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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Il progetto di un Corpo Civile di Pace Europeo

A livello europeo, sin dal 1995 si è cominciato a discutere sulla creazione di un Corpo di Pace Civile Europeo (CPCE). Infaticabile animatore di un tale dibattito è stato l'eurodeputato verde Alex Langer fautore di un esplicito progetto con lo scopo di realizzare azioni e organismi promossi dall’UE per rispondere alle situazioni di crisi superando il tradizionale peace-keeping militare. Secondo questo progetto, il ricorso all’intervento di civili può risultare utile soprattutto in situazioni di tensione fra minoranze o in conflitti cosiddetti etnici o a valenza nazionalistica o religiosa, nei quali occorrono elevate capacità di mediazione, flessibilità, dialogo, comunicazione.

PE logo La proposta della creazione di un simile Corpo maturò negli anni in cui divampava la guerra nella ex-Jugoslavia. Essa trovò spazio in un emendamento dei Verdi a una risoluzione sulla Conferenza Intergovernativa per la revisione del Trattato di Maastricht col quale si proponeva: “un primo passo per contribuire alla prevenzione dei conflitti potrebbe consistere nella creazione di un Corpo civile europeo della pace (che comprenda gli obiettori di coscienza) assicurando la formazione di controllori, mediatori e specialisti in materia di soluzione dei conflitti.”

La risoluzione del Parlamento Europeo del ’95 avviò di fatto un ampio dibattito soprattutto tra le organizzazioni della società civile impegnate sul tema della prevenzione dei conflitti.

A quella risoluzione seguì, il 10 dicembre 1999, una raccomandazione del Parlamento Europeo sull'istituzione di un Corpo di pace civile europeo. Con essa, si raccomandava al Consiglio Europeo “di elaborare uno studio di fattibilità sulla possibilità di istituire un CPCE” e di “analizzare e di individuare casi di possibile impiego di un CPCE”.

La risoluzione del ’99 è stata richiamata nella risoluzione del Parlamento europeo “sulla comunicazione della Commissione sulla prevenzione dei conflitti” del 13 dicembre 2001. In essa, tra le altre cose, si rilevava come “la proposta del Parlamento europeo, presentata alla CIG del 1996, volta ad istituire un Corpo di pace civile europeo, non è ancora stata oggetto di commenti da parte della Commissione o del Consiglio, pur essendo stata esaminata in occasione della suddetta CIG del 1996 e sostenuta da alcuni paesi” e invitava “le future Presidenze, la Commissione e il Segretario Generale/Alto Rappresentante a prestare maggiore attenzione alle proposte presentate dal Parlamento europeo, compresa la proposta che richiede l'istituzione di un Corpo di pace civile europeo, e a garantire che siano stanziati finanziamenti a tale scopo.”


Questo il testo della rioluzione:
Instaurazione di un Corpo di pace civile europeo
Il Parlamento Europeo

19. si rammarica del fatto che né la recente comunicazione della Commissione, né il Consiglio o il Consiglio europeo abbiano dato seguito alla proposta presentata dal Parlamento nella sua risoluzione del 17 maggio 1995 sul funzionamento del trattato sull'Unione europea nella prospettiva della Conferenza intergovernativa del 1996 - Attuazione e sviluppo dell'Unione, e nella sua succitata raccomandazione del 10 febbraio 1999, sull'instaurazione di un Corpo di pace civile europeo;

20. ribadisce la necessità di istituire tale Corpo di pace civile europeo nel quadro del meccanismo di reazione rapida della Commissione, cui spetterebbe il compito di coordinare a livello europeo la formazione e l'invio di specialisti civili per attuare misure pratiche per la pace, quali arbitrato, mediazione, distribuzione di informazioni imparziali, attenuazione degli effetti dei traumi e ripristino di un clima di fiducia fra i belligeranti, aiuti umanitari, reintegrazione, riabilitazione, ricostruzione, istruzione nonché monitoraggio e miglioramento della situazione dei diritti umani, comprese le relative misure di accompagnamento;

21. propone che venga prestata tutta l'attenzione alla formazione degli addetti ai controlli, dei mediatori e degli specialisti in materia di trasformazione dei conflitti; sottolinea in particolare la necessità di continuare a istituire basi di dati per mobilitare all'occorrenza professionisti e gruppi a tutte le fasi di una determinata crisi; a tale riguardo invita la Commissione e gli Stati membri a rivolgersi al governo canadese il quale ha adottato un esempio eccellente con "Canadem”;

22. insiste a questo proposito affinché il Consiglio e la Commissione utilizzino in modo ottimale l'esperienza presente negli organi dell'UE; invita il Consiglio ad effettuare una piena valutazione critica del lavoro della Missione di vigilanza dell'Unione europea (EUMM) che ne evidenzi le prospettive future, le possibilità di un'azione comune efficace e flessibile degli osservatori UE con quelli di altre organizzazioni internazionali, in particolare dell'OSCE, le carenze e i possibili nuovi compiti in merito alla costituzione di un Corpo di pace civile europeo e a trasmettere tale valutazione a questo Parlamento;

23. precisa che i compiti del Corpo di pace civile europeo sarebbero di natura esclusivamente civile e finalizzati ad impedire che le situazioni di crisi degenerino in violenza, ricorrendo a tutte le risorse offerte dalla società civile;

24. sottolinea, a tale proposito, la necessità di consentire alle ONG specializzate nella prevenzione dei conflitti e nella gestione delle crisi, sia a livello internazionale che regionale, di dare il loro contributo scientifico e sociale alla prevenzione dei conflitti, se necessario e opportuno con il sostegno della Commissione.

Infine è da segnalare che il Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa (non ancora ratificato da tutti gli Stati membri dell’UE) prevede, all’articolo III-321, l’istituzione di un corpo volontario europeo. Questo il testo della disposizione: “È istituito un corpo volontario europeo di aiuto umanitario per inquadrare contributi comuni dei giovani europei alle azioni di aiuto umanitario dell'Unione. La legge europea ne fissa lo statuto e le modalità di funzionamento”.

Purtroppo, dopo più di dieci anni in cui, accanto alle varie risoluzioni del Parlamento, si è andato sviluppando il dibattito dentro e fuori le istituzioni comunitarie, il progetto di un Corpo di pace civile europeo non si è ancora concretizzato e gli stessi organi europei preposti non si sono pronunciati.

Il mancato impegno delle istituzioni comunitarie non ha impedito alle organizzazioni della società civile di continuare la progettazione e la realizzazione di una forza di pace civile e nonviolenta da schierare in situazione di conflitto.

E' il caso, ad esempio, della Nonviolent Peaceforce

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