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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

USA - UE - Russia - ONU

La «Roadmap»

Fonte: "Il Regno" n. 11 del 2003

«Una composizione finale e complessiva del conflitto israelo-palestinese entro il 2005» è l’obiettivo dichiarato di questa «Roadmap», l’itinerario di pace su cui gli Stati Uniti – col consenso di Unione Europea, Russia e Nazioni Unite – stanno impegnando tutto il loro peso politico e diplomatico, grandemente accresciuto nell’intera area mediorientale dopo l’esito del conflitto iracheno.

Il piano, che dall’inizio di maggio è oggetto delle valutazioni e delle prese di posizione del governo d’Israele e dell’Autorità palestinese, prevede la coesistenza di israeliani e palestinesi in due stati distinti e confinanti, e scommette sulla possibilità di accompagnare passo dopo passo la costruzione dello stato palestinese (elezioni, stesura di una Costituzione ed edificazione di istituzioni democratiche) in modo che Israele abbia le più ampie garanzie di essere «accettato», dai palestinesi e dagli altri paesi arabi, «come un vicino con cui vivere nella pace e nella sicurezza». La principale di queste garanzie, sulla quale la Roadmap insiste a lungo, riguarda naturalmente la sicurezza rispetto alla violenza e al terrorismo. La definizione delle questioni dei confini, di Gerusalemme, dei rifugiati e degli insediamenti

viene invece affidata alla Conferenza internazionale collocata verso la fine dell’itinerario di pace.

Originale: stampa (27.5.2003) da sito Internet: www.state.gov. Nostra traduzione dall’inglese.


Questo che segue è un itinerario (roadmap) fondato sul risultato e orientato all’obiettivo, con fasi chiare, periodizzazioni, scadenze e punti di riferimento, che mira ad avanzamenti di entrambe le parti, attraverso passi reciproci, negli ambiti della politica, della sicurezza, dell’economia, delle questioni umanitarie e dell’architettura istituzionale, sotto gli auspici del «Quartetto» (Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e Russia). Il suo punto d’arrivo è una composizione finale e complessiva del conflitto israelo-palestinese entro il 2005, secondo l’ipotesi formulata dal presidente Bush nel discorso del 24 giugno (2002) e accolta dall’Unione Europea, dalla Russia e dalle Nazioni Unite nelle dichiarazioni delle riunioni ministeriali del Quartetto del 16 luglio e del 17 settembre (2002).

Una soluzione al conflitto israelo-palestinese sulla base di due stati sarà raggiunta solo attraverso la cessazione della violenza e del terrorismo, quando il popolo palestinese avrà una classe dirigente che operi con decisione contro il terrore e che voglia e possa costruire una democrazia effettiva fondata sulla tolleranza e la libertà; e attraverso la pronta disponibilità di Israele a fare quanto necessario perché si costituisca uno stato democratico palestinese e un’accettazione chiara e senza ambiguità, da entrambe le parti, dell’obiettivo di una composizione negoziata secondo quanto descritto in questo documento. Il Quartetto assisterà e agevolerà l’attuazione del piano, cominciando dalla Fase I, comprese le discussioni dirette tra le parti, come richiesto dal piano. Il piano fissa una periodizzazione realistica riguardo all’attuazione. Tuttavia, trattandosi di un piano fondato sul risultato, saranno richiesti degli avanzamenti, che dipenderanno dagli sforzi di buona fede delle parti e dall’adempimento di ciascuno degli impegni evidenziati in questo documento. Se le parti adempiranno più rapidamente ai loro impegni, gli avanzamenti entro ciascuna fase e tra una fase e l’altra potranno giungere prima di quanto indicato nel piano. Il non-adempimento degli impegni impedirà ogni avanzamento.

Una composizione, negoziata fra le parti, avrà come risultato il sorgere di uno stato palestinese indipendente, democratico e in grado di esistere, che viva fianco a fianco, nella pace e nella sicurezza, con Israele e con gli altri stati vicini. La composizione risolverà il conflitto israelo-palestinese e porrà fine all’occupazione iniziata nel 1967, facendo perno sui fondamenti della Conferenza di Madrid, sul principio «terra in cambio di pace», sulle Risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 242, 338 e 1397, sugli accordi precedentemente raggiunti tra le parti, e sull’iniziativa del principe saudita Abdullah, appoggiata dal Summit della Lega araba di Beirut, che chiede l’accettazione di Israele come un vicino con cui vivere nella pace e nella sicurezza, nel contesto di una composizione complessiva. Questa iniziativa è un elemento vitale all’interno degli sforzi internazionali per promuovere una pace complessiva su tutti le direttrici, compresa quella tra Siria e Israele e quella tra Libano e Israele.

Il Quartetto terrà incontri regolari al vertice per valutare i risultati ottenuti dalle parti nell’attuazione del piano. Ci si attende dalle parti l’adempimento dei loro impegni in parallelo, quando non sia indicato altrimenti.

Fase I: Fine del terrore e della violenza, normalizzazione della vita palestinese, edificazione delle istituzioni palestinesi (da oggi al maggio 2003)
Nella Fase I, i palestinesi avviano immediatamente un’incondizionata cessazione della violenza secondo le fasi evidenziate in questo documento; questa azione sarà affiancata da misure di sostegno intraprese da Israele. I palestinesi e gli israeliani riprendono la coooperazione per la sicurezza fondata sul piano Tenet per far cessare la violenza, il terrorismo e l’istigazione per mezzo di servizi di sicurezza palestinesi ristrutturati ed efficaci. I palestinesi intraprendono una complessiva riforma politica in preparazione alla statualità, comprese la stesura di una Costituzione palestinese ed elezioni libere, imparziali e aperte sulla base di quelle misure. Israele assume tutti i passi necessari per agevolare la normalizzazione della vita palestinese. Israele si ritira dalle aree palestinesi occupate dal 28 settembre 2000 e da entrambe le parti si ripristina lo status quo che esisteva allora, come i livelli delle forze di sicurezza e gli avanzamenti nella cooperazione. Israele congela inoltre tutte le attività di insediamento, secondo quanto previsto dal rapporto Mitchell.

All’inizio della Fase I:

– il governo palestinese rilascia una dichiarazione che ribadisce senza equivoci il diritto di Israele a esistere nella pace e nella sicurezza e che proclama un immediato e incondizionato «cessate il fuoco» che ponga fine all’attività armata e a tutti gli atti di violenza contro Israele in qualunque luogo; tutte le istituzioni ufficiali palestinesi pongono fine all’istigazione contro Israele.

– il governo israeliano rilascia una dichiarazione che afferma senza equivoci il suo impegno verso la prospettiva dei due stati, che prevede uno stato palestinese indipendente, in grado di esistere e sovrano che viva nella pace e nella sicurezza a fianco di Israele, secondo quanto ha detto il presidente Bush, e che proclama l’immediata cessazione della violenza contro i palestinesi ovunque; tutte le istituzioni ufficiali israeliane pongono fine all’istigazione contro i palestinesi.

Sicurezza.

– I palestinesi dichiarano senza equivoci la fine della violenza e del terrorismo e intraprendono sul campo degli sforzi visibili per interrompere, bloccare e reprimere i singoli e i gruppi che realizzano e progettano attacchi violenti contro Israele in qualunque luogo.

– Le forze di sicurezza dell’Autorità palestinese, ricostruite e riorientate, avviano una serie di operazioni prolungate, mirate ed efficaci volte ad affrontare tutti coloro che operano per il terrore e a smantellare le potenzialità e le infrastrutture terroristiche. Vi è compreso l’avvio del sequestro delle armi illegali e il consolidamento delle forze di sicurezza, non più condizionate dai legami col terrore e con la corruzione.

– Il governo di Israele non assume alcuna azione che comprometta la fiducia, come: le deportazioni o gli attacchi contro i civili; la confisca e/o la demolizione delle case e delle proprietà palestinesi, in quanto misure punitive o per agevolare le edificazioni da parte israeliana; la distruzione delle istituzioni e delle infrastrutture palestinesi; nonché altre misure specificate nel piano Tenet.

– Facendo affidamento sui meccanismi esistenti e sulle risorse presenti sul campo, i rappresentanti del Quartetto avviano un monitoraggio informale e consultano le parti in vista dell’istituzione di un meccanismo formale di monitoraggio e della sua attuazione.

– Attuazione, secondo i precedenti accordi, del piano statunitense di ricostruzione, formazione e ripresa della cooperazione alla sicurezza, in collaborazione con organismi di supervisione esterni (USA – Egitto – Giordania). Il Quartetto sostiene gli sforzi per ottenere un «cessate il fuoco» duraturo e generale: tutte le organizzazioni palestinesi per la sicurezza vengono inglobate in tre servizi che fanno riferimento a un rafforzato Ministero dell’interno; le forze di sicurezza palestinesi così ristrutturate e ri-formate e le corrispondenti forze di difesa israeliane riprendono progressivamente la cooperazione per la sicurezza e le altre iniziative in attuazione del piano Tenet, compresi regolari incontri al vertice con la partecipazione di funzionari statunitensi per la sicurezza.

– Gli stati arabi tagliano i finanziamenti pubblici e privati e ogni altra forma di sostegno ai gruppi che fiancheggiano e operano la violenza e il terrore.

– Tutti i donatori che forniscono sostegno finanziario ai palestinesi convogliano questi fondi sullo «sportello unico di finanziamento» del Ministero delle finanze palestinese.

– Man mano che il livello complessivo delle forze di sicurezza sale, le forze di difesa israeliane si ritirano progressivamente dalle zone occupate a partire dal 28 settembre 2000 e da entrambe le parti si ripristina lo status quo che esisteva prima del 28 settembre 2000. Le forze di sicurezza palestinesi si dislocano nuovamente nelle zone abbandonate dalle forze di difesa israeliane.

Edificazione delle istituzioni palestinesi.

– Azione immediata sulla base di un processo credibile, che porti alla stesura di una Costituzione dello stato palestinese. Con la massima rapidità possibile, un comitato costituzionale consegna al pubblico dibattito una bozza di Costituzione palestinese, fondata su una forte democrazia parlamentare e su un gabinetto il cui primo ministro abbia ampi poteri. Tale comitato costituzionale propone che la bozza di documento sia sottoposta, a seguito di elezioni, all’approvazione delle competenti istituzioni palestinesi.

– Nomina di un primo ministro o di un gabinetto provvisori, dotati di più ampio potere esecutivo e/o di un organismo decisionale.

– Il governo di Israele agevolerà al meglio gli spostamenti dei funzionari palestinesi per le riunioni del Consiglio legislativo palestinese e del governo, per l’addestramento, sotto supervisione internazionale, delle forze di sicurezza, per le operazioni elettorali e legate alle riforme e per le altre attività necessarie a sostenere lo sforzo di riforma.

– Nomina permanente di ministeri palestinesi dotati di ampi poteri per intraprendere le riforme fondamentali. Compimento di ulteriori passi per acquisire una reale separazione dei poteri, compresa a tal fine ogni necessaria riforma del sistema giudiziario palestinese.

– Istituzione di una commissione elettorale palestinese indipendente. Il Consiglio legislativo palestinese riesamina e modifica la legge elettorale.

– Conseguimento, da parte palestinese, dei riferimenti giuridici, amministrativi ed economici fissati dalla task force internazionale per la riforma palestinese.

– I palestinesi tengono, il prima possibile, elezioni libere, imparziali e aperte, sulla base delle misure appena descritte, nel contesto di un dibattito aperto, nonché di una selezione dei candidati e di una campagna elettorale che si svolgano sui presupposti della libertà e del pluralismo.

– Il governo di Israele agevola l’assistenza alle elezioni, la registrazione degli elettori, gli spostamenti dei candidati e degli scrutatori. Sostegno alle ong coinvolte nelle operazioni elettorali.

– Il governo di Israele riapre la camera di commercio palestinese e le altre istituzioni palestinesi che sono state chiuse a Gerusalemme Est sulla base dell’impegno a che tali istituzioni operino in stretta sintonia con i precedenti accordi fra le parti.

Risposta umanitaria.

– Israele assume misure per migliorare la situazione umanitaria. Israele e i palestinesi attuano fino in fondo le raccomandazioni del rapporto Bertini per il miglioramento delle condizioni umanitarie, togliendo il coprifuoco e allentando le restrizioni sui movimenti di persone e beni, e consentendo al personale internazionale e umanitario un accesso completo, sicuro e senza impedimenti.

– Il Comitato di collegamento ad hoc verifica la situazione umanitaria e le prospettive di sviluppo economico in Cisgiordania e a Gaza e lancia un massiccio piano di assistenza, comprensivo di un piano di riforma.

– Il governo d’Israele e l’Autorità palestinese proseguono nel processo di agevolazione delle entrate e nel trasferimento di fondi, compresi gli arretrati, secondo meccanismi di monitoraggio trasparenti e concordati.

Società civile.

– Sostegno pemanente ai donatori, compreso l’aumento dei finanziamenti attraverso le organizzazioni volontarie private / ong, per i programmi «people to people», lo sviluppo del settore privato e le iniziative della società civile.

Insediamenti.

– Il governo di Israele smantella immediatamente gli insediamenti di frontiera eretti dal marzo 2001.

– Conformemente al rapporto Mitchell, il governo d’Israele congela tutte le attività di insediamento (compresa la naturale crescita degli insediamenti).

Fase II: Transizione (giugno 2003 - dicembre 2003)
Nella Fase II, gli sforzi sono finalizzati alla creazione di uno stato palestinese indipendente con confini provvisori e con i caratteri della sovranità, fondato sulla nuova Costituzione, come tappa verso una composizione permanente. Come è stato indicato, questo obiettivo potrà essere raggiunto quando il popolo palestinese avrà una classe dirigente che operi con decisione contro il terrore e che voglia e possa costruire una democrazia effettiva fondata sulla tolleranza e la libertà. Con questa classe dirigente, con la riforma delle istituzioni civili e delle strutture delle forze di sicurezza, i palestinesi godranno del sostegno attivo del Quartetto e della più vasta comunità internazionale nella costruzione di uno stato indipendente e in grado di esistere.

Il passaggio alla Fase II sarà basato sul giudizio consensuale del Quartetto, che valuterà se, tenendo conto dei risultati ottenuti da entrambe le parti, le condizioni sono adatte a proseguire. Volendo favorire e sostenere gli sforzi per normalizzare la vita dei palestinesi ed edificare le istituzioni palestinesi, la Fase II comincia dopo le elezioni palestinesi e termina con la possibile creazione di uno stato palestinese indipendente con confini provvisori entro il 2003. I suoi obiettivi principali sono un livello delle forze di sicurezza permanente e complessivo e la cooperazione per una sicurezza effettiva, la permanente normalizzazione della vita palestinese e l’edificazione delle relative istituzioni, l’ulteriore costruzione e sostegno degli obiettivi indicati nella Fase I, la ratifica di una Costituzione palestinese democratica, l’istituzione formale dell’ufficio di primo ministro, il consolidamento delle riforme politiche e la creazione di uno stato palestinese con confini provvisori.

– Una Conferenza internazionale: convocata dal Quartetto, consultate le parti, subito dopo la positiva conclusione delle elezioni palestinesi, per sostenere la ripresa economica palestinese e avviare il processo che conduca all’istituzione di uno stato palestinese indipendente con confini provvisori.

Tale incontro sarà rivolto a tutte le parti, fondato sull’obiettivo di una pace complessiva nel Medio Oriente (cioè anche fra Israele e Siria, e fra Israele e Libano), e fondato sui principi descritti nel preambolo di questo documento.

Gli stati arabi ristabiliscono i legami con Israele precedenti all’intifada (uffici commerciali, ecc.).

Recupero dell’impegno multilaterale su questioni come le risorse idriche della regione, l’ambiente, lo sviluppo economico, i rifugiati e i problemi del controllo delle armi.

– Viene conclusa e approvata dalle competenti istituzioni palestinesi la nuova Costituzione dello stato palestinese indipendente e democratico. Se necessario, l’approvazione della nuova Costituzione sarà seguita da ulteriori elezioni.

– Coerentemente con il testo costituzionale, opera un gabinetto con ampi poteri di riforma, in cui viene formalmente istituito l’ufficio di primo ministro.

– Un livello delle forze di sicurezza permanente e complessivo, compresa la cooperazione per una sicurezza effettiva secondo le basi poste durante la Fase I.

– Creazione di uno stato palestinese indipendente con confini provvisori, attraverso un processo di reciproco impegno israelo-palestinese, avviato dalla Conferenza internazionale. All’interno di tale processo, attuazione degli accordi precedenti, per ampliare il più possibile la contiguità territoriale, comprese ulteriori azioni sugli insediamenti in associazione con l’istituzione di uno stato palestinese con confini provvisori.

– Ampliamento del ruolo internazionale nel monitoraggio della transizione, con il sostegno attivo, permanente e operativo del Quartetto.

– I membri del Quartetto promuovono il riconoscimento internazionale dello stato palestinese, compreso il possibile ingresso nelle Nazioni Unite.

Fase III: Accordo sullo status permanente e fine del conflitto israelo-palestinese (2004-2005)
Il passaggio alla Fase III sarà basato sul giudizio consensuale del Quartetto, e tenendo conto delle azioni da ambo le parti e del monitoraggio del Quartetto. Gli obiettivi della Fase III sono il consolidamento della riforma e la stabilizzazione delle istituzioni palestinesi, un livello delle forze di sicurezza palestinesi permanente e complessivo, e negoziati israelo-palestinesi volti a un accordo sullo status permanente nel 2005.

– Una seconda Conferenza internazionale: convocata dal Quartetto, consultate le parti, all’inizio del 2004 per sanzionare l’accordo raggiunto su uno stato palestinese indipendente con confini provvisori e per avviare formalmente un processo che abbia il sostegno attivo, permanente e operativo del Quartetto, che conduca nel 2005 alla soluzione di uno status finale e permanente, comprese le questioni dei confini, di Gerusalemme, dei rifugiati e degli insediamenti; e inoltre per sostenere l’avanzamento verso una composizione fra Israele e il Libano e fra Israele e la Siria che riguardi il complesso del Medio Oriente, da raggiungersi il prima possibile.

– Un avanzamento permanente, complessivo ed effettivo sulla base del programma di riforma fissato dalla Task Force in preparazione dell’accordo finale sullo status.

– Un permanente, elevato ed effettivo livello delle forze di sicurezza, e un’elevata ed effettiva cooperazione alla sicurezza sulla base di quanto fissato nella Fase I.

– Impegno internazionale per agevolare le riforme e stabilizzare le istituzioni palestinesi e l’economia palestinese, in preparazione dell’accordo finale sullo status.

– Le parti raggiungono un accordo finale e complessivo sullo status permanente che pone fine al conflitto israelo-palestinese nel 2005, attraverso una composizione negoziata tra le parti sulla base delle risoluzioni 242, 338 e 1397 delle Nazioni Unite, che pone fine all’occupazione iniziata nel 1967, e comprende una soluzione concordata, giusta, equa e realistica al problema dei rifugiati, e una risoluzione negoziata dello status di Gerusalemme che tenga conto delle preoccupazioni politiche e religiose di entrambe le parti, e tuteli gli interessi religiosi degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani in tutto il mondo, e realizzi la prospettiva di due stati: Israele e una Palestina sovrana, indipendente, democratica e in grado di esistere, che vivano uno accanto all’altro nella pace e nella sicurezza.

– L’accettazione da parte degli stati arabi di relazioni complete e normali con Israele e la sicurezza per tutti gli stati della regione nel contesto di una complessiva pace arabo-israeliana.


articolo tratto da Il Regno logo


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