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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda



Riconoscendo che numerose violazioni del diritto umanitario erano state commesse in Rwanda, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU - agendo in base alle disposizioni previste al capitolo VII della Carta - ha creato, con la risoluzione n. 955 dell’8 novembre 1994, il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda (ICTR), le cui finalità sono quelle di contribuire il processo di riconciliazione in Rwanda e il mantenimento della pace nella regione.

L’ICTR è stato costituito per perseguire penalmente i responsabili (cittadini rwandesi e non) di genocidio e di gravi violazioni di diritto internazionale umanitario (crimini contro l’umanità e violazioni delle Convenzioni di Ginevra), commessi tra il 1 gennaio 1994 e il 31 dicembre dello stesso anno, nel territorio del Rwanda e in quello degli Stati vicini.

ICTR logo Le Regole di Procedura e Prova, adottate dai giudici, costituiscono la necessaria struttura per il funzionamento del sistema giudiziario.
Il Tribunale consta di tre organi: le tre Camere di prima istanza e una Camera d’appello, l’ufficio della Procura (al quale è affidato l’attività investigativa), la Cancelleria, responsabile del totale supporto amministrativo e giudiziario fornito alle Camere e alla Procura.
Con la risoluzione 977 del 22 febbraio 1995, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha deciso la sede del Tribunale ad Arusha, in Tanzania.

Per il 2004-2005 l’Assemblea Generale ha stanziato per l’ICTR 255.909.500 dollari. I funzionari del Tribunale provengono da 85 diversi paesi.

ICTR 1 Le tre sezioni di primo grado e quella d’appello sono composte da sedici giudici eletti dall’Assemblea Generale, secondo una lista presentata dal Consiglio di Sicurezza. La carica dura quattro anni. I giudici sono rieleggibili ed ognuno esercita le proprie funzioni indipendentemente.
Tre giudici presiedono ogni sezione, cinque costituiscono la Camera d’Appello che è in comune con quella del Tribunale penale internazionale per la ex-Yugoslavia.
Con la risoluzione 1431 del 14 agosto 2002 il Consiglio di Sicurezza ha deciso (sull’esempio dell’ICTY) di formare un pool di giudici ad litem, per un massimo di quattro per ogni sezione, numero che è stato successivamente aumentato (con la risoluzione n. 1512 del 27 ottobre 2003) a nove.

Il presidente del Tribunale è il norvegese Erik Møse.
L’ufficio del Procuratore è presieduto da Hassan Bubacar Jallow (del Gambia) eletto dal Consiglio di Sicurezza il 15 settembre 2003. La procura è divisa in due sezioni: la sezione investigativa e quella procedimentale. La prima, suddivisa in team, è responsabile per la raccolta di prove. La seconda, composta da sostituti procuratori, è responsabile del ricorso in giudizio di tutti i casi presentati innanzi al Tribunale e ai Consiglieri di giudizio. Un’unità (di informazione e prova), appositamente costituita, presenta direttamente un rapporto al Procuratore Capo.
Alla cancelleria spetta l’amministrazione dell’organo giudiziario. Ulteriori funzioni sono eseguite dall’ufficio (in base a quanto stabilito dalle Regole di Procedura e Prova), che rappresenta anche il canale di comunicazione del Tribunale. La cancelleria comprende due principali divisioni: la divisione dei servizi giudiziari e legali e la divisione dell’amministrazione.
L’attuale cancelliere è il senegalese Adama Dieng (che riveste la carica dal 1 marzo 2001), eletto dal Consiglio di Sicurezza dopo la consultazione del presidente del Tribunale.
ICTR 2 Presso la cancelleria è stato istituita una sezione di supporto per i testimoni e le vittime (strutturata in due unità). Essa è responsabile per la protezione della privacy, della tutela e sicurezza dei testimoni (protezione che si estende anche all’eventuale trasporto dei testimoni dal luogo di abituale residenza alla sede del Tribunale). Assicura che le testimonianze vengano rese in un ambiente sicuro e confortevole per i testimoni. Nel corso dei procedimenti, un magistrato o una camera può decidere di predisporre speciali misure prima, durante e dopo il processo. A tal fine, i testimoni devono previamente dichiarare al giudice se ritengono che la loro testimonianza possa costituire un rischio per loro stessi e/o per le proprie famiglie. Speciali misure possono, inoltre, essere prese dalle varie sezioni dell’ICTR sull’eventuale necessità di non rendere pubblica (agli organi di stampa) l’identità del testimone. Nonostante le difficoltà di viaggio e sistemazione - per la particolare situazione di instabilità in cui versa la regione dei Grandi Laghi - la sezione per il supporto dei testimoni e delle vittime è stata in grado di agevolare il viaggio a 250 testimoni provenienti da 15 diversi paesi (dell’Africa, Europa e America). Dopo il processo, il programma di protezione ha provveduto al trasferimento di più di 20 testimoni considerati a rischio. Alcuni sono stati collocati in località fuori del Rwanda. L’intervento della sezione per la protezione dei testimoni nei paesi in cui erano ospiti ha reso possibile la risoluzione dei problemi legali e pratici di immigrazione (con i governi interessati).

Nel luglio del 1997 è stato creato, sotto la direzione della cancelleria, il consiglio di difesa e la sezione per la detenzione.
Il primo ha il compito di garantire il diritto di difesa agli indigenti accusati/indagati detenuti sotto l’autorità del ICTR, mentre la sezione deve assicurare che la detenzione dei colpevoli avvenga secondo il rispetto degli standard internazionali.
Il Tribunale ha costruito una sezione detentiva (UNDF: United Nations Detention Facility), con 56 celle, all’interno della prigione di Arusha.
Il massimo della pena applicabile è l’ergastolo.

La Corte provvede alla gestione amministrativa, giudiziaria e logistica dei procedimenti davanti alle Camere di primo grado e a quella di appello. La Corte è composta da 50 membri e coordinata in tre unità: quella dei procedimenti (la cui finalità principale è rendere il più possibile scorrevole il procedimento giudiziario); quella di appello (in comune con l’ICTY, con sede all’Aja), quella di archiviazione (responsabile della gestione del servizio di registrazione giornaliera degli atti, dei documenti, distribuzione, deposito e conservazione degli stessi); infine, quella di trascrizione (divisa in due sezioni: inglese e francese, con il compito primario di trascrivere i procedimenti verbali).

ICTR 5 Nel periodo dal 1 luglio 2004 al 30 giugno 2005 le sezioni dell’ICTR hanno sottoposto ad indagini tre persone. Dalla data di inizio del primo processo (nel gennaio del 1997) sono state emesse diciannove sentenze, nelle quali sono state indagate venticinque persone. Di queste, ventidue sono state condannate e tre sono state assolte.
In aggiunta, venticinque persone sono attualmente in fase di giudizio. Il che porta il numero di persone per le quali il processo si è concluso o è in fase di esecuzione ad numero di 50 persone. Tra questi vi sono: l’ex Primo Ministro, undici Ministri di governo, quattro prefetti, sette capi di villaggio e molte altre personalità di alto rango. Questo spiega l’importanza del Tribunale nello stabilire la colpevolezza o l’innocenza dei presunti leader dell’epoca (1994) che non sono stati portati ancora davanti alla Corte.
La Camera d’appello ha deliberato quattro sentenze per cinque condannati (tra il luglio 2004 e giungo 2005). Attualmente la Camera d’appello è investita di dieci casi riguardanti l’appello a sentenze di condanna, 28 appelli di domande interlocutorie e uno concernente l’applicazione della revisione di una sentenza di condanna.
Nel periodo 2004-2005 il Tribunale ha iniziato 5 nuovi processi in cui sono indagati sette persone.

Alla data del 9 marzo 2006, i detenuti sono in totale 66, di cui 60 stanno scontando la pena nel carcere di Arusha (Tanzania), altri 6 fuori (nel Mali). Di questi 66, 28 sono detenuti in giudizio, 15 sono in attesa di giudizio, 9 stanno aspettando il trasferimento, 8 sono in grado di appello (ad Arusha). Rilasciati 5, morti: 1, il numero degli accusati i cui casi sono stati completati: 26, numero dei giudizi compiuti: 20, numero totale di arresti: 72.

Una revisione della strategia di completamento è stata presentata dall’ICTR al Consiglio di Sicurezza il 23 maggio 2005, in base alla risoluzione n. 1503 del 2003. Essa indica il programma che il Tribunale si è prefissato di eseguire: celebrare tanti processi in cui siano coinvolti dalle 65 alle 70 persone entro il 2008.
Coloro che sono stati indagati o sospettati di avere preso parte, a livello di responsabilità medio-bassa, ai gravi crimini commessi saranno sottoposti a giudizio delle giurisdizioni nazionali competenti (incluso il Rwanda). A questo fine, il 30 giugno 2005, il Procuratore ha trasmesso al Rwanda la documentazione di 15 sospettati.
Una quarta sezione della Corte è stata inaugurata il 1 marzo 2005, grazie ai contributi volontari dei governi norvegese e inglese.

Il 6 febbraio 2006 è stata pubblicata la legge n. 64 (Gazzetta Ufficiale n. 53 del 4 marzo 2006) con la quale l'Italia ha ratificato l'Accordo, fatto a Roma il 17 marzo 2004, tra il nostro Paese e le Nazioni Unite per l'esecuzione delle sentenze del Tribunale penale internazionale per il Rwanda.



ICTR 4


Per saperne di più visita i siti del

Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda
e del War Crimes Research Office dell'American University Washington College of Law

Allegati

  • Annual report ICTR 2004-2005 (407 Kb - Formato pdf)
    Il rapporto del Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda presentato all'Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il 15 agosto 2005 e riferito al periodo 1 luglio 2004-30 giugno 2005
    (in inglese)
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