Strumenti di animazione

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Xinjiang (Cina)

Lo Xinjiang è la regione della Cina settentrionale ricca di petrolio, che è stato indipendente con il nome di Turkestan orientale fino al 1949. È abitato dall’etnia uighura, che costituisce circa la metà dei 19 milioni di abitanti, vanta lingua e tradizioni proprie, oltre che essere di religione musulmana.

Gli uighuri soffrono di discriminazioni religiose ed economiche, e inoltre devono sostenere dei flussi costanti di immigrazione di gruppi han. L’Ufficio Affari religiosi cinese ha ristretto la pratica religiosa della popolazione. Le donne ed i minorenni non possono entrare nelle moschee e le scuole islamiche sono proibite. Da poco tempo, inoltre, Pechino ha ristretto il numero di pellegrini che possono recarsi in pellegrinaggio alla Mecca.

La regione è sempre stata estremamente composita. Divisa in due grandi aree dalla catena del Tien Shan e dal Pamir, fu soggetta all'influenza turca nella zona occidentale e cinese in quella orientale. Un tentativo di unificazione fu tentato dai T'ang, da Gengis Khān (sec. XIII) e da Tughlul Timūr nel secolo successivo. Nel sec. XVI Uzbechi, Turkmeni e Kazachi occuparono stabilmente la zona occidentale nella quale dominarono (1731-1876) sino alla conquista russa. Nella zona orientale si imposero gli Uighuri (sec. XI), che diedero alla regione la loro lingua. Ma periodiche rivolte si susseguirono, anche dopo la conquista cinese tanto che, nel 1863 si costituì il regno di Kasqharia indipendente da Pechino. Questo, riannesso in parte alla Cina e in parte ceduto alla Russia (1881) subì soprattutto l'influenza russa. Con il nome di Sinkiang (Nuovo confine) la regione fu presidiata dalle truppe sovietiche sino al 1942. Nel 1949-50 fu riconquistata dalle truppe comuniste cinesi e annessa alla Cina come Regione autonoma (1955).

Negli anni trenta e quaranta, gli uighuri si sono spostati nei paesi vicini, ma quando l’Unione Sovietica è crollata, sono ritornati nello Xinjiang (ci sono comunità esiliate in Afghanistan, Kirgizistan e Turchia, dalle quali ricevono aiuto). Almeno fino al 2002, la Cina ha continuato a reprimere gli uighuri. Un numero sconosciuto di uighuri si è mosso verso Kirgizistan, Kazakistan e altri paesi dell’Asia centrale, anche se la maggior parte non è riuscita a mettersi al sicuro. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha inserito il movimento islamico del Turkestan dell’est – uno dei numerosi gruppi separatisti – in una lista di gruppi terroristici, in risposta ad una richiesta di Pechino, e con il supporto degli USA. Comunque Amnesty International ha dichiarato che la Cina usa l’antiterrorismo come una scusa per reprimere gli uighuri.

Il governo cinese afferma che nella regione sono concentrate forze terroriste e separatiste e cita oltre 260 attentati di matrice indipendentista avvenuti nella zona durante gli ultimi 20 anni, con 160 morti e 440 feriti. Di recente, nel mese di gennaio 2008, Pechino ha ordinato un raid contro presunti terroristi islamici uighuri: il bilancio, non confermato, è di 30 vittime.

Fonti:
Guida del mondo 2007/2008 Il mondo visto dal Sud - Ed. EMI (Editrice Missionaria Italiana)
http://www.asianews.it/index.php?l=it&geo=6&theme=1&size=
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11927&geo=6&theme=1&size=A

Footer

A cura di Caritas Italiana (tel. +39 06 66177001 - fax +39 06 66177602 - e-mail comunicazione@caritasitaliana.it) e Pax Christi (tel. +39 055 2020375 - fax +39 055 2020608 - e-mail info@paxchristi.it)