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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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M. M.

L'accordo della discordia

"Il Regno" n. 14 del 1999

Come era nelle previsioni, il 24 maggio scorso 18 dei 23 senatori delle Filippine hanno approvato il Visiting Forces Agreement (VFA), in forza del quale la Marina militare USA può utilizzare – a determinate condizioni peraltro non molto restrittive – basi militari nell’arcipelago delle Filippine e prende in carico parte dell’addestramento e delle esercitazioni congiunte fra i due eserciti.

Si tratta di un ritorno, dopo che nel 1992 – quando l’accordo decadde per mancanza di voti al Senato – era stata chiusa l’ultima base militare USA nell’arcipelago e col 1996 erano terminate anche le esercitazioni congiunte. Un’interruzione sopraggiunta dopo 98 anni di presenza militare americana – se si eccettua un breve dominio giapponese durante la seconda guerra mondiale –, gestita secondo modalità pressoché coloniali, causa e insieme effetto delle pessime condizioni in cui versa l’esercito filippino.

L’approvazione della legge con cui si rimetteva in vigore il VFA richiedeva l’assenso dei due terzi dei senatori. La proposta era partita un anno fa (cf. Regno-att. 16,1998,554) e aveva subito trovato una certa opposizione popolare, tant’è che il pronunciamento della camera alta è stato fino all’ultimo incerto.

Le contestazioni della chiesa
La Chiesa cattolica ha promosso la contestazione dell’accordo. Lo scorso anno ha diffuso una nota pastorale da leggersi nelle chiese e ha lanciato una raccolta di firme. Lo scorso mese, nell’imminenza del voto, nuovamente il card. Jaime Sin e altri vescovi hanno pubblicamente espresso la propria contrarietà al VFA. "È un cavallo di Troia che non solo riverserà le sue interiora per minare la sovranità e la dignità di donne e bambini attraverso una virtuale impunità, ma troverà anche l’opposizione di paesi con i quali siamo in conflitto", ha detto il cardinale nell’omelia della messa, celebrata in occasione del compleanno di Giovanni Paolo II nel santuario di Nostra Signora della pace costruito in memoria della rivoluzione del 1986.

Duplice l’ordine dei motivi che hanno guidato la protesta degli oppositori. C’era una ragione di ordine morale, perché si teme che l’arrivo massiccio di soldati ben forniti di valuta forte amplifichi problemi sociali quali la prostituzione e la droga. C’era una ragione di ordine politico, non solo per la sudditanza ingenerata dalla sproporzione delle forze e dai lunghi trascorsi coloniali che hanno posto le Filippine in posizione subalterna, ma anche per le "immunità" che il VFA garantisce ai militari USA in servizio, perfino nel caso di comportamenti criminosi.

Mons. Dinualdo Gutierrez, vescovo di Marbel (Mindanao), richiesto dal presidente Estrada di argomentare l’opposizione dei vescovi al VFA (il card. Sin è spesso limitato nei suoi impegni dalla malattia) citava il caso emblematico della tragedia del Cermis: "Il pilota americano non è stato processato in Italia e negli USA è stato assolto... Questo potrebbe accadere anche nelle Filippine" (Fides 28.05.1999, 318). Il VFA, in aggiunta, non è attrezzato per sorvegliare il rispetto del dettato costituzionale che impedisce l’installazione di armamenti nucleari, né per evitare che i meandri dell’arcipelago finiscano per nascondere pattumiere di rifiuti tossici.

Il presidente Estrada
Il presidente Estrada e il governo hanno voluto il ripristino del VFA e hanno stanziato fondi per propagandarne gli effetti benefici. Le motivazioni pubblicamente ammesse riguardano la sicurezza, in particolare la minaccia costituita dalle frequenti intrusioni della Cina nelle acque territoriali filippine in seguito al contenzioso attorno alle isole Spratly (che coinvolge anche Vietnam, Taiwan, Malaysia e Brunei). Esplicite anche le ragioni di carattere economico, dal momento che, ha ammesso Estrada, l’aggiustamento delle economie asiatiche dipende pesantemente dagli USA: "Le Filippine sono per l’interdipendenza".

articolo tratto da Il Regno logo

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