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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Lucia Leggieri

Una politica d’insicurezza

"Il Regno" n. 22 del 2004

La «teoria dei tre attori» sarebbe a giudizio di p. Javier Giraldo, il gesuita che da oltre vent’anni lotta per l’affermazione dei diritti umani in Colombia, il principale sistema di spartizione del potere da parte delle tre maggiori forze (gli apparati dello stato, i gruppi terroristici e i gruppi paramilitari) che, legittimamente o meno, detengono le redini del paese. Nonostante dal governo di Álvaro Uribe arrivino periodicamente pubbliche dichiarazioni d’intenti rappacificatori o di tentativi di riportare alla legalità il cruento fenomeno dell’azione paramilitare e guerrigliera (cf. Regno-att. 18,2004,634), nulla sembra realmente muoversi nella direzione del processo di pace. Anzi, quotidianamente si registra un incremento della violenza e delle violazioni dei diritti umani, le cui vittime appartengono soprattutto alla popolazione civile.

Ogni giorno in Colombia vengono uccise tra le 10 e le 20 persone, altre si vedono costrette ad abbandonare le proprie case e terre diventate pericolosi teatri di scontro. Le «misteriose» sparizioni, in particolar modo di sindacalisti, di attivisti di organismi umanitari e anche di sacerdoti e membri della Chiesa, avvengono con una media di 2 al giorno. La Commissione Giustizia e pace, di cui p. Giraldo è fondatore e attualmente direttore, è dal 1988 in prima linea nella difesa dei diritti umani e ha contribuito in maniera decisiva a far luce su alcuni macabri episodi della recente storia colombiana tra cui, ad esempio, i massacri perpetrati dal 1989 al 1991 a Trujillo, per i quali però ancora nessun responsabile è stato condannato.

Comunità di pace
Giustizia e pace inoltre incentiva la creazione di «Comunità di pace», ovvero villaggi che colpiti gravemente dal conflitto interno s’oppongono a qualsiasi coinvolgimento con l’esercito o con i gruppi armati. Il governo Uribe non sostiene, e anzi osteggia queste realtà, confondendo una semplice forma di protesta contro la spirale di violenza armata con un favoreggiamento della causa dei gruppi terroristici. L’aspra critica che le Comunità di pace rivolgono al governo è quella di una latente connivenza con le Autodifese unite della Colombia (AUC), decantate come resistenza alla violenza guerrigliera ma che, in realtà, avrebbero il compito di fare il «lavoro sporco», l’eliminazione cioè degli oppositori non combattenti. La «politica di sicurezza democratica» adottata da Uribe, che contempla l’inasprimento della lotta alla guerriglia e la smilitarizzazione dei paramilitari a favore di un loro successivo inserimento nell’esercito regolare, non pare portare ai risultati promessi. Questa linea d’azione ha l’avallo degli Stati Uniti. Anche recentemente infatti il presidente colombiano ha incontrato George Bush, il quale ha ribadito il totale sostegno alla gestione del governo Uribe e il proposito di continuare sulla strada di collaborazione politica ed economica tra i due paesi iniziata già nel 1999 con il Plan Colombia (cf. Regno-att. 2,2001,47; 8,2001,272).

articolo tratto da Il Regno logo

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