...Era la Notte della Taranta 2001 "Messaggio del Lecce Social Forum"

La violenza selvaggia e indiscriminata della quale siamo stati vittime a Genova, non è altro che la manifestazione degenere del pensiero unico contro il quale trecentomila persone, a nome della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, sono scese in piazza a manifestare il proprio dissenso.
Quel pensiero unico che oppone alla malattia e alla guerra la logica malata del profitto.
Il nuovo dio in nome del quale miliardi di persone sono condannate alla fame e alla povertà.
Il dio affamato al cui altare vengono compiuti sacrifici umani.
Il dio assetato di sangue in nome del quale alle idee sono state contrapposte le armi.
Carlo Giuliani non è la prima né sarà l’ultima vittima della logica perversa cui gli otto grandi costringono l’intera umanità.
Privi di ogni legittimazione democratica.
Sordi alle richieste di coloro che pretendono di rappresentare. Sordi alle centinaia, migliaia di voci che all’unisono hanno gridato che un altro mondo, il nostro, è davvero possibile.
Nella loro fortezza assediata, a Genova, hanno ratificato le loro logiche distruttive.
Hanno risposto alla fame nel mondo invitando a cena, nella loro opulenta fortezza galleggiante, i rappresentanti dei paesi affamati.
Hanno risposto alla rapida e inarrestabile distruzione del nostro ecosistema con l’ennesimo rifiuto dei protocolli di Kioto.
Hanno risposto alle grandi epidemie che uccidono milioni di esseri umani, con la tutela degli interessi delle Multinazionali farmaceutiche.
Non è beneficenza quella che chiediamo.
Chiediamo un nuovo significato del diritto alla vita, che non può prescindere dalla sovranità alimentare, dal diritto universale all’acqua potabile, dal diritto alla salute intesa come benessere fisico, psichico e sociale.
Non è solo la riduzione dei gas nocivi che pretendiamo, ma una completa riconversione industriale nel rispetto totale di una Terra che per millenni è stata generosa con noi e che per millenni potrebbe continuare a esserlo se solo fossimo altrettanto generosi con lei.
Chiediamo l’apertura delle frontiere non solo alle merci e ai capitali, ma soprattutto agli esseri umani, alle idee, alle culture che rappresentano la vera ricchezza di cui disponiamo.
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Chiediamo che la parola clandestino venga definitivamente cancellata dalla nuova lingua con la quale intendiamo scrivere la nostra storia. Per non dover essere clandestini a nostra volta. Perché la solidarietà e la fratellanza ci accolgano ovunque decideremo di andare.
Chiediamo di essere cittadini del mondo. E se cittadino significa diritto ad avere diritto, chiediamo che in ogni parte del mondo i nostri diritti siano rispettati, la nostra vita garantita, le nostre ragioni ascoltate.
Sono queste le armi con le quali continueremo a combattere, senza mai accettare la spirale di violenza nella quale pretendono di precipitarci. Perché nelle idee è la nostra forza. Mentre il nostro respiro comune di si riempie di altri respiri, mentre il nostro linguaggio diventa universale e abbatte le frontiere sulla terra e nella mente.
Nessuna Zona Rossa, nessuna delle barriere che tenteranno di opporci, nessuna delle armi che ci punteranno addosso potrà spezzare il nostro fiato, né far tacere le nostre voci.

Vogliamo ricordare le parole di Manuel Scorza, poeta combattente, che alla forza delle armi oppone quella inarrestabile dei suoi versi:

La notte passerà
Possono sputare le acque Possono fucilare i passeri Possono bruciare i versi
Possono recidere il dolce giglio Possono spezzare il canto
E buttarlo in una palude
Ma questa notte passerà