Ambiente Svenduto: gli arresti

26 LUGLIO 2012. Su provvedimento del gip Patrizia Todisco, chiesto dalla Procura, viene sequestrata l’area a caldo del Siderurgico; nominati quattro custodi giudiziari. In otto finiscono agli arresti domiciliari: tra di loro il 'patron' dell’Ilva, Emilio Riva, il figlio Nicola, l’ex direttore di stabilimento Luigi Capogrosso e altri dirigenti. I provvedimenti sono stati preceduti da un incidente probatorio, conclusosi il 30 marzo, nel quale da alcune perizie sono emersi dati allarmanti sulla situazione ambientale della città.


26 NOVEMBRE 2012. Arrivano altre due ordinanze di custodia cautelare. Destinatari della prima sono Emilio Riva, il figlio Fabio (vice presidente di Riva Fire, holding del gruppo) che però non viene rintracciato, ancora Capogrosso, l’ex dirigente Ilva Girolamo Archinà, l’ex perito del Tribunale Lorenzo Liberti. Per alcuni indagati c'è l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale. Arresti domiciliari per l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto Michele Conserva e per un ingegnere. Ma c'è anche un decreto del gip che fa sequestrare un milione e 700mila tonnellate di prodotti finiti e semilavorati sulle banchine dell’Ilva che l’azienda ha realizzato con gli impianti sotto sequestro senza facoltà d’uso. Tra gli indagati il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, e il direttore di stabilimento, Adolfo Buffo. Nell’inchiesta finiscono anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, un sacerdote e un poliziotto.

10 DICEMBRE 2012. La Procura di Taranto chiede un mandato di arresto europeo per Fabio Riva, ufficialmente latitante.

22 GENNAIO 2013. A Fabio Riva, rintracciato a Londra, viene notificato il mandato di arresto europeo. Torna subito in libertà vigilata dietro cauzione.

15 MAGGIO 2013. Nell’ambito dell’inchiesta 'Ambiente svenduto', parallela a quella 'madre' sull'Ilva, vengono arrestati il presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, l’ex assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva, Girolamo Archinà e l’ex dg della provincia di Taranto Vincenzo Specchia. All’origine, presunte pressioni su un funzionario dell’ente per l’autorizzazione all’utilizzo da parte dell’Ilva della discarica 'Mater Gratia'.

26 LUGLIO 2013. Per decorrenza dei termini di custodia cautelare, tornano in libertà dopo un anno Emilio Riva, suo figlio Nicola e Capogrosso. Hanno tutti l’obbligo di dimora.

6 SETTEMBRE 2013. La Guardia di Finanza arresta cinque persone, non alle dirette dipendenze dell’Ilva, ritenute i 'fiduciari' della famiglia Riva, che avrebbero costituito una sorta di governo-ombra dello stabilimento siderurgico, dando disposizioni e bypassando anche i dirigenti ufficiali.

30 OTTOBRE 2013. La Procura fa notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: 53 indagati (50 persone fisiche e tre società), c'è anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata.

23 DICEMBRE 2013. “Per me era un dovere e anche una necessità, una impellenza morale farmi interrogare da questa Procura. Non ho sinceramente nulla di cui vergognarmi per quello che ho fatto per amore della città di Taranto”. Lo dice il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, uscendo dalla caserma della Guardia di finanza di Taranto dopo sei ore di interrogatorio.

26 FEBBRAIO 2014. La Westminster Magistrates' Court di Londra dà l’ok all’estradizione di Fabio Riva in relazione al mandato di arresto europeo notificato all’indagato nella capitale londinese nel gennaio 2013.

6 MARZO 2014. La Procura chiede all’ufficio del gip il rinvio a giudizio per tutti i 53 indagati dell’inchiesta.

(Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno)