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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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L’Unione Europea e la prevenzione dei conflitti



UE L’Unione Europea svolge una funzione determinante nella prevenzione dei conflitti, essendo essa stessa promotrice e sostenitrice di pace.

La prevenzione dei conflitti è parte integrante della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD), insieme alla gestione delle crisi militari e civili.

La Commissione Europea è l’organo che, in tale ambito, ha una responsabilità importante per garantire l’efficacia e la pertinenza degli interventi in quelle regioni dell’Unione caratterizzate da instabilità e teatro di possibili scontri armati. Tenendo, quindi, presente il ruolo rilevante della promozione della pace e della stabilità, la Commissione Europea - attraverso l’azione di prevenzione - intende organizzare ed utilizzare tutti gli strumenti a tal fine predisposti dalla UE, individuare le cause del conflitto e tentare di risolverle, implementare la capacità di intervento nelle prime fasi della crisi (per evitare che questa degeneri ulteriormente), e, infine, promuovere, a livello internazionale e multilaterale, la collaborazione in materia.

La Commissione ha, inoltre, provveduto a presentare una serie di raccomandazioni riguardanti la prevenzione dei conflitti, riservando particolare attenzione alla prevenzione a lungo e a breve termine, all’importanza della cooperazione internazionale e all’elaborazione dei principi nella prevenzione dei conflitti che sottostanno ai programmi di aiuto, agli indicatori del conflitto .
In tale contesto, la Commissione Europea ha inteso, con la Comunicazione sulla prevenzione dei conflitti del 2001, riconfermare l’impegno dell’UE. Essa ha a disposizione vari meccanismi che adotta, quando necessario, per impedire l’escalation di una crisi internazionale.

La struttura della Comunicazione distingue la prevenzione a lungo termine ("Proiettare la stabilità") e quella a breve termine ("Reazione rapida ai conflitti imminenti"). Si occupa, inoltre, di come migliorare il coordinamento e la cooperazione sulla prevenzione dei conflitti a livello internazionale.

Se il conflitto violento non nasce dal nulla, ma è, invece, il risultato di un graduale deterioramento, allora le politiche di sviluppo e di cooperazione possono essere effettivi strumenti per affrontare le cause principali dei conflitti.
Come promotrice di integrazione, l’UE ha per decine d’anni mantenuto relazioni speciali con i paesi limitrofi, rapporti internazionali che hanno garantito stabilità e prosperità. Questo tipo di cooperazione regionale non si è fermata entro i confini geografici dell’Europa, ma li ha oltrepassati attraverso il processo di allargamento, la politica estera e di sicurezza comune, lo sviluppo dei programmi di cooperazione e assistenza.

Ma non è sufficiente per l’Unione Europea essere il maggiore fornitore di aiuti al mondo. Questo tipo di approccio deve essere integrato, cioè tenere conto delle specifiche condizioni di ciascun paese come garantire una effettiva collaborazione tra la Commissione e gli Stati membri. I documenti strategici di ciascun paese sono parte essenziale di questo approccio integrato di cooperazione.
In quei paesi dove vi è un’alta potenzialità che si verifichi un conflitto - sovente caratterizzati da un crescente deficit democratico - l’azione preventiva della UE è rivolta a favorire il consolidamento dei sistemi politici democratici, il ruolo del diritto e della società civile.

A questo scopo, l’Unione Europea conduce operazioni di sostegno alla democrazia, riservando particolare attenzione all’organizzazione e monitoraggio dei processi elettorali, alle attività di governo e all’amministrazione della giustizia. Talvolta, l’Unione Europea incoraggia l’adozione, da parte dei paesi coinvolti in un potenziale conflitto, di misure di riforma della sicurezza (polizia, forze armate, ecc.) e di specifiche misure post-conflitto. Queste ultime includono la smobilitazione, il disarmo e la reintegrazione, le operazioni di sminamento, l’attenzione particolare ai bambini coinvolti nei conflitti armati, e misure per la promozione del processo di riconciliazione.

Un approccio integrato di lungo periodo deve, inoltre, considerare la risoluzione di questioni trasversali che possono accendere i conflitti. La droga, le armi leggere, l’amministrazione delle risorse naturali, il problema ambientale, i flussi migratori, la prostituzione minorile e non e, in misura minore, gli interessi privati sono alcune delle concause dei conflitti in tutto il mondo. La UE intende rafforzare l’efficacia delle proprie iniziative per arginare l’impatto negativo di questi fattori, garantendo il rispetto dei diritti umani della popolazione locale e la non interferenza nel processo politico.

Accanto ai meccanismi e procedure di lungo termine, l’Unione Europea ha sempre cercato di migliorare le proprie capacità e strutture di reazione rapida (Rapid Reaction Mechanism), laddove vi siano situazioni che possano facilmente degenerare. Nei casi di crisi, l’Unione Europea ha a sua disposizione una serie di strumenti politici e diplomatici ad intervento rapido. Nelle sue raccomandazioni, la Commissione prevede, infatti, che nello svolgimento del dialogo politico (maggiormente focalizzato e flessibile) venga affidato a rappresentanti speciali il ruolo di mediatori (corpi civili di pace), e messo in evidenza l’efficacia delle sanzioni a livello preventivo in risposta all’uso imminente della forza. Tutti i meccanismi, civili e militari, sviluppati nel contesto della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD), possono essere utilizzati negli scenari di pre-crisi.
In questo senso, nel giugno 2001 durante il vertice di Göteborg, l'Unione Europea ha approvato il programma per la prevenzione dei conflitti e in dicembre il Consiglio europeo di Laeken ha adottato una dichiarazione di operatività della politica estera comune di sicurezza e di difesa.

Nell’intensificare la cooperazione internazionale nel campo della prevenzione dei conflitti la UE, tenendo conto delle particolarità di ciascuna organizzazione, rafforza la propria collaborazione con gli altri partner internazionali.
Nella politica europea di prevenzione particolare rilievo assume la partnership tra i vari organi della UE e quelli dell’ONU. La Commissione, in collaborazione con il Segretario Generale, ha, infatti, provveduto a istituire:
una cooperazione per le missioni di fact finding (di indagini, di accertamento dei fatti);
ad implementare l’organizzazione multilaterale della diplomazia (incontri tra rappresentanti speciali) e a migliorare l’impegno comune nelle operazioni di assistenza e di monitoraggio elettorale;
a creare programmi formativi ed organizzativi sul territorio.

Negli ultimi anni l’Unione Africana è stata una delle controparti più interpellate dalla UE. La politica europea di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti in Africa rappresenta un aspetto importante per la sicurezza internazionale, date le numerose e cruente situazioni di crisi che caratterizzano il continente africano.

Infine, la Commissione riconosce il ruolo fondamentale delle o.n.g., soprattutto sul campo, e afferma l’intenzione di dare risalto alla prevenzione dei conflitti attraverso una stretta relazione con esse.


Per saperne di più, visita il sito:
La Commissione Europea e la prevenzione dei conflitti

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