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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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La situazione in Somalia

Tra l'azione terroristica e la questione della pirateria
27 maggio 2014

Nel marzo del 2014, il quartiere della località di Ceelbuur, nel centro della Somalia, è stato recuperato dalle truppe governative; infatti, il gruppo militante oppositore Al-Shabaab, legato ad Al-Qaida ha perso il controllo di quest’area. I militanti avevano saccheggiato le case e le centrali elettriche, in vista dell’offensiva militare, sottraendo acqua ed elettricità alla popolazione.

Le truppe militari governative hanno riconquistato definitivamente anche Mahas, che è la quarta città nella regione centrale dell’Hiraan ad essere stata liberata dai militanti di Al-Shabaab. L’ultimo distretto in Hiraan ancora sotto il controllo del gruppo terroristico è Jalalaqsi. Nonostante questi successi, gli attentati terroristici minacciano la sicurezza e la stabilità del paese, tanto che i parlamentari federali somali si sono riuniti a Mogadiscio e hanno invitato il Presidente Hassan Sheik Mohamud a dimettersi. Il Presidente è stato accusato di aver adottato una cattiva leadership e di non aver presentato piani nazionali concreti, soprattutto sulle questioni di sicurezza. Infatti, dopo aver perso la guerra, il gruppo di guerriglieri di Al-Shabaab si è ridotto ad azioni di terrorismo, che si sono moltiplicate velocemente e che sono dirette spesso verso strutture chiave causando molte vittime. Il gruppo di militanti legato ad Al-Qaida ha stretto patti di collaborazione con l’Esercito di Resistenza del Signore in Uganda, i miliziani filo-governativi dei Janjawees in Sudan e con bracconieri. Il gruppo non è legato direttamente alla caccia, ma sfrutta le attività illegali per ottenere proventi utili in parte per l’autofinanziamento.

Un altro problema che ha afflitto la Somalia per molti anni, è quello riguardante la pirateria, che interessava soprattutto la zona costiera del Paese dagli anni ’90 ad oggi. Dal 2013 le acque del Golfo di Aiden sembrano essere tornate sicure, i tentativi di saccheggio e abbordaggio delle navi sono diminuiti del 90%, grazie all’aumento dei controlli e alla presenza a bordo di guardie armate sulle navi mercantili. Il governo somalo ha redatto un contratto con una società olandese, l’Atlantic Marine and Offshare Group, per una fornitura di equipaggiamento, formazione e organizzazione per la creazione del servizio di guardiacoste.

Il problema sembra essersi spostato nello stretto di Malacca, tra la Malesia e l’Indonesia, dove si trovano le principali rotte commerciali che collegano l’Asia all’Europa, all’Africa e al Golfo Persico, infatti, nell’aprile 2014, la nave giapponese Naniwa Maru è stata abbordata e saccheggiata di 5 milioni di litri di gasolio e tre marinai sono stati presi in ostaggio. In aiuto alla politica contro la pirateria, la FAO, attraverso un fondo fiduciario anti pirateria, ha istituito un database, per l’identificazione degli individui mediante le impronte digitali e le caratteristiche fisiche. La FAO mira a migliorare le condizioni di vita dei pescatori somali.

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