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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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M. C.

Priorità per il governo

"Il Regno" n. 8 del 2006

In controtendenza rispetto ai «venti di rinnovamento» che da un triennio attraversano l’America Latina, Álvaro Uribe dovrebbe essere riconfermato presidente della Colombia nelle elezioni del 28 maggio. I sondaggi lo danno, infatti, nettamente in vantaggio su Horacio Serpa, candidato del Partito liberale, tradizionale concorrente dei conservatori, e su Carlos Gaviria, in lizza per il Polo democratico alternativo, di sinistra, tanto da renderne probabile la rielezione al primo turno. Uribe, un ex liberale di estrema destra oggi appoggiato dal Partito conservatore, potrà contare su un’ampia maggioranza parlamentare, uscita numericamente rafforzata dalle legislative del 12 marzo scorso, grazie alle diverse liste uribistas, ma con una scarsa legittimazione politica data da un astensionismo del 60%.

Nonostante il paese conosca un’accelerata modernizzazione economica, culminata in febbraio con la firma del Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, la Conferenza episcopale colombiana denuncia che «negli ultimi anni ha sperimentato un crescente impoverimento». Perciò i vescovi indicano quattro priorità al nuovo governo: «Valorizzazione della vita umana, diminuzione della povertà, benessere sociale e impegno per la pace».

Mediazione per la pace
Intanto la Chiesa ha accresciuto il proprio impegno a favore di una soluzione politica del quarantennale conflitto armato che solo nell’ultimo lustro ha provocato 20.000 morti (tra cui 33 preti) e tre milioni di sfollati. Ciò anche di fronte al fallimento della «guerra totale» alle guerriglie su cui Uribe aveva puntato, con l’appoggio militare di Washington, nel 2002, raccogliendo consensi pure tra i vescovi.

Dal 2004, prima di tutto, mons. Julio Vidal Ortiz e mons. Germán García Isaza, rispettivamente vescovi di Montería e Apartadó, hanno facilitato i colloqui tra governo e Autodifese unite della Colombia (AUC) per il disarmo di 20.000 paramilitari, concluso alla vigilia delle elezioni di marzo (cf. Regno-att. 18,2004,634). Tuttavia la «legge di giustizia e pace», varata lo scorso anno, garantisce l’impunità a questi «squadroni della morte» di estrema destra, responsabili, secondo Amnesty International, di gran parte dei massacri compiuti nel paese.

In questo «tortuoso cammino», l’episcopato ha cercato di ottenere un adeguato risarcimento per le vittime, accettando la nomina di mons. Nel Beltrán Santamaría, vescovo di Sincelejo, nella Commissione nazionale di riparazione e riconciliazione incaricata di applicare la legge di giustizia e pace. Più critica è stata la Commissione Giustizia e pace della Conferenza dei religiosi della Colombia, diretta dal gesuita p. Javier Giraldo, più volte minacciato di morte per la sua difesa dei diritti umani, il quale, riferendosi ai narcos riciclatisi come paramilitari per beneficiare della nuova normativa, ha commentato: «Per Uribe l’aver massacrato contadini o leader sindacali è un’attenuante più che un reato da perseguire».

Sull’altro fronte, i vescovi hanno sollecitato l’esecutivo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), la maggiore formazione guerrigliera marxista, a firmare un «accordo umanitario» che consenta la liberazione di 3.000 persone nelle mani del gruppo armato e avvii un negoziato di pace.

Il presidente della conferenza episcopale, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja, si è invece detto compiaciuto per «i risultati raggiunti dal governo nel dialogo con l’Esercito di liberazione nazionale» (ELN), il secondo gruppo guerrigliero del paese. Al termine dei colloqui preliminari svoltisi a Cuba, l’ELN ha infatti dichiarato una tregua per le legislative del 12 marzo e fatto appello a «un’ampia alleanza politica tra le forze di opposizione al regime di destra» in vista delle presidenziali. All’incontro hanno partecipato anche quattro vescovi, mons. Jaime Prieto Amaya, mons. Leonardo Gómez Serna, mons. Ricardo Tobón Restrepo e mons. Julio Prado Bolaños, rispettivamente ordinari di Barrancabermeja, Magangué, Sonsón-Rionegro e Pasto, a conferma del ruolo svolto dall’episcopato.

articolo tratto da Il Regno logo

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