo di zolfo forse qualche altro veleno terribile. L'ho sentito imp lorare la mia mano con durezza l'ho sentito piangere a dirotto come un cie lo scrosciante senza nessuna risposta. Subito dopo prendo in mano “Il most ro di rabbia e d’amore” e leggo una poesia di Vincenzo. Lo presento ai rag azzi: “Anche lui è un poeta operaio”. Vincenzo saluta tutti i ragazzi e di ce: “Io sono un operaio dell’ILVA\, e ho scritto queste cose”. Legge altre poesie di questo libro. Gli studenti sgranano gli occhi. Sono lì che asco ltano stupiti parole dure come l’acciaio. Fanno domande. Lui risponde senz a mezzi termini che l’ILVA inquina\, racconta storie di vita vissute\, rif lette a voce alta. I commenti schietti di Vincenzo sortiscono un effetto i naspettato. Quegli studenti sono abituati a sentire parlare di inquinament o da me. Ma sentirselo dire da un lavoratore dell’ILVA è sicuramente\, alm eno per loro\, una novità. Tornano a casa e raccontano tutto ai loro genit ori\, alcuni sono figli di lavoratori dell’ILVA. “Papà\, perché anche tu n on parli come Vincenzo De Marco? Sai è venuto a scuola un operaio ILVA com e te? Lui dice che la tua fabbrica inquina. Lui non vuole con tutto questo . E ha anche scritto delle poesie per esprimere la sua rabbia. Lo sai?” Qu esto è quello che è avvenuto\, più o meno\, a casa di quei ragazzi che han no il padre all’ILVA\, e me lo hanno anche raccontato. Quella di Vincenzo è stata sicuramente la lezione più efficace che potevano ascoltare\, più d i quelle in cui ho proiettato slides con numeri\, dati chimici e nanogramm i vari. Il secondo ricordo che ho di Vincenzo è di un anno dopo\, un anno esatto: 25 febbraio 2017. Durante la manifestazione “Giustizia per Taranto ” il “poeta operaio” sale sul camioncino e afferra il microfono mentre una folla di ragazzi lo guardano. Il cielo grigio piombo minaccia pioggia\, m a tante persone rispondono all’appello. Sono in marcia a Taranto per dire “no” ad ogni compromesso\, ad ogni patteggiamento che rimetta nelle casse dell’azienda i soldi confiscati. Vincenzo è lì in piedi sul camioncino e c hiede scusa. “Sono un operaio dell’ILVA\, anche io sono responsabile di av er avvelenato questa città e chiedo scusa\, vi chiedo scusa per quello che ho fatto”. Gli altoparlanti amplificano le sue parole\, le sento bene. Mi commuovono. Il giorno dopo le cerco sui giornali\, ma non le trovo. Tra q uesti due ricordi c’è un fatto grave\, diventato di dominio pubblico. E’ i l 4 novembre 2016 e Vincenzo scopre delle scritte sul suo armadietto: “A c asa tua mangio\, 'nfamò”. Quest’ultima parola fa parte del gergo dialettal e della malavita e vuol dire “spia”. E poi un’altra scritta: “A murè\, okk io”. Devi morire\, attenzione. “Non ho paura - aveva scritto Vincenzo alcu ni giorni prima su Facebook - di dire la verità\, non ho paura delle conse guenze\, non ho paura di lottare per una causa giusta e mai ne avrò. Non h o paura che la gente sappia. Deve sapere. Non ho paura dello: 'sputi nel p iatto in cui mangi' o del 'poi mangio a casa tua'. Non ho paura dei colleg hi 'canaglia' perché sono molti di più i colleghi 'fratelli'. Non ho paura di queste cose né di tantissime altre... Di cosa ho paura? Del 'fuoco ami co'. Quello fa male\, molto male”. Le minacce si sono ripetute\, prima dan ni alla macchina\, poi una croce sull’armadietto con nastro adesivo marron e da pacco. Ma Vincenzo è andato avanti\, e ora ripresenta i suoi versi di rabbia e di amore\, convinto che tutto questo possa servire\, e che - in mezzo alla cupa barbarie - la poesia possa riproporre il linguaggio del co raggio e della speranza.\n
Prof. Alessandro Marescotti
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