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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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G. Z.

L'appello dei vescovi Usa contro l'embargo

"Il Regno" n. 4 del 1998

Il 20 gennaio scorso, 54 vescovi cattolici degli Stati Uniti, tra cui i membri di Pax Christi-USA, hanno consegnato al presidente Bill Clinton una lettera per reiterare la loro condanna all'embargo delle Nazioni Unite, che, con l'appoggio degli USA, continua a gravare sull'Iraq. Ne riportiamo un ampio stralcio:

"Le scriviamo per esprimere la nostra profonda inquietudine morale in merito alle sanzioni rivolte dagli Stati Uniti contro il popolo dell'Iraq. In coscienza, la sollecitiamo a richiedere l'immediato ritiro delle sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di interrompere ogni sostegno degli Stati Uniti a queste sanzioni e di astenersi da ogni azione militare nel contenzioso attuale.

Nel 1993, nel X anniversario della nostra lettera pastorale La sfida della pace, noi vescovi cattolici degli Stati Uniti abbiamo pubblicato La giustizia frutto della pace. In questo documento riconoscevamo che "negli strascichi della guerra fredda, le sanzioni economiche globali sono diventate la forma più comune di pressione internazionale [...] come strumento per combattere l'aggressione senza arrivare all'intervento militare. [...] In ogni caso [in cui esse sono state applicate] ci siamo consultati accuratamente con la chiesa del paese interessato e ci siamo fatti guidare dal suo giudizio" (Regno-doc. 13,1994,424).

Nel nostro documento, abbiamo enunciato quattro criteri per la valutazione della accettabilità morale, delle sanzioni:

– la preoccupazione per la limitata efficacia delle sanzioni e il danno provocato alle popolazioni civili esige che le sanzioni globali vengano prese in considerazione solo in risposta a un'aggressione o a un'ingiustizia grave e perdurante, dopo che siano state tentate misure meno coercitive e impostate condizioni chiare e ragionevoli per ilt loro ritiro;

– il danno causato dalle sanzioni deve essere proporzionato al vantaggio probabile che ci si attende, mentre tali misure dovrebbero evitare di danneggiare in modo grave e irreversibile la popolazione civile. Esse dovrebbero perciò essere mirate il più possibile contro i diretti responsabili dell'ingiustizia, distinguendo tra i governi e le persone [...] L'embargo, quando impiegato, deve a sua volta preservare i fondamentali bisogni umani della popolazione civile. La negazione delle necessità fondamentali non può essere usata come un'arma;
– è moralmente importante il consenso alle sanzioni da parte d’importatori considerevoli della popolazione interessata...

– le sanzioni dovrebbero sempre essere parte di un più ampio lavoro diplomatico, volto a trovare un'efficace soluzione all'ingiustizia.

Riteniamo che dopo sette anni, le sanzioni contro l'Iraq violino questi criteri.

Le sanzioni hanno coinvolto la vita di ben oltre un milione di persone, il 60% delle quali sono bambini sotto i cinque anni di età. La campagna di bombardamenti del 1991 ha distrutto gli impianti elettrici, idrici e fognari, così come i servizi per la produzione agricola, alimentare e sanitaria. Tutte queste strutture continuano a non essere operative, oppure funzionano al di sotto dei livelli minimi, in quanto le sanzioni hanno reso impossibile l'acquisto delle parti di ricambio per la loro riparazione.

Cessino le sanzioni

Questa campagna di bombardamenti, assieme all'embargo totale in vigore dall'agosto 1990, era, ed è, un attacco contro la popolazione civile dell'Iraq. Un tale guerra contro la popolazione è stata condannata in maniera inequivocabile dal corpus magisteriale più autoritativo della chiesa cattolica, il concilio Vaticano II (1962-1965).

Agenzie indipendenti continuano a documentare il devastante impatto delle sanzioni sulla popolazione civile. Tra queste vi sono anche l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO). Nel 1996, l'UNICEF ha documentato la morte di 4.500 bambini al mese. I responsabili della chiesa in Iraq ci hanno detto che le sanzioni devono avere fine. L'arcivescovo Gabriel Kassab, della regione meridionale dell'Iraq, ad esempio, ha dichiarato: "Le epidemie infuriano, portandosi via bambini e ammalati a migliaia. E i bambini che sopravvivono alla malattia soccombono alla malnutrizione, che blocca il loro sviluppo fisico e mentale. La nostra situazione è insopportabile!... Facciamo appello alle persone di coscienza affinché si adoperino per far finire il bFacciamo co con l'Iraq... Fate sapere che la risoluzione 986 (la cosiddetta risoluzione 'petrolio contro cibo') è servita a distrarre l'attenzione del mondo dalla tragedia, mentre sotto alcuni aspetti l'aggravava".

Infatti, solo il 53% del denaro incassato per la vendita del petrolio è destinato all'Iraq. Il 30% del denaro realizzato dai proventi del petrolio viene pagato al Kuwait e un considerevole ammontare copre vari costi delle spese dell'ONU in Iraq. Dopo la risoluzione 986, gli invii delle provviste alimentari e delle medicine destinati ai bambini iracheni e al resto della popolazione civile sono stati costantemente procrastinati, in larga parte a causa dell'inusitata complessità delle procedure per l'adempimento della risoluzione.

Signor presidente, qualunque sia l'intento di queste sanzioni, siamo costretti da questa valutazione a giudicarle una violazione dell'insegnamento morale, segnatamente come è formulato nella tradizione cattolica. Infatti, le sanzioni non sono solo in violazione dell'insegnamento della chiesa cattolica, ma violano i diritti umani del popolo iracheno, in quanto privano persone innocenti del cibo e delle medicine, e che menti fondamentali per una vita normale. Chiediamo quindi l'immediata cessazione delle sanzioni contro l'Iraq.

Speriamo sinceramente che lei riserverà un'attenta considerazione agli argomenti morali che abbiamo sollevato. Siamo ansiosi di lavorare con lei nel tentativo di trovare una strada vera e giusta per la pace in Medio Oriente".


articolo tratto da Il Regno logo

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