ostiNATI per la PACE

Nuovi colori, nuove parole

Ieri sera abbiamo riaperto il Presidio con una novità assoluta: i pacifisti americani al nostro fianco. E’ stato un presidio bello, colorato, rallegrato dai nuovi cartelli degli amici americani: Stephanie, Marco e Judith con i quali abbiamo subito solidarizzato. Si è ripreso il sistematico posizionamento dei cartelli, dello striscione e delle bandiere, mentre il nastro isolante passava da una mano all’altra. Subito in sintonia con i nuovi amici che guardavano come fare e poi ci aiutavano.
22 aprile 2005
Fonte: Art. 11 Roma

Ieri sera abbiamo riaperto il Presidio con una novità assoluta: i pacifisti americani al nostro fianco. E’ stato un presidio bello, colorato, rallegrato dai nuovi cartelli degli amici americani: Stephanie, Marco e Judith con i quali abbiamo subito solidarizzato. Si è ripreso il sistematico posizionamento dei cartelli, dello striscione e delle bandiere, mentre il nastro isolante passava da una mano all’altra. Subito in sintonia con i nuovi amici che guardavano come fare e poi ci aiutavano.

Marco ci ha suggerito di mettere meglio in evidenza lo striscione art. 11 “l’Italia ripudia la guerra”, magari da un palo all’altro, come i panni distesi al sole di gucciniana memoria, ma purtroppo gli abbiamo spiegato che non si poteva. Ma aveva ragione lui.
I loro cartelli tra le bandiere di pace, nel reticolo di sbarre, che corona “l’ovile”, facevano effetto. Hanno fatto effetto. I turisti hanno preso moltissime fotografie, stavolta siamo stati fotografati più della colonna la centro della piazza. E Lab ha sparato la sua battuta: “dobbiamo farci dare un contributo dal sindaco di Roma, come attrazione turistica”.
E’ passato anche un signore che per 5 giorni ha digiunato davanti Montecitorio per reclamare i diritti dei padri che non vedono i propri figli. Fa parte di un movimento per i diritti dei figli dei genitori separati. (sul sito trovate le informazioni www.figlinegati.it
Parlavamo tra di noi, scambiandoci di posto, cambiando argomento, confrontandoci sulle diverse iniziative in corso, per trovare nuove sinergie. Un lavorio di menti, di occhi, di parole. Che toccasana per noi che amiamo la partecipazione, che preferiamo esserci, abbandonando l’idea della indifferenza. Tutti concordi nel fare e nell’agire.

C’era Chiara con la sua bici. E’ arrivato Hilia (ma si scrive così?) con sua moglie, così simpatica e aperta come l’abbraccio che ha scambiato con Ilaria. Castagnola ci ha rifocillato con la pizza e i suoi biscottini, Mauro che ha scattato molte foto e che faremo in modo di farvi avere. Veramente un grande piacere. Perché le donne e gli uomini amano stare insieme, amano condividere gioiosamente le esperienze. Judith ci ha mostrato un libro con foto bellissime: donne di tutti i paesi contro la guerra.
E poi quante persone si sono fermate. Stephanie ce lo racconta attraverso queste parole: “C'era una famiglia di Boston che sono attivi contro la guerra. Poi un gruppo di Seattle, anche loro avevano partecipato in proteste contro la guerra.
C'era una coppia di gay da New York City. Uno era cittadino canadese e avevano deciso di trasferirsi in Canada, visto la situazione negli USA, specialmente per i gay. Io avrei preferito vederli restare e lottare per i diritti, ma capisco la loro decisione.
E poi c'era quella simpaticissima ragazza di Chicago che si è fermata a fare la foto con noi. È studentessa di medicina e stava a Roma per una conferenza. Ci ha raccontato che ad Ottobre 2004, poco prima delle elezioni, in macchina aveva attraversato lo stato di Michigan, il quale era uno degli stati cosidetti "in bilico". Ha detto che per 3 ore, tutti i cartelloni lungo l'autostrada erano della campagna elettorale. O Bush, o Kerry. Niente pubblicità per automobili, per telefonini, etc. Solo politica. Ma la cosa soprendente è che i cartelloni non dicevano "vota per me", ma "non votare per lui", cioè erano tutti contro!

Lei lavora anche con un gruppo di medici per i diritti umani, e in particolare contro le mine anti - uomo, e aveva conosciuto Gino Strada che ha parlato alla sua universitá”
Chiara ci ha anticipato che per stasera consegnerà al Presidio l’articolo su Falluja. Parlavano delle atroci uccisioni avvenute nella città fantasma e ho notato una grande tristezza in Stephanie, i suoi occhi le si sono velati. Abbiamo ricordato i problemi dei reduci di un’altra guerra: Vietnam. Amaramente constatando che certi errori non insegnano mai a coloro i quali governano il mondo.

Il portone si è chiuso. Un palazzo di nuovo in affitto? Non sappiamo….. Noi siamo rimasti ancora per continuare a parlare piacevolmente. Poi tolte le tende ci siamo ricomposti. Ci siamo salutati tutti con baci e abbracci per la prossima volta.
Resta una sensazione nuova nell’andare via: I colori iridati e i colori della bandiera americana dei cartelloni con su scritto: “United States Citizens for Peace" e "Stop the War: US Citizens for Peace".