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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Kofi Annan e la prevenzione dei conflitti

Il Segretario Generale dell'ONU, Kofi Annan, ha fatto della prevenzione del conflitto la pietra angolare della sua ricerca per la promozione di un mondo più pacifico, giusto e prosperoso. Egli, infatti, ha dichiarato in numerose occasioni che per le Nazioni Unite non vi è più alto scopo, più profondo impegno e più grande ambizione che prevenire i conflitti armati.

Il 7 marzo 2000 Kofi Annan ha istituito la Commissione Brahimi, composta da massimi esperti chiamati ad esaminare l’organizzazione intera delle Nazioni Unite in rapporto alle questioni della pace e della sicurezza. La Commissione è stata creata con il fine di elaborare una serie di raccomandazioni, da sottoporre all’ufficio del Segretariato, per una riforma dell’intero sistema.

Nel giugno 2001, Kofi Annan ha sottoposto, all’Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza, il suo primo rapporto sulla prevenzione dei conflitti armati. Il documento presenta il progresso che è stato raggiunto nello sviluppo della capacità di prevenzione del conflitto in seno alle Nazioni Unite, e presenta 29 specifiche raccomandazioni su come gli sforzi del sistema ONU sul campo possano essere ulteriormente intensificati. Vengono esaminati i contributi specifici che possono essere dati dall’Assemblea Generale, dal Consiglio di Sicurezza, dal Consiglio Economico e Sociale, dalla Corte di Giustizia e dal Segretario Generale, così come la cooperazione tra l’ONU e gli altri attori, le organizzazioni regionali, la società civile e la comunità economica. In risposta al rapporto, nell’agosto 2001 il Consiglio di Sicurezza ha adottato una risoluzione dettagliata sulla prevenzione dei conflitti armati.

Nel settembre 2003, il Segretario Generale ha presentato il suo rapporto intermedio sulla prevenzione dei conflitti armati. Questo descrive come il sistema delle Nazioni Unite abbia compiuto numerosi sforzi per assistere gli Stati Membri nella costruzione delle loro capacità per la prevenzione e la risoluzione pacifica delle crisi, e per la costruzione di una pace e sviluppo sostenibili. Tuttavia, il rapporto mette anche in evidenza che questo non è sufficiente. Le Nazioni Unite sono solo all’inizio di un fondamentale processo di mobilitazione e costruzione di relazioni, di partnerships, importanti per assicurare una pace e sicurezza durature.

Particolare attenzione Kofi Annan ha riservato al tema della prevenzione del genocidio. L’Assemblea Generale aveva designato il 7 aprile 2004 come Giornata Internazionale sulla Riflessione del genocidio in Rwanda. In risposta a tale iniziativa, il Segretario Generale ha proposto la nomina di un Consigliere Speciale sulla prevenzione del genocidio. Ha, inoltre, lanciato la proposta di un Piano di Azione per la Prevenzione del Genocidio che coinvolga l’intero sistema delle Nazioni Unite e che si strutturi in cinque macroaree:
- la prevenzione dei conflitti armati
- la protezione dei civili nei conflitti armati
- la fine delle impunità
- una tempestiva e chiara attenzione ai fatti
- il bisogno di una rapida e decisa azione in risposta alle prime fasi dell’eventuale genocidio.

In risposta ai due rapporti presentati da Kofi Annan sulla prevenzione dei conflitti, l’Assemblea Generale, nel luglio 2003, ha adottato una risoluzione sulla prevenzione dei conflitti armati. Essa rappresenta un significativo passo in avanti nelle politiche degli Stati Membri verso il pieno riconoscimento del valore rilevante dell’analisi precoce e della prevenzione dei conflitti armati. L’Assemblea Generale ha sottolineato che l’azione preventiva dovrebbe essere promossa da una continua cooperazione tra gli Stati Membri, il sistema ONU, le Istituzioni di Bretton Woods, le organizzazioni regionali e sub-regionali, notando che, a riguardo, il settore privato e la società civile hanno un ruolo importante di supporto.

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