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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Ncp (Partito Comunista Nepalese di orientamento maoista)
E’ un gruppo di guerriglieri maoisti contrari al Governo appoggiato dall’India e dagli Stati Uniti. Obiettivo del partito, guidato dal leader Prachanda, è la creazione di una repubblica di tipo popolare. Strumento principale è “la guerra del popolo” per modernizzare la società e abolire la servitù e la proprietà privata. Secondo Prachanda il programma politico del partito verrà portato a termine nel 2011 avendo come riferimento l’esperienza della rivoluzione culturale cinese e l’ideologia del gruppo terrorista peruviano “Sendero Luminoso” . Dal 1996 il gruppo di ribelli fa pressione sul Governo (armato da India, Stati Uniti e Gran Bretagna e Cina) e porta avanti la lotta armata. Nel 2001 in seguito allo sterminio della famiglia reale gli scontri si sono intensificati. Il Partito Comunista recluta i propri combattenti tra la popolazione non alfabetizzata e tra i bambini. L’addestramento dei guerriglieri avviene in campi di detenzione. E’ collegato con i guerriglieri maoisti dell’India nord-orientale da cui ricevono armi. L’India tende ad appoggiare il Governo nepalese perché teme che la vittoria dei maoisti possa avere ripercussioni all’interno dei propri confini nazionali. Gli Stati Uniti nel 2004 hanno approvato la legge di bilancio del governo per il 2005 che prevede dei finanziamenti per armare il Nepal. Gli Stati Uniti dichiarano che i finanziamenti saranno subordinati al miglioramento delle condizioni riguardanti la tutela dei diritti umani. In realtà il Nepal ha continuato a violare regolarmente tali diritti. Amnesty International, in un comunicato del 12/06/2006, dichiara che la Cina ha esportato in Nepal armi per tutto il 2005 e agli inizi del 2006 contribuendo alla lotta armata. I ribelli arrivano a controllare i 2/3 del regno.Negli ultimi mesi i ribelli hanno firmato degli accordi con gli esponenti politici dei 7 partiti d’opposizione che si sono coalizzati contro il re in seguito al colpo di stato. Prachada ha dichiarato di essere disposto a rinunciare alla lotta armata e a partecipare attivamente ai colloqui di pace con il Governo di transizione.

Intensità del conflitto
Nel 2001, il principe ereditario Dipenda, in stato di ebbrezza, uccide la famiglia reale e tenta il suicidio. Il Partito Comunista Nepalese approfitta della crisi per chiedere la formazione di un’Assemblea Costituente per decidere il futuro assetto politico del Paese. In seguito alla morte del principe ereditario, sale al trono Gyanendraha, fratello del re deceduto. Dopo pochissimo tempo il nuovo monarca licenzia il Parlamento e assume il comando dell’Esecutivo. Con il colpo di stato, il re rinuncia alla possibilità di ristabilire la pace in Nepal. I maoisti non sono disposti a trattare con la monarchia e chiedono l’intervento dell’ONU. Il Nepal diventa una monarchia assoluta e il re nega le libertà fondamentali. I maoisti sono colpevoli di innumerevoli omicidi e il Governo spesso ha reagito con altrettanta violenza, rendendosi colpevole di molte sparizioni. La guerra civile ha causato la morte di circa 11.000 persone e secondo un rapporto di Human Right Watch sono sparite circa 1.200 persone negli ultimi 5 anni. Amnesty International nel rapporto annuale del 2006 sottolinea come i maoisti e il Governo abbiano agito nell’impunità ignorando totalmente le leggi in vigore. Molti leader politici sono stati arrestati e costretti agli arresti domiciliari; alcuni sospettati di far parte dei gruppi di ribelli sono stati arrestati e torturati. Nei villaggi, l’esercito ha armato i contadini costringendoli a combattere i maoisti contro la loro volontà.Ci sono state molte esecuzioni extragiudiziali di civili sospettati di appoggiare i maoisti. Molti attivisti per i diritti umani hanno ricevuto minacce e hanno lasciato il paese per paura di ripercussioni. I bambini vengono reclutati dai maoisti oppure rimangono vittime di attacchi terroristici e dal punto di vista economico i continui scioperi e blocchi imposti dai maoisti hanno causato gravi problemi economici specialmente nelle zone rurali. I 7 partiti d’opposizione si sono rifiutati di dialogare con i maoisti per molto tempo, ma il colpo di stato ha costretto i leader a rivedere la propria politica. Un accordo con i ribelli è essenziale per costringere il re alle dimissioni e ristabilire la democrazia. Solo in seguito a manifestazioni e scontri con le forze di polizia il re è stato costretto a dimettersi e la coalizione dei 7 partiti più importanti inizia a ristabilire un minimo di equilibrio all’interno del Paese.

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