Sanzioni mirate

di Kofi Annan

  1. Nel corso degli anni ’90, le Nazioni Unite hanno istituito un maggior numero di regimi di sanzioni che nel corso della loro intera esistenza. Le sanzioni, in quanto parte integrante delle clausole per la sicurezza collettiva dello Statuto, offrono al Consiglio di Sicurezza un importante strumento per mettere in pratica le sue deliberazioni, strumento che si situa a metà strada fra la condanna verbale pura e semplice e il ricorso alle forze armate. Le sanzioni comprendono gli embarghi sugli armamenti, l’imposizione di restrizioni commerciali e finanziarie, l’interruzione delle relazioni via aria e via mare, e l’isolamento diplomatico.

  2. Le sanzioni hanno ottenuto risultati senza precedenti nel favorire il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. In alcuni casi si è dovuto dedicare solo un minimo sforzo per verificarne il rispetto e per farle mettere in pratica. In numerosi casi, però, le nazioni confinanti che dovevano sopportare gran parte delle perdite derivanti dal garantirne il rispetto non sono state aiutate dal resto della comunità internazionale e, di conseguenza, hanno consentito che il regime delle sanzioni diventasse permeabile.

  3. Quando delle sanzioni severe e di vasta portata vengono dirette contro dei regimi autoritari, si presenta un problema diverso. In quel caso, infatti, di solito a soffrire di più sono le persone del popolo, non l’élite politica il cui comportamento ha fatto attivare i procedimenti sanzionatori. In verità, anzi, le persone al potere, grazie a un meccanismo perverso, spesso riescono persino a trarre un beneficio dall’imposizione di sanzioni, sfruttando la propria abilità nel controllare le attività del mercato nero e trarne un profitto, e impiegando le sanzioni come un pretesto per eliminare le fonti domestiche di opposizione politica.

  4. Dal momento che le sanzioni si sono dimostrate uno strumento non soltanto spuntato, ma persino controproducente, un gran numero di governi, e numerose organizzazioni della società civile oltre a vari think tank in tutto il mondo, hanno ragionato su come rendere questo strumento più efficace mirandone meglio l’applicazione. La Svizzera ha progettato la pianificazione di strumenti per l’applicazione di sanzioni finanziarie mirate, tra cui la stesura in bozze dei modelli di legislazione nazionali che sarebbero necessarie per metterle in pratica, mentre la Germania sta contribuendo al lavoro per rendere più efficienti gli embarghi di armamenti e altre forme di boicottaggio mirate. Il Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e Canada ha inoltre partecipato al dibattito su come mirare le sanzioni in modo da renderle più efficaci.

  5. Questi sforzi sono attualmente sufficientemente avanzati da meritare un esame approfondito da parte degli Stati Membri. Invito pertanto il Consiglio di Sicurezza, in particolare, a tenerle in mente ogni qual volta dovranno progettare e applicare dei regimi sanzionatori.

 

estratto dal Millennium Report del Segretario Generale dell'ONU "Noi i Popoli: il ruolo delle Nazioni Unite nel ventunesimo secolo", presentato all'Assemblea Generale (A/54/2000)