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Forum: Segnalazioni

8 giugno 2004

Una pace fondata sulla forza

Analisi della nuova strategia amerciana fondata sul concetto di "autodifesa preventiva", la cui concretizzazione dovrebbe garantire la stabilità globale ma, in realtà, non serve che a dissimulare la ferma volontà di mantenere determinati equilibri internazionali sui quali si profila egemone l'ombra di George W. Bush.
Autore: Ivan Jutzi
Fonte: Ivan Jutzi - 09.06.2004 - Ivan Jutzi - www.nucleoculturale.com

Gli attacchi terroristici dell’11 settembre hanno condotto il governo americano ad elaborare una nuova strategia difensiva basata sul concetto di prevenzione, che si concretizza a livello diplomatico, legislativo, informativo, economico e – soprattutto – militare. Occorre però rilevare che gli sforzi intrapresi dagli Stati Uniti al fine di preservare la sicurezza interna ed internazionale sono intrisi di un egocentrismo accentuato dalla consapevolezza di essere l’unica superpotenza mondiale. In merito, l’estratto testuale seguente rivela il presupposto sul quale si fonda – per la Casa Bianca – la pace globale :

Defending our Nation from its enemies is the
first and fundamental commitment of the
Federal Government. And as the world's most
powerful nation, the United States has a
special responsibility to help make the world
more secure. (1)

Difendere la nostra Nazione dai suoi nemici è il
primo e fondamentale impegno del
Governo Federale. E in qualità di nazione più
forte al mondo, gli Stati Uniti hanno una
responsabilità speciale nell’aiutare a rendere il
mondo più sicuro.

La sicurezza planetaria dovrebbe dunque fondarsi sulla capacità offensiva di una nazione che si autoproclama strumento divino atto a combattere il “male” nonché unico garante della pace :

President Bush's new National Security
Strategy offers a bold vision for protecting our
Nation that captures today's new realities and
new opportunities […] This strategy has
three pillars:

• We will defend the peace by opposing and preventing violence by terrorists and outlaw regimes.
• We will preserve the peace by fostering an era of good relations among the world's great powers.
• And we will extend the peace by seeking to extend the benefits of freedom and prosperity across the globe. (2)

La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale del
Presidente Bush offre una prospettiva
audace per proteggere la nostra Nazione che
prende in considerazione le odierne nuove
realtà e nuove opportunità […] Questa strategia
ha tre pilastri :

• Noi difenderemo la pace opponendoci e prevenendo la violenza dei terroristi e dei regimi fuorilegge.
• Noi preserveremo la pace promuovendo un’era di buone relazioni tra le grandi potenze mondiali.
• E noi estenderemo la pace cercando di estendere i benefici della libertà e della prosperità in tutto il globo.

A tale proposito, va sottolineato in primo luogo che Condoleezza Rice non precisa secondo quali norme del diritto un regime può essere considerato fuorilegge. Verosimilmente, ella fa allusione al concetto di “legittimo sospetto”, in base al quale giustificare un attacco militare preventivo, come accaduto in Iraq:

We will break up terror networks, hold to
account nations that harbor terrorists, and
confront aggressive tyrants holding or seeking
nuclear, chemical, and biological
weapons that might be passed to terrorist allies
[…] The danger from Saddam Hussein's
arsenal is far more clear than anything we
could have foreseen prior to September 11th.
And history will judge harshly any leader or
nation that saw this dark cloud and sat by in
complacency or indecision.3

Noi distruggeremo le reti terroristiche, terremo
in pugno le nazioni che ospitano i
terroristi, e affronteremo tiranni aggressivi che
detengono o cercano armi nucleari,
chimiche e biologiche che potrebbero essere
date ad alleati terroristi […] Il pericolo
rappresentato dall’arsenale di Saddam Hussein
è molto più evidente di quanto non lo fosse
ai nostri occhi prima dell’11 settembre. E la
storia giudicherà severamente tutti i leader o le
nazioni che avevano visto tale nube oscura e
sederono compiaciute o indecise.

Oltre a quelli che si sono rivelati essere meri vaneggiamenti attorno all’”arsenale” del dittatore iracheno, è opportuno sottolineare la spudorata pressione esercitata dal Consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense sui leader di quelle nazioni che potrebbero non condividere la strategia della Casa Bianca o esitare di fronte alla prospettiva di un intervento armato. Quest’ulteriore esempio di sprezzante unilateralità manifestata dal governo americano che si considera quale unico detentore della verità e addirittura quale veggente, risulta simile al ricatto formulato da George W.Bush il 20 settembre 2001 dinnanzi al Congresso:

Every nation, in every region, now has a
decision to make. Either you are with us, or
you are with the terrorists.4

Ogni nazione, in ogni regione, deve ora
prendere una decisione. O siete con noi, o
siete con i terroristi.

In secondo luogo, Condoleezza Rice fa un esclusivo riferimento alle buone relazioni che dovrebbero intercorrere – grazie all’intervento provvidenziale degli Stati Uniti – tra le grandi potenze mondiali. Si sottintende dunque che taluni paesi saranno condannati a rivestire un ruolo di secondo piano poiché non dispongono di quella forza necessaria a farsi valere a livello internazionale. Il potere decisionale risiede dunque nella mani di pochi, ma solo l’unica superpotenza contemporanea potrà imporre la propria volontà, in virtù del proprio potenziale offensivo che assume una funzione dissuasiva.

In terzo luogo, è opportuno evidenziare che la strategia americana esposta dal sopracitato Consigliere per la Sicurezza nazionale poggia sulla libertà e sulla prosperità degli Stati Uniti, i quali – in modo del tutto gratuito – intendono esportare tali valori di cui sono gli unici depositari. Al mondo non v’è dunque che un solo modello esistenziale : quello a stelle e strisce.

Il carattere preventivo di un potenziale attacco militare si colloca nel quadro di quella che si potrebbe definire “politica conservativa della forza”: come al tempo della guerra fredda, vi sono degli equilibri globali da preservare, e – allo stato attuale – la Casa Bianca non vuole assolutamente perdere la propria indiscussa ed incontrastata supremazia. In quest’ottica, l’offensiva in Iraq e la sua ricostruzione consentirà agli Stati Uniti di assicurarsi buona parte del petrolio grazie al quale mantenere un’economia forte e soddisfare il crescente fabbisogno energetico dei propri cittadini.

Quanto alla Corea del Nord, è evidente che lo sviluppo di un programma nucleare le consentirebbe di acquisire più forza a livello mondiale, profilandosi così quale seria minaccia – oltretutto comunista – per l’egemonia americana.

Il simbolo del valore preservativo di una vetusta politica internazionale fondata su equilibri prestabiliti che dovrebbero garantire la sicurezza globale è costituito dal Trattato di non proliferazione nucleare, che risale al 1° luglio 1968:

Art II: ciascuno degli Stati militarmente non
nucleari, che sia Parte del Trattato, si
impegna a non ricevere da chicchessia armi
nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né
il controllo su tali armi e congegni esplosivi,
direttamente o indirettamente; si impegna
inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi
armi nucleari o altri congegni nucleari
esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per
la fabbricazione di armi nucleari o di altri
congegni nucleari esplosivi.

L’accordo in questione ha dunque creato una netta divisione fra potenze che dispongono di armamenti atomici e paesi che ne resteranno per sempre sprovvisti, languendo così in uno stato di perenne soggezione psicologica poiché consci della propria inferiorità bellica. Evidentemente, i due principali promotori del trattato fanno parte del primo gruppo di nazioni. Non a caso, si tratta delle due superpotenze che hanno caratterizzato la guerra fredda, cioè l’ Unione sovietica e gli Stati Uniti, ai quali nessuno ha successivamente impedito di sviluppare un altro progetto intellettualmente più folle e militarmente più distruttivo : lo scudo spaziale, che assicurerà loro l’assoluta supremazia bellica sulla ristretta “cosca nucleare”.

Infine, le seguenti deliranti affermazioni di Condoleezza Rice attestano che – secondo la Casa Bianca – la stabilità e la pace globale si ottengono con la forza, colpendo per primi al fine di proteggersi da un’ipotetica minaccia, applicando così il concetto di autodifesa preventiva :

Preemption is not a new concept. There has
never been a moral or legal requirement
that a country wait to be attacked before it can
address existential threats. As George
Shultz recently wrote, "If there is a rattlesnake
in the yard, you don't wait for it to strike
before you take action in self-defense." The
United States has long affirmed the right to
anticipatory self-defense -- from the Cuban
Missile Crisis in 1962 to the crisis on the
Korean Peninsula in 1994.5

La prevenzione non è un nuovo concetto. Non
c’è mai stato un vincolo morale o legale
in base al quale una nazione deve aspettare di
essere attaccata prima di confrontarsi con
delle minacce esistenziali. Come George
Shultz ha scritto recentemente, “Se vi è un
serpente a sonagli nel cortile, non aspetti di
essere attaccato prima di agire per autodifesa.”
Gli Stati Uniti hanno da tempo rivendicato il
diritto all’autodifesa preventiva, dalla crisi
dei missili cubani del 1962 alla crisi della
penisola coreana del 1994.

Note:

(1) Condoleezza Rice, Dr. Condoleezza Rice Discusses President's National Security Strategy, 1° ottobre 2002 : http://www.whitehouse.gov/news/releases/2002/10/20021001-6.html. Trad. mia.

(2) Ibid. Trad. mia.

(3) Ibid. Trad mia.

(4) George W.Bush, Address to a Joint Session of Congress and the American People, 20 settembre 2001. Trad mia.

(5) Condoleezza Rice, cit. Trad mia.

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