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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Cronologia recente della crisi in Georgia

In questa sezione vengono ripercorse le tappe fondamentali che hanno caratterizzato la storia di questo conflitto fino allo scorso anno
10 agosto 2009

1991 Dopo la disgregazione dell’Urss, nell’aprile la Georgia dichiara la propria indipendenza. Il primo presidente è Zviad Gamsakhurdia, già oppositore politico del regime sovietico, vincitore alle ultime elezioni per il Soviet nel 1990.

1992 Scoppia una guerra civile e nel gennaio il presidente è deposto da un Consiglio militare che in marzo viene sostituito da un Consiglio di stato capeggiato da Eduard Shevardnadze, già ministro degli esteri dell’Urss.

Le autorità di Tblisi combatterono contro i sostenitori di Gamsakhurdia e i separatisti dell’Ossezia. In giugno viene dichiarato il cessate il fuoco in Ossezia del Sud, sotto la supervisione di contingenti russi, georgiani e osseti.

1994 All’inizio dell’anno muore Gamsakhurdia muore suicida, secondo la versione ufficiale. In febbraio, la Georgia firma un trattato di amicizia con la Russia e in aprile un trattato di pace con i ribelli abkazi.

1995 In agosto il Parlamento approva una nuova costituzione che definisce la Georgia una repubblica presidenziale. In novembre, Shevardnadze trionfa alle elezioni presidenziali e il suo partito, l’Alleanza dei Cittadini Georgiani, ottiene la maggioranza assoluta in Parlamento.

1997 Prima tra le repubbliche ex sovietiche, la Georgia abolisce la pena di morte.

1999 In ottobre il Parlamento dell’Abkhazia proclama l’indipendenza del paese, ma Tblisi non riconosce il nuovo stato.

2001 A marzo la Georgia e l’Abkhazia firmano un accordo bilaterale con il quale rinunciano all’uso della forza, ma in ottobre scoppiano nuovi scontri.

Sempre ad ottobre, in seguito alla chiusura della televisione privata Rustavi-2, che aveva criticato il fallimento della lotta alla corruzione, vi furono manifestazioni di massa per le dimissione di Shevardnadze. Shevardnadze si dimette poco dopo al termine di un colloquio con i principali leader dell'opposizione, Zurab Zhvania e Mikhail Saakashvili, e con il ministro degli Esteri russo Igor Ivanov, inviato come mediatore in Georgia dal presidente russo Vladimir Putin. Nel novembre Nino Burdzhanadze , già ministro degli Esteri, viene eletto presidente del Parlamento in una sessione starordinaria.

2002 A febbraio, l’arrivo in Georgia di consiglieri militari USA suscita la reazione minacciosa del presidente russo Vladimir Putin. Obiettivo dichiarato da Washington è di sostenere l’esercito locale nella lotta contro un gruppo terrorista islamista ritenuto legato ad al-Qaeda ed avente sede sul confine ceceno.

Sempre a febbraio numerosi partiti dell’opposizione decidono di sostenere la candidatura di Mikhail Saakashvili, che aveva guadagnato popolarità mettendo in evidenza la corruzione del governo e promettendo di impegnarsi nella lotta contro la povertà.

2004 A gennaio Saakashvili vince le elezioni con la maggioranza schiacciante del 96% dei voti.

A maggio si svolgono le elezioni politiche nell’Ossezia del Sud, non riconosciute da Tbilisi. In agosto la tensione fra la regione e il governo centrale giunge alla rottura e ci sono parecchi scontri armati.

2006 A gennaio alcune esplosioni danneggiano un gasdotto e un cavo ad alta tensione, tagliando le forniture di energia dalla Russia alla Georgia durante il gelido inverno. Saakashvili accusa Mosca di aver commissionato gli attentati per esercitare pressione su Tbilisi.

A maggio Saakashvili minaccia di abbandonare la Comunità degli Stati indipendenti e di cercare maggiori legami con l’Unione Europea.

2008 In agosto nuovi scontri in Ossezia del Sud sono sfociati nell'avanzata delle forze georgiane nella regione e nella reazione russa. La Georgia proclama la mobilitazione generale, dichiarando lo stato di guerra. Nel prosieguo delle operazioni militari che interessano l'area l'esercito russo invia truppe in Ossezia e Abkhazia, schierandosi a fianco dei secessionisti. Nei giorni seguenti le operazioni russe vanno oltre il confine e coinvolgono il territorio della Georgia con le truppe dell'Armata Russa che occupano la città di Gori a 90 Km da Tbilisi, la città di Poti ed altre località minori, costringendo i georgiani a ripiegare per difendere la capitale. Un accordo preliminare sul cessate il fuoco è firmato da Georgia e Russia il 15 agosto 2008.

Nel 2009 la tensione rimane alta, in particolare nelle zone di confine che de facto separa l'Ossezia del Sud dai territori controllati dalle autorità georgiane. Il numero degli sfollati è diminuito di poche unità, e sono ancora 50.000 quelli presenti nella sola regione di Gori (al confine con l’Ossezia del Sud).

Il 29 luglio per oltre un'ora vi sono spari sia da parte osseta che da parte georgiana; i contendenti si accusano a vicenda di aver sparato il primo colpo; ciò impedisce un ritorno della popolazione nei propri villaggi al confine. Il conflitto ha portato ad un blocco dei contatti commerciali con la Russia mandando in crisi il settore agricolo, in particolare della zona di Gori. A tutto ciò, si è aggiunta la pesante crisi politica che negli ultimi mesi ha visto centinaia di persone manifestare sulle strade, chiedendo le dimissioni del Presidente Saakashvili, e la grave crisi economica che ha colpito duramente tutti i settori dell'economia georgiana. le forze politiche di economica che ha bloccato in particolare l’industria delle costruzioni.

Allegati

  • Ad un anno dalla crisi in Georgia (483 Kb - Formato pdf)
    Avvenire.it
    Un aggiornamento sulla situazione in Georgia, ad un anno dalla crisi con la Russia. Il resoconto dell'impegno attuale di Caritas Italiana.
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