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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Vescovi cattolici d'Algeria-Chiesa protestante d'Algeria

Lettera alle comunità cristiane d'Algeria

"Il Regno" n. 7 del 1998

I vescovi dell'Algeria – mons. H. Teissier, arcivescovo di Algeri, mons. G. Piroird, vescovo di Costantina, mons. M. Gagnon, vescovo di Laghouat e p. B. Lapize de Salée, amministratore di Orano – e il presidente della Chiesa protestante d'Algeria – il pastore H. Johnson – hanno indirizzato alle comunità cristiane una lettera il 16 settembre 1997, festa di S. Cipriano martire di Cartagine, in occasione della riapertura dell'anno pastorale dopo la pausa estiva (La Documentation Catholique 79[1997] 20, 994-5: nostra traduzione dal francese).

Cari amici,

In questo assai difficile inizio di anno pastorale 1997-1998, ciascuno di voi è tornato al proprio posto abituale di lavoro, di servizio e d'incontro. Noi desideriamo salutare in voi, prima di tutto, questo coraggio, che è un dono che Dio fa alla nostra chiesa, ma anche al paese. Questo dono si unisce, d'altronde, al coraggio quotidiano di tante persone in tutto il paese, in particolare quello delle madri di famiglia, che si fanno carico dei lavori necessari alla vita comune.

Durante l'estate, siamo stati colpiti molto profondamente – come tutti i nostri amici e vicini algerini – da questa successione di attacchi mortali contro villaggi o quartieri isolati, come anche dagli attentati che sono costati la vita a tante vittime innocenti, e che hanno indotto molte famiglie ad abbandonare le loro case e i loro abituali contesti di vita. Il massacro di Er Raès ha particolarmente indignato il mondo intero. Gli orrori di cui si ha notizia mostrano fino a che punto la violenza possa deteriorare le coscienze. Tutto ciò è grave per la crescita delle persone sia e l'avvenire della società.

Di fronte a una simile recrudescenza, i nostri amici e vicini ci manifestano la loro tristezza, il loro smarrimento e le loro inquietudini. Poco a poco, s'impadronisce di loro un sentimento di perdita di fiducia nel futuro, che può arrivare talvolta fino alla disperazione. Ma ecco che, al di là di questi drammi umani, tutte le famiglie stanno vivendo ora la riapertura delle scuole, che si ha coinvolto nella normalità più di 7 milioni di bambini. + vero che, qua e là, si sono registrate delle defezioni, sia per problemi di sicurezza, sia perché alcune scuole sono state bruciate, sia a causa della situazione economica che pesa su numerose famiglie (stipendi non corrisposti, disoccupazione...). Inoltre, la gioia della riapertura delle scuole, segno della forza della vita, è stata ovunque improntata a gravità e persino a tristezza. Malgrado le sofferenze senza nome, il popolo esprime così la sua determinazione a vivere in pace e a guardare verso l'avvenire.

E' dunque in questo contesto che ciascuno di voi ritorna al proprio posto dopo un periodo di riposo. Da parecchi anni, ormai, viviamo insieme al popolo algerino la crisi che esso attraversa. Oggi sappiamo bene che, date le circostanze, la nostra vocazione di discepoli di Gesù ci chiama a una fedeltà più grande.

Chiediamo a Dio di darci una vera compassione per quelli che sono più colpiti da questi drammi. Condividiamo le loro sofferenze, ma con molto rispetto per chi è stato più toccato. Quelli di noi che sono in grado di farlo, di concerto con le associazioni competenti, si adoperano per guarire i traumi profondi provocati da questo scatenarsi della violenza o per alleggerire il peso di queste sofferenze.

Non possiamo dimenticare che la nostra tradizione religiosa, come molte altre del resto, esorta a fare sempre la pace. Il perdono non può essere decretato. Nessuno ha il diritto di perdonare al posto delle vittime, e d'altra parte nessuno può farlo. Perché una vera pace sia possibile, ci vogliono delle condizioni che solo il tempo potrà creare. Ma più il tempo passa e le violenze si moltiplicano, più questa riconciliazione necessaria sarà difficile da attuare e lunga da realizzare. Chiediamo a Dio di darci delicatezza, pazienza e perseveranza sufficienti per innescare questa riconciliazione dentro di noi e attorno a noi.

L'inquietudine e lo smarrimento dei nostri amici possono legittimamente cogliere anche noi. Che il Signore ci aiuti a ricordare che siamo noi i testimoni di "quell'oscura speranza" che egli ha portato agli uomini. Riceviamo ogni giorno questa promessa che s'appoggia sulla sua Parola: "Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò – dice il Signore – metterò in salvo chi è disprezzato" (Sal 12,6).

La nostra speranza si nutre anche di tutti quei piccoli gesti di dedizione, di rispetto dell'altro e di condivisione di cui siamo testimoni e ai quali dobbiamo essere attenti. + per questo che la nostra preghiera si unisce a quella del santo padre per "la martoriata Algeria": "che Dio tocchi il cuore di quanti sono coinvolti in questa spirale di attentati, affinché desistano da questa violenza ingiustificabile e perché il paese ritrovi la pace".

Algeri, 16 settembre 1997, festa di san Cipriano, martire di Cartagine

articolo tratto da Il Regno logo

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