Un decreto «ferma soia» per bloccare la distruzione

Le piantagioni hanno già raggiunto il Rio delle Amazzoni Iniziativa del ministro dell’Ambiente Marina Da Silva che traccia un confine netto tra le zone utilizzabili e quelle da lasciare intatte

Un decreto «salva Amazzonia» è stato varato dal ministro dell’Ambiente brasiliano, Marina Silva, per cercare di fermare l’avanzata delle coltivazioni di soia già arrivate al Rio delle Amazzoni.
Alla base del provvedimento d’urgenza vi è una nuova mappa ambientale della foresta amazzonica presentata due settimane fa dall’Ibge, massimo istituto di statistica brasiliano.
In essa è tracciata la frontiera netta e definiva fra ’’cerrado’’ (savana arborizzata coltivabile) e foresta amazzonica propriamente detta. Nel bioma amazzonico vigeranno severe restrizioni alle coltivazioni e all’allevamento.
Il taglio della foresta verrà permesso al massimo solo per il 20 per cento di ogni proprietà.
Nella zona a cerrado si arriva gia’ per legge sino al 50 per cento.
La nuova legge ambientale è interpretata in Brasile come la grande rivolta di Marina Silva allo strapotere del ministro dell’agricoltura Roberto Rodrigues che, sbandierando la nuova leadership mondiale brasiliana nella produzione di soia, che supera per la prima volta gli Stati Uniti, è stato fra i fiori all’occhiello del recentissimo viaggio del presidente Luiz Inacio Lula da Silva in Cina.
«Sappiamo che è una decisione ultrapolemica - ha ammesso il responsabile forestale del ministero dell’ambiente di Brasilia, Tasso de Azevedo - Ma tutto quello che l’Ibge ha classificato come Amazzonia sarà protetto come Amazzonia.»
A fare maggiormente le spese di questa ecologica novità sarà il Mato Grosso, trasformato nell’Eldorado della soia dal suo governatore, Blairo Maggi, maggior produttore di soia del pianeta. L’oriundo bresciano ha rivoluzionato il panorama dell’agro-business sudamericano creando tre terminal portuali per la soia sul Rio delle Amazzoni: adesso quanto più le piantagioni si avvicineranno al cuore dell’Amazzonia, quanto meno i produttori pagheranno di trasporto.
Un’inedita situazione che nel giro di due anni ha provocato un’avanzata senza precedenti della frontiera agricola a danno della foresta.
Il governo Lula ha dato segnali di insofferenza in relazione alle critiche crescenti che stanno piovendo dai maggiori mass media mondiali (leggi fra gli altri New York Times ed Economist) sulla politica ambientale del presidente-operaio.
Ma l’impennata di orgoglio della Silva, sinora imbavagliata dagli scarsissimi fondi concessi al suo dipartimento, sembra ora dare fondamento ai crescenti allarmi delle Ong ecologiste internazionali.
La figlia di ’’seringueiros’’ (raccoglitori di caucciù), che ha imparato a leggere e a scrivere a 16 anni, considerata un’eroina della lotta ambientale a livello mondiale, è arrivata persino a piangere pubblicamente di fronte alla priorità che Lula sembra aver concesso al business agricolo rispetto alla natura. Il fronte dei ’’sojeiros’’, i grandi coltivatori di soia, si è già messo in moto per respingere ad ogni costo la bastonata in arrivo. ’
«Il Mato Grosso è visto ormai come una regione che depreda l’ambiente naturale, e noi come banditi - si lamenta Amadeu Rampazzo, responsabile agricolo di Sinop, città situata proprio sulla frontiera nord della soia, fra Mato Grosso e Para - Ma non è vero. Si dimenticano sempre che è l’agricoltura quella che stabilizza in questo momento la bilancia commerciale del Brasile.»
Gli interessi di un paese in cronica emergenza economica e quelli della lotta per la sopravvivenza della maggior area verde del mondo si scontrano nei palazzi ministeriali disegnati negli anni Sessanta da Oscar Niemeyer per la nuova futurista capitale, strategicamente spostata da Rio verso l’Amazzonia.
«Non so chi vincerà - è il parere di Dalambert Jaccoud, dirigente brasiliano del World Wildlife Fund (WWF) - Speriamo che le forti piogge della regione fermino la soia rendendo impossibile la sua coltivazione. Ma i sojeiros stanno già piantando in Roraima, ai confini amazzonici col Venezuela, dopo aver elaborato tecnologie che permettono l’adattamento delle sementi dal sud del Brasile al piu’ caldo cerrado dell’estremo nord. E’ solo questione di tempo, e troveranno la maniera di piantare soia anche nel cuore della foresta.»
Ad appoggiare indirettamente la Silva nel suo alt alla distruzione saranno anche i contadini "sem terra" che nella contestazione di un agro-business che dà soldi e lavoro a pochi hanno impostato la loro nuova strategia di lot