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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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tratto da:
Guida del mondo 2005/2006. Il mondo visto dal Sud - Ed. EMI (Editrice Missionaria Italiana)

Nel XIX secolo la conquista britannica dell’India rappresentò una seria minaccia per il Nepal, non lasciando al paese altra alternativa per preservare la propria indipendenza, se non cercare un accordo con il Regno Unito. Tale accordo fu raggiunto dalla dinastia Rana dopo il 1860. In virtù di questa alleanza di fatto, Kathmandu acconsentì al reclutamento di milizie gurkha, altamente apprezzate da parte dell’esercito anglo-indiano, accettando inoltre l’ingerenza della Gran Bretagna nella gestione della politica estera nepalese.

Quando nel 1947 gli inglesi abbandonarono l’India, ai Rana venne meno un importantissimo appoggio esterno e il regime si trovò esposto a nuovi pericoli. Le forze anti-Rana, composte principalmente da nepalesi residenti in India formatisi politicamente all’interno del movimento nazionalista hindu, strinsero un’alleanza guidata dal re con la famiglia reale nepalese. Nel novembre 1947 a Kathmandu fu firmato un accordo tra Nepal, India e Gran Bretagna e le truppe gurkha furono utilizzate dall’India nella guerra contro la Cina (1961-62) e contro il Pakistan (1965 e 1971) mentre gli inglesi se ne servirono nella guerra delle Falkland nel 1982.

Nel febbraio 1951 il Congresso nepalese riuscì a spodestare il regime Rana con l’appoggio del re Tribhuvan Bir Bikram Shah Deva. Da allora fino al dicembre 1960 si susseguirono in Nepal alcune esperienze di stampo democratico. I partiti vennero legalizzati e nel 1959 si tennero libere elezioni basate sulla Costituzione approvata dal re Mahendra Bir Birkham. Ma il 15 dicembre 1960 il primo ministro eletto, B.P. Koirala, fu arrestato, il Parlamento venne sciolto e la maggioranza degli articoli della Costituzione fu soppressa. Nel dicembre 1962 venne introdotto un regime di democrazia tutelata, non partitico, denominato Panchayat.

Il Nepal entrò a far parte delle Nazioni Unite nel 1955 ed è membro attivo del Movimento dei Paesi Non Allineati dalla conferenza di Bandung. Nel luglio 1986 ben 75 paesi diedero il proprio appoggio alla mozione avanzata dal re Birendra Bir Birkham Shah Deva, in cui si chiedeva di dichiarare il Nepal zona di pace.

Fin dal 1979 a Kathmandu e in altre città nepalesi sorsero movimenti di protesta, che toccarono il punto più critico nel 1990. Il re avviò un dialogo con il leader dell’opposizione e accettò il pluralismo politico. La transizione verso una democrazia parlamentare in un regime di monarchia costituzionale fu proclamata con un decreto reale nell’aprile 1990.

Il 12 aprile 1991 ebbero luogo le prime elezioni libere nella storia del Nepal, dopo 32 anni di governo semimonarchico. In previsione del voto, venne concordata un’alleanza fra il Partito Comunista Unito del Nepal e il Partito del Congresso Nepalese, a cui si aggregarono poi anche altri gruppi. I comunisti ottennero 4 dei 5 seggi della capitale, ma a livello nazionale la maggioranza andò al filogovernativo Partito del Congresso Nepalese.

Il 15 maggio il primo ministro Bhattarai si dimise. Il nuovo governo nominò primo ministro Girija Prasad Koirala, del Partito del Congresso Nepalese. Koirala annunciò di voler instaurare un sistema di economia mista, di destinare il 70% delle entrate nazionali alle regioni rurali e di realizzare una riforma agraria.

Alla fine del 1991 le forze dell’opposizione criticarono aspramente Koirala per aver compiuto un vero e proprio atto di “vendita degli interessi nazionali” firmando accordi che autorizzavano l’India a costruire cinque centrali idroelettriche in territorio nepalese. Per favorire gli investimenti internazionali, nel febbraio del 1993 il primo ministro Koirala sancì la totale convertibilità della rupia nepalese nei confronti delle valute straniere, firmando inoltre con l’India nuovi accordi commerciali. Il venir meno del sostegno parlamentare e i contrasti interni al monarchico Partito del Congresso Nepalese (PCN) convinsero Koirala a dimettersi il 10 luglio del 1994. Le elezioni, tenutesi nel mese di novembre, registrarono il successo del Partito Comunista Unito del Nepal (PCUN), che conquistò 88 seggi in Parlamento, superando così gli 83 ottenuti dal PCN. Man Mohan Adhikari fu nominato primo ministro.

Nel gennaio 1999 il re Birenda sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni in maggio, in cui Koirala risultò sconfitto. Tuttavia, dopo le dimissioni di Krishna Prasad Bhattarai, leader del Partito del Congresso, Koirala fu nominato per la terza volta primo ministro.

Il 1° giugno 2001 il re Birendra, la regina Aishwarya e altri membri della famiglia reale furono assassinati a colpi d’arma da fuoco dal ventinovenne principe ereditario Dipendra; il principe, che si trovava in stato di ebbrezza, tentò di togliersi la vita e rimase in coma. Il consiglio reale nominò Dipenda re del Nepal e il principe Gyanendra, fratello di Birendra, suo reggente. Dipendra morì il 4 giugno e Gyanendra fu incoronato.

In seguito alle dimissioni di Koirala a causa delle crescenti tensioni tra ribelli maoisti e forze di sicurezza, nel luglio 2001 Sher Bahadur Deuba si insediò alla presidenza del Consiglio dei Ministri e decretò il cessate il fuoco. Ma, nell’impossibilità di trovare un accordo con i maoisti, a novembre il re dichiarò lo stato di emergenza definendo “terroristi” i ribelli.

Con la sospensione delle garanzie costituzionali, aumentò il numero di morti sia tra i civili, sia tra i ribelli. Nell’aprile del 2002 il saldo della guerra civile era di 2100 morti e 100.000 profughi, rifugiatisi nel vicino Bhutan.

Nel gennaio 2003, i guerriglieri maoisti proposero una tregua per avviare i colloqui di pace, che però durò solo sette mesi. La situazione di stallo in campo politico portò a ulteriori scoppi di violenza, con scontri tra studenti, attivisti e forze di polizia.

Nell’aprile 2004, i gruppi di opposizione contrari alla decisione del re di assumere i poteri esecutivi, aggiunsero la propria voce alle proteste degli scioperanti. Scuole ed esercizi commerciali furono chiusi e le strade furono pattugliate dalle forze di sicurezza.

Nel marzo 2004 il Nepal entrò a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

Il primo ministro Sher Bahadur Deuba, designato nel giugno 2004, fu destituito dal re Gyanendra nel febbraio 2005, il quale assunse direttamente gli incarichi del governo. A causa di questi gravi fatti, in marzo, rappresentanti dei principali partiti politici chiesero la convocazione di un'assemblea costituente, unendosi così alle richieste della guerriglia, che chiedeva l'instaurazione di una repubblica.

Nel febbraio 2005 il re Gyanedraha, licenzia il Governo e assume tutti i poteri dichiarando di voler instaurare la pace e di voler sradicare la corruzione. Il Nepal torna ad essere una monarchia assoluta; il re dichiara che rimarranno al governo 10 fedelissimi alla monarchia.. L’India sospende gli aiuti militari, teme che il colpo di stato possa favorire l’azione dei ribelli.Una dura condanna arriva anche dagli Stati Uniti e dal Pakistan. Il re decreta lo stato d’emergenza e annuncia che ci saranno elezioni anticipate nel mese d’aprile.

In seguito al discorso del re sono state bloccate tutte le linee telefoniche e oscurate le reti internet. Sono state sospese inoltre tutte le libertà fondamentali compresa la libertà d’espressione.

Tra il 1/02 e il 2/02 l’esercito ha rapito 250 ragazzi in un ostello e ha arrestato alcuni esponenti del partito nepalese più importante. Gli ex ministri avevano cercato di dialogare con i ribelli. Quest’ultimi hanno condannato il golpe e hanno annunciato di voler bloccare la capitale Kathmandu con manifestazioni e scioperi. L’obiettivo del re è eliminare il maggior numero di dissidenti. Si stima che nel corso del mese di febbraio sono stati arrestati più di 500 attivisti.

In aprile, il Re, al ritorno dal suo primo viaggio internazionale, ha revocato lo stato d’emergenza. Fondamentale è stato l’incontro con la diplomazia indiana. L’India ha dichiarato di essere disposta ad aiutare militarmente il Governo nepalese, solo se il Capo di Stato ripristinerà la democrazia nel paese. Le forze politiche si dichiarano soddisfatte anche se non è sufficiente, secondo alcuni, revocare lo stato d’emergenza senza ripristinare tutte le altre libertà fondamentali e senza liberare i detenuti politici. Rimane in vigore il TADO (ordinanza sulle attività terroriste e destabilizzanti ) che autorizza il carcere preventivo, chiunque può essere arrestato e trattenuto in carcere fino ad un anno.

A settembre i maoisti annunciano il “cessate il fuoco”. La tregua durerà 3 mesi e sarà unilaterale. I ribelli hanno dichiarato che risponderanno al fuoco solo se attaccati. L’intenzione di bloccare le ostilità nasce dalla volontà di aiutare i partiti d’opposizione a trovare una soluzione pacifica al conflitto. I leader politici dei partiti contrari al Re e i maoisti hanno firmato 12 punti d’intesa sui quali basarsi per futuri accordi. Il Re risponde offrendo un’amnistia a tutti i ribelli che consegneranno le armi entro gennaio 2006, ma i ribelli non intendono dialogare con la monarchia.

A febbraio 2006 si svolgono delle elezioni boicottate sia dai maoisti che dalla maggioranza dei partiti.Nella capitale ha votato il 15% degli aventi diritto, nelle altre città tra il 5% e il 20%.Solo al confine con l’India si arriva al 40% (il confine con l’India è abitato da commercianti d’origine indiana che non hanno buoni rapporti con i maoisti).

Nell’aprile i maoisti annunciano una tregua unilaterale per 3 mesi. Il nuovo Governo ha deciso di accettare la proposta e ha invitato i maoisti a partecipare alla costruzione del nuovo assetto politico del paese. Tra le proposte, il leader maoista è disponibile a ristrutturare l’esercito.

A maggio il Governo nepalese approva all’unanimità un’ordinanza con cui toglie definitivamente i poteri al Re.Il potere legislativo torna nelle mani del Parlamento incaricato di provvedere alla formazione dell’Assemblea Costituente. il potere esecutivo è affidato al Consiglio dei Ministri che controllerà anche l’esercito nepalese (sarà un esercito nazionale). E’ stato abolito il Consiglio dei Ministri del Re e tutte le sue funzioni sono state demandate al Parlamento. Quest’ultimo avrà il compito di controllare le proprietà della monarchia, le spese del re, la successione al trono ecc.Infine il Nepal diventerà uno stato secolare (Il Nepal per 237 anni è stato un regno induista, il re veniva venerato perché considerato la reincarnazione del dio Vishnu).

I rappresentanti del Governo nepalese e i maoisti firmano un codice di condotta per gettare le basi per le trattative di pace. Le parti si impegnano a garantire la pace e a dare sicurezza ai civili, a garantire il funzionamento delle scuole, degli ospedali e dei trasporti, dei centri medici e delle industrie, a rilasciare i detenuti, a rendere pubblici i luoghi dove sono scomparse le persone, a facilitare pacificamente i negoziati di pace e a risolvere tutte le controversie attraverso accordi comuni.

A giugno il leader maoista Prachanda e il Primo Ministro Koirala si sono incontrati per stabilire un accordo. Sono stati stilati i seguenti punti punti: lo scioglimento del Parlamento, la formazione di un nuovo Governo multipartitico, di un’Assemblea Costituente per elaborare una nuova carta costituzionale; il rispetto dei principali diritti civili e politici, il coinvolgimento delle Nazioni Unite per monitorare la situazione politica, la trasformazione del cessate il fuoco in pace definitiva. Inoltre tutte le decisioni importanti per la nazione dovranno essere prese di comune accordo. Le elezioni si terranno nel 2007. Il Governo provvisorio ritirerà l’ordine di cattura per i leader maoisti annullando il TADO (ordinanza contro il terrorismo che ha permesso al Re di far arrestare molti maoisti).

I maoisti si impegnano a prolungare il “cessate il fuoco” per facilitare il dialogo con i 7 partiti più importanti.

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